venerdì 5 febbraio 2021

LE TRE VISITE A VASTO DI PIETRO DI DONATO AUTORE DI "CRISTO FRA I MURATORI"

 I ricordi personali del compianto Giuseppe Catania presente nei vari incontri, con molti particolari inediti. 
Vasto 1974: Pietro Di Donato (scrittore italo-americano di origini vastesi) festosamente accolto dal sindaco Notaro.
(Archivio Giuseppe Catania)


Pietro Di Donato (1911 -1992), l'autore di "Cristo fra i muratori" (il cui film ha avuto in Lea Padovani una sensibilissima interprete), l'uomo che ha saputo esprimere appieno e fedelmente il ruolo emblematico dell'emigrante legato alle radici della sua stirpe, è figlio di vastesi.

È venuto per la prima volta in Italia nel 1960 ed ha fatto una fuggevole visita a Vasto perché impegnato in una inchiesta dalla quale ha tratto un romanzo dedicato a Santa Maria Goretti ed al suo aggressore.

La sua seconda venuta a Vasto risale al febbraio 1974, per un breve soggiorno, ricevendo l'omaggio dell'allora Sindaco della Città Geom. Nicola Notaro, a Palazzo Municipale, al cospetto di numerosi esponenti della vita pubblica e della stampa.

Vasto 1974 :  Pietro Di Donato con le vigilesse (foto di Giuseppe Catania)
Era accompagnato dal prof. Camillo Fattore, traduttore delle sue opere romanzate, ed ha ricordato i suoi
genitori, papa Geremia e mamma Nunziata, che Pietro Di Donato ha incluso nel suo romanzo "Cristo fra i muratori".

"Un canto affettuoso e commosso, vibrante di una italianità che noi stessi abbiamo perduta, immediato, acqua che sgorga dal profondo grembo della terra".

Di Donato, con quel caratteristico accento che conserva schietto l'idioma della terra degli avi, ha suscitato notevole interesse negli amici vastesi che subito gli si sono fatti attorno per ascoltare dalle sue parole le fatiche letterarie che, dall'età giovanile lo ha visto autore di una dozzina di romanzi di impegno, dove l'animus essenziale è il contrasto fra religiosità e morale.

Al Circolo "G. Rossetti" Pietro Di Donato si è incontrato con alcuni professionisti per discutere sulla trama di un suo lavoro "La Presentuosa" di ambiente tipicamente, abruzzese, la cui vicenda prende spunto a Taranta Peligna, località densa di pathos particolare e i protagonisti del romanzo agiscono nel caratteristico ambiente delle "filande" della famiglia Merlino che da secoli tramanda, di generazione in generazione, la lavorazione e la produzione di tessuti e tappeti tipici.

La breve visita allora epilogo al "Corsaro" dove Pietro Di Donato fu oggetto di particolare affetto conviviale, fino alle lacrime, nell'ascolto delle canzoni dialettali che suscitarono nello scrittore ricordi infantili ed affetti materni legati alla terra di Vasto. Ricordo che Pietro Di Donato espresse il desiderio, non mantenuto, di crearsi una casetta per trascorrere periodi della sua vita e per scrivere, nella caratteristica quiete del paesaggio vastese, un nuovo romanzo dedicato alla terra dei suoi genitori.

Fu nel giugno del 1977 che Pietro Di Donato è nuovamente tornato a Vasto, dopo essere stato a Roma per raccogliere materiale necessario per la trama di un romanzo su alcuni personaggi delle vicende "calde" che hanno interessato l'intervento delle polizie tra Italia e America.

Di Donato si incontrò con vecchi amici, tra cui Armando Centorami, che fu amico dei genitori, ed Eugenio D'Alberto di cui è stato ospite varie volte.

Lo ricordo, il volto gioviale uguale a quando giunse per la prima volta a Vasto, per esclamare "Quando, alla stazione, ho preso l'autobus per la Città, ho provato la dolce sensazione che il sogno di vedere finalmente Vasto era diventato una realtà".

Allora parlò, oltre che di "Cristo fra i muratori", anche del romanzo "La Sposa del Paradiso" su Santa Maria Gabrini e de "Il Penitente" su Maria Goretti, accennando all'altro lavoro appena ultimato "I tre cerchi di luce", augurandosi di poter scrivere un altro romanzo la cui protagonista doveva essere una donna di Vasto.


Pietro Di Donato giunse a Vasto sospinto dalla fama del successo del suo capolavoro, uno fra i più popolari "best-sellers" di risonanza negli ambienti culturali internazionali "Cristo fra i muratori".

