Ieri sera lo storico Lino Spadaccini ha illustrato gli 800 anni di storia della splendida chiesa del complesso Genova-Rulli a Porta Nuova.
La
chiesa di S. Filomena al centro di una conferenza tenuta da Lino Spadaccini,
cultore di storia locale, nell'omonima chiesa in via Anelli.
Promossa
dall'Associazione onlus Vigili del Fuoco in congedo, in collaborazione con la
parrocchia di San Pietro, si è svolta ieri sera un'interessante conferenza
sulla storia dell'antica e suggestiva chiesa un tempo di proprietà dei baroni
Genova-Rulli.
Il
relatore, nel suo intervento, ha tracciatole principali tappe della chiesa, da
qualche anno chiusa al culto, in seguito alla morte del cappellano don Michele
Ronzitti. "Meno di due mesi fa, in
un'altra
occasione", ha detto Lino Spadaccini, "ero stato chiamato a parlare di un'altra
chiesa, quella di Montevecchio, costruita nella metà degli anni '50 e demolita
pochi anni più tardi, definita fantasma perché ad oggi non esiste una sola foto
della chiesa se non un disegno del progetto pubblicato sul periodico Histonium.
Qui invece ci troviamo in un luogo che ha sulle spalle circa 800 anni di
storia, infatti, già nel XIII secolo esisteva l'ospedale dell'Annunziata retta
dall'omonima confraternita".
Nella
prima metà del '500 l'ospedale venne donato a fra Giovan Battista da Chieti per
introdurre nella nostra città l'ordine di S. Domenico. Così la struttura venne
trasformata in convento con sei celle. La prima comunità era composta dal priore,
quattro sacerdoti e sei novizi. "La
consacrazione del Convento avvenne il 16 agosto del 1543", ha
proseguito Lino Spadaccini, "ma solo
pochi anni più tardi, nell’agosto del 1566, i turchi, guidati da Pialì Pascià,
misero a ferro e fuoco la città del Vasto, non risparmiando questa chiesa: il
tetto, gli altari, l'Archivio e l’organo furono bruciati, mentre vennero rubate
le tre campane e tutta l’argenteria, fra i quali una bella Croce, un turibolo
con navicella, una corona per la Madonna, un giglio per l'Angelo e due calici.
Negli anni successivi la chiesa venne ricostruita a spese della Congrega
dell’Annunziata, mentre sul campanile vennero poste due campane, una delle
quali rifusa nel 1789, venne successivamente trasferita nella chiesa di S.
Giuseppe, per indicare i "quarti" nell'Orologio pubblico".
Nell'agosto
del 1809, il re Gioacchino Murat, con apposito decreto, iniziò la soppressione
degli ordini religiosi del Regno di Napoli, a partire proprio dai domenicani,
con la conseguente confisca di tutti i loro beni e la conversione dei conventi
ad altro uso. Anche il convento vastese venne soppresso ed i beni incamerati
dal regio demanio. La proprietà della chiesa passò ai Chierici della Madre di
Dio, che avevano la sede a Napoli e che non mostrarono alcun interesse a
restaurare l'antica cappella. Così la chiesa cadde presto nel più misero
abbandono senza che nessuno se ne curasse.
A
questo punto entrarono in scena i Rulli, una nobile famiglia proveniente da
Salcito nel Molise, che acquistò l’intero complesso dell'ex convento (ad
esclusione della chiesa), che dopo il 1841 ridusse a residenza principesca,
grazie al mirabile intervento dell’architetto vastese Nicola Maria Pietrocola,
il quale creò splendide sale, alcune delle quali affrescate, ed un bel
giardino.
La
chiesa venne acquisita in donazione dal barone Giuseppe Antonio Rulli, in
seguito all'interessamento dell'Arcivescovo Mons. Saggese, soltanto dopo il
rifiuto del Comune di Vasto e dopo gli assensi della S. Sede e di Sua Maestà.
Ancora
tante le notizie e le curiosità riportate dal relatore su alcuni personaggi
legati alla chiesa, come padre Serafino Razzi e Suor Maria Zocchi, vissuta in
odor di santità, e notizie legate alla storia della chiesa, dai restauri
effettuati da Giuseppe Antonio Rulli nella metà dell'Ottocento e la dedicazione
della chiesa a S. Filomena, agli ultimi restauri voluti da Luigi Genova nel
primo ventennio del secolo scorso.
La
serata è stata allietata da alcuni brani di musica sacra proposti da Canzone Antica.
NDA
servizio fotografico
ENNIO FABIANO
Nessun commento:
Posta un commento