martedì 8 giugno 2021

F.P. MICHETTI, il narratore limpido di favole arcadiche d'Abruzzo

L'Abruzzo, Tocco da Casauria e Francavilla in particolare, celebrano la fama di un grande artista, il "narratore limpido e breve di favolette arcadiche abruzzesi" come lo definisce Enrico Samoré.

A oltre un secolo e mezzo dalla nascita Francesco Paolo Michetti (1851-1929) aleggia con la sua arte e con il suo fascino particolare legato alla sua discorsività di pittore favolistico, di volti di contadinelli dallo sguardo
trasognato, di giovinette contrassegnate da un languido pallore.
Un narratore talvolta sorretto dall'enfasi della immaginazione, sorpreso egli stesso a dipingere pastorelle e prati verdeggianti rifulgenti di rugiada: stesure agresti echeggianti di quiete: oppure scene di superstizione popolare, legate all'antica tradizione abruzzese.

Empiti profondi e misteriosi che lo fanno balzare subito verso la immortalità dell'arte, specie con i dipinti "II voto". "Il Corpus Domini". "La Figlia di Iorio" che furono i capolavori più espressivi per la immediatezza comunicativa. Ma la fama di Francesco Paolo Michetti è siglata tra immagini squisitamente bucoliche e rapsodie scaturite dalla sua fervida fantasia.

Era prepotente in lui il vigore creativo manifestatosi sin dalla fanciullezza. Già a tredici anni cominciò a dipingere sul serio ed era prepotente il desiderio di proseguire gli studi artistici. Più volte inoltrò istanze all'amministrazione provinciale di Chieti per chiedere un aiuto che gli consentisse di intraprendere gli studi all'Accademia.

Fu nel 1868 che ottenne una borsa di studio di trenta lire mensili e cosi partì alla volta di Napoli. Nella città partenopea la vita dello "scugnizzo" come era definito, non fu facile. Fu difficile perfino farsi accettare all'Accademia di Napoli. Ma fu così cocciuto che ci si ficcò da sé.

A tal proposito c'è un gustoso aneddoto che sta a rivelare la caparbietà di Francesco Paolo Michetti. Si narra che una sera il pittore Edoardo Dalbono, passeggiando in un'aula dell'Accademia. notò in un angolo buio un giovane dallo sguardo impertinente, vestito come un capraio. Dalbono gli chiese perché non andava a disegnare sui banchi ed il Michetti. di rimando: "E chi mi dà una tavoletta"? E chi mi dà un foglio di carta da disegno? E chi mi dà il permesso? Il bidello, se mi vede, mi caccia". Incuriosito il pittore Dalbono volle vedere quello che il giovane aveva disegnato su di un pezzo di carta da droghiere. Fu grande la sua meraviglia scorgendo la bellezza del disegno che invitò il giovane nel suo studio e in seguito, convinse il proprio zio Cesare Dalbono, che era presidente dell'Accademia, ad ammettere regolarmente al corso il Michetti.
 Giuseppe Catania 


FRANCESCO PAOLO MICHETTI (1851-1929) Pittore 
Pittore di poetiche simboliste e di orientalismi interiorizzati, Francesco Paolo Michetti rappresenta un Abruzzo fortemente religioso sospeso tra l’immaginazione del Mito e la visione dell’anima popolare” (A. Gasparroni). 
Biografia 
 Francesco Paolo Michetti nacque nella cittadina abruzzese di Tocco da Casauria, il padre Crispino era maestro di banda musicale e la madre, Aurelia Terzini, era organista. Sin da ragazzo manifestò una forte predisposizione per le arti figurative tanto che, preso da un trasporto irresistibile, chiese al Consiglio provinciale di Chieti un sussidio mensile per intraprendere gli studi artistici. Sussidio di 30 lire che gli fu assegnato nel 1867 e che gli consentì di trasferirsi a Napoli. Qui divenne amico del pittore Edoardo Dalbono il quale, conquistato dalla freschezza e dal tratto rapido dei suoi disegni, lo raccomandò allo zio Cesare Dalbono, che ne favorì l’agognato ingresso all’Accademia di Belle Arti da lui diretta. Prima allievo di Domenico Morelli, poi suo amico, ne imitò inizialmente il naturalismo e il realismo visionario. Ma grazie all’originalità ed all’eclettismo della sua opera, fu ben presto notato ed apprezzato negli ambienti artistici: tra i suoi estimatori ricordiamo Filippo Palizzi, che in quegli anni viveva pure a Napoli, Mancini e Gemito, ma anche il mercante francese Reutlinger che lo invitò a Parigi in occasione del Salon del 1872, dove Michetti fu presente con La raccolta delle zucche ed Il Sonno dell’Innocenza. Grazie all’intervento di De Nittis, partecipò nuovamente al Salon di Parigi nel 1875 presentando Ritorno all’erbaggio, oggi in Collezione privata, Sonno dell’innocenza e La raccolta delle olive, dipinti purtroppo non rintracciabili. Nel 1883 prese la decisione di tornare a Francavilla al Mare dove aveva acquistato un vecchio convento e dove portò a compimento Il Voto. Nel suo ritiro amava circondarsi di amici ed intellettuali abruzzesi, coetanei e meno giovani, che ospitava spesso e per lunghi periodi nel Conventino, dove essi traevano ispirazione per le loro opere: De Nino, d’Annunzio, Tosti, Barbella, erano i più assidui frequentatori delle estati francavillesi. Dopo un trentennio di continui successi, sebbene gratificato da numerosi riconoscimenti e titoli onorifici, nominato Senatore del Regno nel 1909, Accademico d’Onore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, membro della Commissione ordinatrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna a partire dal 1913, dal 1921 nella Commissione Acquisti dello stesso museo, dedicò gli ultimi venti anni della sua vita ad una continua, silenziosa ricerca, in parte testimoniata dalla produzione di numerosi studi e bozzetti, tempere e pastelli, sempre preceduti da una serie di fotografie, documentazione e prova della continua ed appassionata sperimentazione del mezzo fotografico. Morì per i postumi di una polmonite, nel suo ritiro francavillese, il 5 Marzo del 1929. dal sito della Regione  Abruzzo

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