martedì 8 giugno 2021

I 150 ANNI DELLA PROCLAMAZIONE DI SANT’ALFONSO A DOTTORE DELLA CHIESA

La spiritualità dei Redentoristi è presente nella diocesi di Chieti-Vasto
I 150 ANNI DELLA PROCLAMAZIONE DI SANT’ALFONSO A DOTTORE DELLA CHIESA
di LUIGI MEDEA 
Sono diversi i sacerdoti che, appartenenti ad ordini monastici e a congregazioni religiose, sono impegnati nel lavoro pastorale della nostra Arcidiocesi di Chieti-Vasto. Tra di essi mi piace ricordare i Padri Redentoristi, che sono residenti con la loro comunità a Francavilla a Mare (Ch) nella parrocchia intitolata al loro fondatore S. Alfonso (la Chiesa fu costruita tra gli anni ’70 e ’80 grazie al parroco di allora, Padre Alfredo Velocci, su progetto dell’architetto Enrico Summonte e consacrata l’8 dicembre 1984 da Mons. Fagiolo).


Lo faccio per un motivo particolare: la celebrazione in questo anno 2021 del 150° anniversario della proclamazione, da parte di Pio IX, di S. Alfonso Maria de’ Liguori a dottore “zelantissimo” della Chiesa.


Anche Papa Francesco per la solenne circostanza il 23 marzo 2021 ha indirizzato un suo messaggio a tutti i membri della Congregazione. Il Pontefice nel suo pregnante testo tiene a sottolineare soprattutto come il messaggio di S. Alfonso, “modello per tutta la Chiesa in uscita missionaria indica ancora con vigore la strada maestra per avvicinare le coscienze al volto accogliente del Padre, perché la salvezza che Dio ci offre è opera della sua misericordia”.


Mi è giunta nei giorni scorsi la rivista che i Redentoristi pubblicano mensilmente dal Santuario di S. Gerardo Majella, che è a Materdomini (Av). Un numero speciale dedicato all’evento con firme prestigiose di appartenenti alla Congregazione, fondata da S. Alfonso. Ne riporto qui solo alcuni importanti passaggi.


Il P. Serafino Fiore, attuale Provinciale dei Redentoristi dell’Italia Meridionale, nell’editoriale ricorda quanto S. Alfonso sia attuale nel mondo d’oggi, in cui le grandi scelte, inerenti al nostro futuro - ambiente, politica, famiglia ed economia - passano per il crogiuolo della coscienza e della responsabilità. Ed aggiunge con incisività: “Ha da dirci la sua Sant’Alfonso, perché scrive di morale, ma l’accompagna con libri di spiritualità, i più numerosi delle sue centoundici opere”.


Il racconto storico del riconoscimento di Alfonso de’ Liguori a “Doctor ecclesiae”, avvenuto il 23 marzo del 1871, è affidato alla penna di Padre Alfonso Amarante dell’Accademia Alfonsiana di Roma, il quale conclude il suo approfondimento, evidenziando che “la proposta teologica di Alfonso ha formato intere schiere di uomini e donne ed ha abilitato tanti sacerdoti alla confessione e alla direzione spirituale, tanto da far sì che il de Liguori fosse riconosciuto da Pio XII, nel 1950, patrono dei confessori e dei moralisti”.


Il prof. Sabatino Maiorano, anche lui dell’Accademia Alfonsiana, richiama come la proposta di vita cristiana di S. Alfonso, sia pur profondamente radicata nella realtà sociale e religiosa del suo tempo, continua ad avere anche oggi una capacità di stimolo e di feconda motivazione.


Coinvolgente è la riflessione del biblista, Padre Antonio Di Masi, che non solo sottolinea come S. Alfonso nella sua azione pastorale s’impegnò parecchio per far sì che tutti i fedeli potessero comprendere la Parola di Dio, ma ricorda anche che il Santo Dottore “ci ha lasciato delle affascinanti imperdibili traduzioni in lingua napoletana” (pensiamo alla celebre ode natalizia “Quanno nascette Ninno a Betlemme era nott’e pareva miezo juorno”).


Concludo con l’incisivo pensiero del direttore della rivista, Gianluca Marsullo: “In sant’Alfonso il progetto ideato per costruire un mondo migliore a partire dai più abbandonati, traccia concretamente il percorso della sua vocazione... E noi dobbiamo dirgli grazie anche per aver dimostrato che accoglienza non è una parola retorica e multiuso, una specie di smacchiatore ipocrita, che poi ci fa accomodare nei compromessi come in un plaid. Piuttosto è una pratica possibile all’interno di una società migliore, o comunque migliorabile”.


LUIGI MEDEA
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