Prof. Luigi Murolo |
DI
BRAND ENOGASTROMICI “VASTESI” E D’ALTRO
di Luigi
Murolo
Mi è capitato
di leggere qualche giorno fa su di un blog locale il segmento del programma
elettorale dell’ attuale sindaco Francesco Menna relativo all’agricoltura(elezioni 5 giugno 2016). Dato che
l’argomento riveste un’importanza notevole nell’ambito del rapporto identità
storico-culturale del territorio/economia locale, ritengo di grande interesse
avviare una discussione sull’argomento. Ci sarà un dibattito?
Il mio augurio
è quello di un sì convinto.
Questo, intanto, il testo riportato da «Noi Vastesi» tratto dal programma del Sindaco:
Questo, intanto, il testo riportato da «Noi Vastesi» tratto dal programma del Sindaco:
L’agricoltura è un settore strategico
della nostra economia cittadina. Il suo rilancio passa anzitutto attraverso il
coinvolgimento di tutti gli attori in campo (agricoltori, associazioni di
categoria, cooperative) in una Consulta permanente, che sarà istituzionalizzata
e presieduta dal Comune, e
che avrà il compito di individuare le strategie di
sviluppo e monitorarne i risultati. Essa, inoltre, avrà competenze in materia
di valorizzazione e crescita della nostra realtà enogastronomica e di altri
settori nevralgici quali caccia, pesca e turismo.Per una città a vocazione turistica come Vasto è fondamentale cercare di legare i prodotti al territorio, con l’aiuto della vendita diretta. La riqualificazione del mercato coperto di Santa Chiara ha rappresentato uno slancio in questo senso, ma ora occorre un progetto di filiera che potremmo chiamare “Dal Campo al Banco”: nascerà un brand per valorizzare il “Prodotto del Vastese”, in vendita al supermercato come sulle bancarelle, realizzato anche cercando il coinvolgimento delle scuole.
Quando il progetto prenderà piede, lanceremo una grande manifestazione annuale di valorizzazione enogastronomica.
Il primo aspetto su cui voglio soffermarmi è il
seguente: con brand che cosa
s’intende nel testo appena citato:1.Il marchio oppure 2. quanto sostiene Kotler,
uno degli studiosi del problema: «nome, termine, segno, simbolo o disegno
oppure ad una combinazione di questi al fine di identificare i beni o servizi
(product brand) di un’impresa o l’impresa stessa (corporate brand) e di
differenziarli da quelli della concorrenza».
La domanda è necessaria per capire una cosa: se nel
testo si parla di un prodotto lavorato (ex. ventricina), di un prodotto ortense
(ex.: pomodori miżżǝtimbǝ), di un piatto
(ex. brodetto di pesce alla vastese),
oppure d’altro (ex. olio e vino). L’interrogativo nasce dal fatto che si
menziona tanto il «mercato dei camangiari» (così, a Vasto, si chiamavano
anticamente a Vasto i prodotti dell’orto) quanto il «supermercato». Non mi pare
che si parli (almeno è ciò che sembra. Ma posso tranquillamente sbagliare) di
vendita diretta da parte dell’azienda produttrice che evita la stessa filiera
cortissima. Altro elemento da chiarire è se il brano si riferisce al prodotto
esclusivo di Vasto o del Vastese come territorio.
La questione non è secondaria. Perché dal 2001-2002
esiste già il brand “ventricina del
vastese”(prodotta a Scerni) che quest’anno (2017) ha
ottenuto il riconoscimento di “miglior salame d’Italia”. Di questo “brand”, oltre
alla caratterizzazione storico-antropologica, esistono tanto il disciplinare quanto
produttività di nicchia, consumo e commercializzazione in situ. Un meccanismo che esclude ogni filiera; che favorisce l’economia
dei piccoli borghi invitando gli ospiti alla frequentazione degli stessi, che
costituisce un modo intelligente di interpretare una realtà territoriale come
il Vastese fatta di centri piccoli e piccolissimi. Da questo punto di vista, il
brand già esiste. Si tratta solo di capire come si pone il comune di Vasto di
fronte a questo tipo di marketing che vuole spingere i consumatori a
indirizzare la propria attenzione verso le “dimenticate” aree interne.
