IL “MASTRO” CON GLI OCCHI DA BAMBINO. IN UN ATTIMO LA NOSTRA VITA PUO’ CAMBIARE
di Michele Molino
In passato, i mestieri si tramandavano da padre in figlio. Anche Rocco Castorio, personaggio della nostra microstoria salvanese, ereditò l’attività lavorativa dal padre Gioacchino (maste Giacchène). Rocco di carattere allegro e spensierato e occhi profondi, dopo aver frequentato la scuola elementare, ancora fanciullo, collaborò con il padre Gioacchino a tenere in ordine la bottega di fabbro ferraio. In poco tempo diventò alto e robusto. Assestava colpi terribili sui ferri arroventati dalla
brace. A 14 anni, purtroppo, gli morì improvvisamente il padre. Prima di riprendersi dal dolore estenuante, passò un bel po’ di tempo.Arrivò il momento di
prestare il servizio militare. Fu assegnato in forza al
73° Reggimento ‘Artiglieria’ di Torino. Dopo qualche mese di servizio, gli
arrivò l’invito dall’ Accademia Militare
di Pinerolo a partecipare ad un importante corso di
formazione in mascalcia equina,
attraverso cui acquisì le competenze
per la ferratura dei cavalli e gli elementi fondamentali della medicina veterinaria. Risultò
tra i più bravi. Terminato
l’obbligo di leva tornò a San Salvo.
Dopo lo scoppio della seconda guerra
mondiale fu inviato a combattere
verso la frontiera greco-albanese.
Arrestato dai soldati tedeschi, fu
fatto salire su un treno merci diretto in Germania ad
aiutare le aziende agricole in
difficoltà. Una mattina, per
fuggire durante un bombardamento a tappeto degli aerei alleati fu ferito gravemente al
piede da una scheggia di granata. Dopo l’intervento chirurgico, rimase claudicante.
La madre
dopo quasi sei anni ad
aspettarlo, fece celebrare una messa in
suffragio. La guerra (finalmente) finì
completamente. Dopo lunghe e dure traversie, Rocco stanco, logoro,
rinsecchito per la fame, fece ritorno a casa. La mamma, quando lo
vide, non lo riconobbe. Dopo poco tempo riaprì la bottega di fabbro.
Si
sposò nel 1951 con
Adele Cardarella. Il
lavoro tornò a fluire copioso. Tutti conoscevano Rocco per la precisione e la grande passione
che infondeva nel suo lavoro di fabbro ferraio.
Partivano dai paesi limitrofi a ferrare le bestie nella
sua bottega. Oltre alla esecuzione perfetta della ferratura, fabbricava strumenti da lavoro per l’agricoltura,
tra essi cesoie, falci,
zappe, bidenti e roncole.
Dopo le grandi
prospettive lavorative dei primi
anni ‘60, i mestieri e i prodotti
artigianali subirono una improvvisa regressione a causa dello sviluppo di moderne tecnologie e di nuovi servizi di comunicazione.
La meccanizzazione del lavoro agricolo
rese il mestiere di fabbro ferraio non più necessario. Mast’ Rocc’
rimase inoperoso (Chiude ssa
putèche ca s’è fatt sere, è longh la
jurnàte senza fatìje).
Si fece, perciò,
taciturno, triste, pensieroso. Dio è accanto a tutti, soprattutto nei momenti difficili. Aveva i figli da mantenere agli studi, ma riuscì lo
stesso a farne due ottimi professionisti. Mast’ Rocc’ il maniscalco
umile, buono con
due occhi da bambino, si ammalò
gravemente e morì il 27 novembre del
1995. Siamo sicuri che Rocco Castorio lu
ferrare se ne sta in Cielo a braccia conserte
con un sorriso
soddisfatto.
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