sabato 2 gennaio 2021

Perché il ciclista "salvanese" Armando Marzocchetti non è riuscito a diventare un campione come Taccone, Adorni, Motta, Bitossi e Zilioli

di MICHELE MOLINO 

Nella storia del ciclismo abruzzese, un posto di rilievo spetta di diritto ad  Armando  Marzocchetti,  ciclista “salvanese”. Figlio di un elettricista e di un’artista del circo, cominciò a lavorare come apprendista presso una piccola officina meccanica di San Salvo. Verso i 14 anni, lasciò la casa paterna e partì per La Spezia. Ad aspettarlo alla stazione, la sorella e il cognato che  aveva una spiccata passione per  le due ruote. Con il passare del tempo diventò  alto e robusto. Il cognato si convinse che Armando aveva  il fisico adatto  per cimentarsi  con il ciclismo agonistico. 

Una  mattina,  Armando  stava  per uscire, quando davanti alla porta vide una bicicletta luccicante come l’argento. Rimase sorpreso e meravigliato. Scoppiò a piangere di gioia. Comprese subito che ad architettare il piacevole “scherzo” era stato il cognato. Come se fosse stato improvvisamente morso da una tarantola, inforcò la bicicletta e si mise a correre come un pazzo sotto una pioggia fittissima. Il giorno seguente, iniziò ad allenarsi sotto la guida del cognato. 

Il primo maggio del 1957 esordì nella categoria degli Esordienti  al  “Trofeo delle Rose”;  staccò i compagni di fuga e s’involò tutto solo verso il traguardo. Tornò a San Salvo perché  dalla Virtus di Montenero di Bisaccia gli era stato offerto un buon contratto. Nel 1958 entrò nella categoria “Allievi” e fu ingaggiato dal  gruppo  “Pedale Lancianese”. Si trovò a competere con gli astri nascenti dell’ Abruzzo, come Vito Taccone e Vincenzo Meco. 

Nel 1960 conquistò il titolo di Campione Regionale Allievi. Totalizzò altre 9 vittorie. Appena approdò nel mondo dei dilettanti  gli venne offerto un cospicuo contratto dall’ Idal di  Sarzana. Gli toccò affrontare il fior fiore del ciclismo nazionale: Adorni, Motta, Bitossi e Zilioli. Vinse 16 gare. Una mattina, il portalettere gli consegnò una Raccomandata. Cominciò  subito a leggere. Era la cartolina-precetto per il servizio militare di leva. 

Quindici mesi in Aeronautica. Inviò  la richiesta di rinvio, ma non fu accolta. Addio bicicletta! Carriera finita. Il giorno stabilito, caricò la valigia e a malincuore partì  per la naia. Assolti gli obblighi di leva, tornò a San Salvo, ma ormai  non  aveva più lo stimolo per ricominciare. Trovò lavoro in Enel. Si sposò ed ebbe dalla moglie due figli. Oggi, prossimo agli 80 anni, non ha abbandonato la bici da corsa; pedala ancora forte, con uno stile unico e inconfondibile, che solo i veri campioni posseggono. Peccato! A volte è la vita a scegliere per noi.

Michele Molino



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