E che dire dell’olio extravergine di oliva? A
Vasto come nel Vastese esistono aziende che hanno autorizzazione per la
produzione di olio dop oltre che di olii monovarietali. Il brand «Colline
Teatine Vastese» è una realtà economica significativa in cui sussistono
3.100.000 alberi d’ulivo che realizzano circa 6.000 quintali d’olio. Ricordo,
tra l’altro, che gli oli Extra Vergine di Oliva in questione sono stati oggetto
di studio e ricerca scientifica, nel corso dell’anno 2012, presso il
Politecnico di Milano – Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica
Giulio Natta, Laboratorio di proteomica nella «Ricerca di tracce di proteine in
Olio Extra Vergine di Oliva». Tale indagine ha addirittura consentito l’identificazione
di una proteina denominata Istone h4
(non solo Vasto, ma anche Histonium!). In buona sostanza, si tratta di un brand
esistente e talmente rilevante che pare essere sconosciuto solo nel luogo in cui si produce!
E del brand Brodetto
di pesce alla Vastese? Di certo, il brodetto
di pesce alla vastese va consumato a Vasto. Non perché la ricetta non possa
essere realizzata altrove. Ma perché il brand è Vasto (qui si tratta di capire
solo che cosa si deve intendere per “Vastese”:
se la città oppure, come accade per la ventricina, anche il territorio). Dal
2006 la condotta vastese di Slow Food e Amministrazione Comunale hanno avviato
il progetto Brodetto e contorni con
un importante riscontro commerciale per i ristoratori.
Brand, tra l’altro, sono gli ingredienti topici che lo costituiscono:tanto l’olio
extra vergine di oliva, con la proteina Istone h4quanto con la riscoperta del pomodoro
di Vasto (i cosiddetti «mezzi tempi», in dialetto, li mìżżǝtìmbǝ).
Per la prima volta, si parla ufficialmente di questo
prodotto ortense in una conferenza tenuta il 2 luglio 2010. L’anno successivo,
in data 2 novembre 2011, viene sottoscritto dal Sindaco Luciano Lapenna,
dall’Assessore Regionale all’Agricoltura Mauro Febbo, dal direttore generale
delle politiche agricole della Regione Rocco Marinucci e dal Presidente
Regionale Slow Food Raffaele Cavallo il protocollo d’intesa, di durata
quinquennale, l’attività di ricerca e per il riconoscimento della tipicità del
prodotto. L’iniziativa tende a ampliare il paniere regionale dei prodotti
locali naturalmente dotati di proprietà organolettiche e nutraceutiche. Si
ricorda, tra l’altro, il Marchio (brand)
dellimiżżǝtimbǝ è stato riconosciuto
dalla Camera di Commercio di Chieti nello stesso Disciplinare che tutela l’identità
e l’unicità del Brodetto.
Ma le cose non finiscono qui. Il 4 agosto 2015,
nella sala consiliare del Comune vengono ufficialmente presentati gli esiti
delle ricerche sul camangiaro in
questione. Il responsabile del progetto, Rocco Marinucci, direttore generale
delle politiche agricole della Regione Abruzzo, sottolinea che il lavoro è
stato compiuto per «preservare un
prodotto importante della biodiversità; migliorare le selezioni dei semi
attraverso dei programmi specifici di ricerca; organizzare e sviluppare la
filiera del pomodoro “mezzo tempo” in relazione alla ristorazione tipica e di
qualità; dare opportunità di reddito agli imprenditori agricoli del settore;
realizzare iniziative di promozione e valorizzazione».
La
prima operazione del progetto ha consentito di recuperare dai vecchi
agricoltori, i semi dello stesso tipo di
pomodoro “mezzo tempo”, ma con caratteristiche molto diverse, ben sapendo
che ognuno dei produttori superstiti avrebbe indicato diessere depositario della
varietà migliore. In tal senso, nel 2011 viene avviato l’allevamento delle
progenie selezionate per ottenere il miglioramento genetico del seme (seme 2).