I suoi genitori vissero a Vasto nella seconda metà del secolo scorso. Il padre, come lo è stato lo scrittore, era un maestro muratore deceduto tragicamente, appunto come il protagonista del romanzo.

Fra le molte vicissitudini della sua vita, Pietro Di Donato, più volte, ha dovuto riprendere la "cazzuola".

Fu nel 1938 che lo scrittore, preferito e caro a Steinbeck, vinse il premio di 100 mila dollari del "Book of the month Club", la più ricca catena di abbonamento della migliore produzione letteraria dell'anno. Con tale somma, infatti, Pietro Di Donato ha potuto aiutare i sette fratelli e continuare nella sua attività di romanziere. Difatti ha potuto scrivere un libro su Maria Goretti e, per l'editore Mcgrow Hill, su Santa Gabrini e poi "I tre cerchi di luce".

"I paesani parlavano spesso dei meravigliosi luoghi di Vasto, della chiesa di Santa Maria, della Porta della Catena, del Porto, dei Trabocchi, di Gabriele Rossetti, dei fratelli Palizzi". A Vasto, Pietro Di Donato è andato così alla "riscoperta" dei luoghi di cui aveva sentito parlare e ne è rimasto ammirato.

Ricordo di averlo incontralo con gli amici Armando Centorami e Nicola Martella (questi era un rinomato componente di complessi bandistici internazionali), che furono a loro volta amici dei genitori di Pietro Di Donato, mentre si recava a visitare la casa dove abitò papa Geremia, al Corso Garibaldi, e mamma Nunziata a via delle Cisterne, adiacente all'ormai scomparso convento delle monache di Santa Chiara. Qui ha fatto conoscenza, muratore egli stesso, dei muratori di Vasto, entusiasti di avere nella loro categoria, uno scrittore la cui fama ha varcato il mondo.

Con loro Pietro Di Donato ha parlato con quel caratteristico dialetto composto di vocaboli e inflessioni, come aveva appreso, bambino, dai suoi genitori.

Durante la sua visita a Vasto Pietro Di Donato ha avuto modo di lodare la buona cucina vastese ed il brodetto nella trattoria "Da Francesco" Izzi (ormai scomparsa a Piazza Barbacani) decorato "pesce d'argento" in arte culinaria in un concorso nazionale a Bologna negli anni '50.

"Ma più che pesce d'argento - ebbe ad esclamare - questo è pesce d'oro!" pregustando la zuppa. "Io tornerò a Vasto, alla fonte del mio sangue e mi farò una villetta di fronte al mare - disse - per vivere il sogno che ho sempre accarezzato".

Un sogno ancora irrealizzato, anche se convinto, dopo essere venuto a Vasto per compiere, come egli stesso ebbe a precisare, "una vera esplorazione dei luoghi e dei personaggi esistenti e che faranno parte di un dramma sacro".

Infatti, Pietro Di Donato ha girato molte città, prima di trovare a Macerata il "penitente" Alessandro Serenelli, con cui ha avuto un lungo colloquio circostanziato sui particolari che lo portarono alla disgrazia e sulla "visione" avuta in carcere.

"A 12 anni - racconta - ho dovuto lasciare la scuola per la morte di mio padre, come ho scritto nel mio "Cristo fra i muratori"; ho fatto il muratore per venti anni per aiutare la mia famiglia (sette fratelli). Avevo un senso di fantasia ed una forza innata di intimi contrasti che mi portavano a scrutare ed assimilare i vari aspetti dell'uomo. La sola maniera di rappresentare questa sensazione era quella di tradurla nello scritto. Così ho cominciato. Nei miei romanzi c'è la storia della mia vita."

Nella tasca del soprabito ricordo che lo scrittore trasse un suo ultimo lavoro dal titolo "This Woman" (questa donna) che narra la storia di un italo- americano provato dalle vicissitudini della vita, una nuova vita a contatto di un'altra civiltà, ove campeggia l'amore per una donna diversa per carattere e per costumi.

Pietro Di Donato mi ha spiegato che di questo altro romanzo egli ha realizzato un seguito a Vasto dove l'italo-americano torna, attratto da una irresistibile forza.

"Il sangue alla fonte", infatti, è il titolo e l'epilogo e la redenzione morale del protagonista, la cui presenza viva, palpitante e patetica, si accosta straordinariamente ad una sensibilità pura e nello stesso tempo sublime, quale è appunto, l'animo di Pietro Di Donato.

Ma, questa volta, il sogno non diventa realtà, nel presagio de "II sangue alla fonte".

Giuseppe Catania