Mariangela Artese,
originaria di San Salvo, approdata alcuni anni fa con Erasmus nei Paesi
Baschi (Bilbao), dove si sta affermando come giovane, dinamica e
appassionata “diseñadora” di art-fashion,
invitata dall’Organizzazione del “Marte” - Feria de Arte Contemporáneo de
Castellón (Valencia - Spagna orientale), in questi giorni espone
in tale località spagnola alcune sue originali
creazioni di arte-moda.
I vestiti, come gli accessori, nei quali Mariangela mostra una particolare
capacità inventiva, con un disegno e assemblaggio di materiali vari, riproposti
e talora riciclati da altra più ordinaria e tradizionale funzione, si pongono
all’attenzione del settore in maniera sorprendente e accattivante, frutto
creativo di un trend visivo, giovane e spigliato, di un oggetto d’uso
che di viene di per sé proposta o coagulo d’arte.
Assieme alle sue creazioni, nell’occasione e
unitamente ad altro artista, il fotografo Laurent Leger Adame,
mostra i suoi sempre più raffinati micro-collages
l’artista visivo, da tempo noto nell’area socio-culturale vastese Nicola Artese
(padre della stilista). Una collaborazione più artistica che famigliare,
derivante da una naturale quanto preziosa affinità operativa, che porta
Mariangela a immettere o comprendere, originalmente, nei ‘modelli’ da lei
disegnati, degli inserti, vivaci quanto raffinati, di ‘pezze’ su cui sono state
riprodotte a stampa le ‘tessiture’ carto-cromatiche del padre. Non a caso il
“progetto” espositivo Modarte (… “un trabajo conjunto”) di questi
giorni viene etichettato come “Sueños de papel "(Sogni di carta).
I collages di Nicola Artese, produzione in cui si esercita da decenni, con apprezzato consenso di
pubblico, sono realizzati variamente
nel tempo utilizzando carta, colle, resine, persino frammenti d’oggetto, con
una straordinaria laboriosità e minuzia certosina, una cura dei particolari
volti a ‘significare’, oltre che a dare una cromo-immagine; per costruire e
dare sedimentazione ad una storia-metafora dell’attività creativa e non meno
esistenziale dell’uomo. Un immaginare ex novo, esplicato, frammento su
framment, aggrappandosi - si direbbe - quasi freudianamente, in termini
coloristici e non meno per derivazioni metaforiche, culturali e talora
poetiche, a ciò che è stato altro, in uso e funzione; realizzando (sorta di
altro, contemporaneo, ready-made duchampiano, meno facile e
culturalmente più complesso) il nuovo oggetto-sogno figurativo, creato e da
fruire ancora, con varia valenza, nell’oggi.
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