La fase viene conclusa nell’autunno 2012. Nel 2013si procede all’individuazione
delle linee emergenti per la valutazione agronomica e qualitativa. La nuova selezione
risulta necessaria per l’ottenimento di seme in purezza (seme 3).Nel 2014
vengono allestiti campi di moltiplicazione del seme per la prosecuzione del
miglioramento genetico finalizzato all’eliminazione dei fuori tipo ed alla
standardizzazione della morfologia dei frutti e alla verifica del grado di
tolleranza alle fitopatie. Si ottiene la produzione del seme S4.Nel 2015 viene
avviato il trasferimento del seme 4 agli agricoltori residenti nell’area di
origine del pomodoro mezzotempo. In questa fase si procede alla moltiplicazione
delle linee stabilizzate per la produzione di seme e caratterizzazione qualitativa
della produzione. Li miżżǝtimbǝ rappresentano un ecotipo antico del territorio con caratteristiche organolettiche eccellenti e con un
altissimo contenuto di sostanze nutraceutiche, oltre che con elevate proprietà
antitumorali. Un solo dato per la vitamina C : il mezzotempo contiene 27.67, il
pomodoro a pera di Francavilla (un ottimo pomodoro) ne contiene la metà, 14.27.
Una cosa va precisata. I soggetti coinvolti nel
progetto sono: Comune, ARSSA, agricoltori del comprensorio vastese custodi del
seme del pomodoro Mezzo Tempo, Slow Food Abruzzo, C.R.A.-I.A.A. di Milano,
l’Istituto di ricerca per i processi dell’industria agroalimetare che ha curato
le analisi nutraceutiche e qualitative dell’ortaggio oggetto del progetto e
l’Unità di ricerca per l’orticoltura (ORA)-CRA di Monsampolo che ha permesso il
recupero del germoplasma e curato il suo miglioramento genetico.
Resta
la fase più importante: procedere alla registrazione
del pomodoro “Mezzotempo del Vasto” come prodotto alimentare DOP e IGP.Devo
dire, purtroppo,che l’ultima parte del progetto non è stata ancora portata a
compimento.
Mi
sarei aspettato un’argomentazione di questo tipo nella redazione del programma dell’attuale sindaco: vale dire, «porterò a compimento il progetto del mezzo tempo; lo stesso
avviato dall’amministrazione in cui ero consigliere». Non certo parlare
genericamente di un brand, come se in un passato recentissimo non fosse mai
stato fatto nulla!
E poi che cosa dire di una prossima e ventura
«manifestazione di valorizzazione enogastronomica».
Ma
come, non è stata forse fatta a Vasto per tre anni una grande «manifestazione
annuale di valorizzazione enogastronomica»?
L’ultima con oltre diecimila sbigliettature per
l’acquisto dei prodotti colà esibiti? Non ha forse costituito un momento
essenziale per la conoscenza della biodiversità regionale. Del resto lo stesso
attuale Presidente dell’Anci Abruzzo (Luciano Lapenna) ha sottoscritto vari
protocolli con il Prodotto topico (l’associazione organizzatrice
dell’evento) per favorire la partecipazione degli studenti (con due istituti di
Vasto nel progetto «Abitare i luoghi») attraverso la conoscenza della cultura alimentare
identitaria.
Sto parlando di un discorso già avviato di cui non appare
traccia nel programma sopra citato.
Anzi,
l’assenza dell’Amministrazione attuale (non economica [un contributo di 4600
euro] ma culturale, soprattutto con il disinteresse per il mezzo tempo), ha indotto l’organizzatore a trovare una sede
culturalmente più disponibile.
Ma
anche di fronte all’annuncio del trasferimento di città, il silenzio è stato
assordante.
E dei brand Ventricina
del Vastese, Olio extravergine
Colline TeatineVastese, Mezzotempo
del Vasto e Brodetto di pesce alla Vastese che cosa ne facciamo? Nulla. Perché
non risultano nei programmi elettorali.Anzi. Devono essere ancora scoperti. Lo
si comprende dal fatto che nessuno ha avvertito il
bisogno di ricordare il Mezzotempo del Vasto, nella Giornata
mondiale della biodiversità (22 maggio 2017).
Luigi
Murolo
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