E’ da poco trascorso il bicentenario della pubblicazione del
“Frankenstein - ovvero il moderno Prometeo”, celebre romanzo gotico, pubblicato
per la prima volta nel 1818 dalla giovanissima Mary Shelley.
Ma cosa accomuna questo testo, o meglio, la sua autrice, con
la famiglia Rossetti?
Di seguito sono riportati alcuni aneddoti, tutti documentati
e più o meno noti, che mostrano l’inaspettato legame tra questi intellettuali
della Londra dell’800.
Le rispettive vicende si intrecciano già dalla genesi del libro.
Mary inizia la stesura del Frankenstein nell’estate del 1816, durante un
soggiorno a Ginevra in compagnia della sorellastra Clair Clairmont, del futuro
marito, il poeta Percy Bysshe Shelley, di Lord Byron e del suo medico
personale, il dottor John William Polidori. Il cognome tradisce le origini
italiane di Polidori, figlio di Gaetano, esule italiano a Londra che era stato
segretario del patriota Vittorio Alfieri. Coincidenza volle che Gaetano
Polidori e Gabriele Rossetti si conoscessero e quest’ultimo ne sposò
addirittura la figlia, Frances Lavinia. Gabriele Rossetti sarebbe stato,
dunque, il cognato di J.W. Polidori se questi non fosse morto suicida qualche
anno prima, anche a seguito degli eventi accaduti durante quel viaggio a
Ginevra.
Mary strinse una tenera amicizia con J.W. Polidori,
trascorrendo insieme a lui le giornate di quella fredda e cupa estate, tra
letture in italiano e gite in barca[1]. Fu
durante una di quelle notti passate tra vari eccessi che, nella mente di Mary,s’affacciò
un incubo che le ispirò il Frankenstein, mentre J.W. Polidori era intento ad
appuntare ogni eventosul suo diario di viaggio, di cui diremo tra breve.
In questo intreccio di storie è ancora più sorprendente scoprire
l’esistenza di due lettere, scritte personalmente da Mary Shelley a Gabriele
Rossetti nel 1835[2].
Nelle missive Mary, che all’epoca stava curando una
biografia di Vittorio Alfieri, chiede a Rossetti di poter incontrare suo
suocero, Gaetano Polidori, per ottenere informazioni sulla vita dell’Alfieri ai
tempi in cui ne era segretario.
Mary si rivolge a Gabriele Rossetti in un italiano da lei
definito “barbarico”, ma in realtà di ottimo livello, con rispetto, stima e con
tono reverenziale: “Spero che lei goda
una buona salute - e quella prosperità che merita i talenti ed egregiipregii
suoi. Ammiratrice e serva sua M.W. Shelley”.
Non sappiamo se Mary Shelley abbia mai effettivamente incontrato
Gabriele Rossetti,ma di certo tra i due si crearonodei contatti che coinvolsero,
successivamente, anche le rispettive famiglie.
A rinnovare i legami tra i Rossetti e gli Shelley fu, anni
dopo le citate lettere, William Michael Rossetti, figlio di Gabriele, quando
decise di recuperare e dare alle stampe il famoso diario dello zio J. W.
Polidori.
Il diario, custodito dalla
famiglia dei nonni materni - i Polidori - era stato tenuto segreto perché considerato
scabroso. Nel diario di Polidori edito da Rossetti, si narra proprio del
soggiorno a Ginevra con Mary e gli altri e della nascita stessa del
Frankenstein[3].
Le vicende tra le due famiglie si
intrecciano nuovamente nel 1885, quando viene proposta a William M. Rossetti la
pubblicazione di alcune opere di Percy B. Shelley.
A questo scopo, William incontrò il figlio di Mary, Percy
Florence[4].Qualche
anno prima la stessa Clair Clairmont, sorellastra di Mary, anche leipresente
nel celebre viaggio a Ginevra e giovane amante di Lord Byron, racconta di aver
ricevuto una visita da William M. Rossetti, il quale era interessato
all’acquisto di alcune sue lettere scritte a Percy B.[5]
Ad arricchire l’intreccio, aggiungiamo che la moglie di
William M. Rossetti, Lucy MadoxBrown, anch’essa
pittrice ed intellettuale, fu autrice di una importante biografia di Mary
Shelley[6].
I Rossetti e gli Shelley, per certo, frequentarono anche
amici comuni:
Tra questi,Edward John Trelawny, amico caro degli Shelley,
tanto da organizzare personalmente la cremazione del corpo di Percy B., scomparso
in circostanze misteriose e rinvenuto senza vita sulla spiaggia di Viareggio.
Trelawny strinse una assidua frequentazione con William
Rossetti, di cui era anche vicino di casa, collaborando con lui alla biografia
dell’amico poeta, tragicamente scomparso.
Ed al citato rito funerario, che tanto scalpore suscitò nella
popolazione locale, partecipò anche il Barone Seymour Kirkup, stretto amico di
Gabriele Rossetti, con il quale l’esule abruzzese ha intrattenuto intensi
rapporti intellettuali dovuti al reciproco interesse per la figura di Dante
Alighieri[7].
Gabriele Rossetti e Mary Shelley avevano caratteri molto
differenti, l’uno riservato e poco incline alla mondanità, l’altra dalla vita
tormentata e ricca di scandali ed eccessi.
Tanto diversi ma entrambiconsacrarono le loro esistenze alle
arti e alla letteratura, romantici animati da incredibile passione civile e sociale.
I Rossetti e gli Shelley, protagonistidella scena
intellettuale che ha attraversato la Londra di Charles Dickens e della Regina
Vittoria.
Vicende così lontane, così vicine.
Note
[1]Sampon Fiona “La ragazza che scrisse il Frankenstein –
Vita di Mary Shelley”, Traduzione di Eleonora Gallitelli – ed. UTET – 2018
p. 156
[2]Vincent, E.R.P. “Twoletters from Mary Shelley to Gabriele
Rossetti”. The Modern Language Review, vol. 27, n.4, 1932, pp. 459 - 461 -
JSTOR.
[3] Rossetti W. “The Diary of Dr. John William Polidori
-1816 - Relating to Byron, Shelley etc.”Edit and Elucidated by William
Michael Rossetti – ElkinMathewsLondon - 1911
[4] Oliva Gianni a cura di,“William Rossetti - Ricordi” -
traduzione italiana di Eleonora Sasso, ed. Rocco Carabba 2006 – p. 348
[5]Ambrose Marty, “Claire's Last Secret: A
historical mystery featuring Lord Byron (A Lord Byron Mystery)”Severn House
Publishers, 2018
[6]Lucy MadoxBrown
Rossetti, “Mrs Shelley”,London, W. H. Allen, AnnArbor, Michigan: University of
Michigan Library, 1890,
[7] Per un approfondimento si
veda in merito “I Rossetti e… il naso di
Dante” di A. Cianci pubblicato dal Centro Studi Rossettiani e Noivastesi.blogspot.com,
reperibile agli indirizzi:
Ritratto di Mary Shelley
(particolare) di Richard Rothwell (1840) esposto alla Royal Academy.
Louis ÉdouardFournier, La
cremazione di Percy Bysshe Shelley, olio su tela, Liverpool (1889), Walker Art
Gallery
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