Florindo Ritucci Chinni (1886-1955) |
di LINO SPADACCINI
Sessant'anni fa, il 12 gennaio del 1955, all’età di 68 anni, ci
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lasciava Florindo Ritucci Chinni, apprezzato politico, musicista, compositore, poeta e pittore.
Già
altre volte abbiamo tracciato un breve profilo di questo straordinario
personaggio, ma quando ci troviamo davanti a questi uomini, che hanno dato
tanto per la crescita della nostra città, è un piacere, oltre che un dovere,
ricordarli.
"Egli
è maestro che non si dimentica", scriveva Vittorio Giovine dopo la sua
morte, "anche e soprattutto perché,
prima degli onori, ebbe il privilegio di una evidente superiorità, che molti
possiamo testimoniare da quando, poco più che adolescente, seppe mostrare a
tutti come intender si deve la vita e come poterla ingentilire, sì che gli
innumerevoli amici e discepoli che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo, ne
han tratto largo insegnamento, del quale anche noi, i più anziani, siamo sempre
fieri e orgogliosi. Ecco, Signore, il patrimonio che Egli lascia, più grande di
qualsiasi ricchezza. Ed è questo il più bel monumento che ne perpetua il
ricordo ai vastesi che sono e a quelli che verranno".
Florindo Ritucci Chinni, nato a
Vasto il 28 ottobre 1886, da agiata famiglia borghese, studiò giurisprudenza a
Napoli, anche se non esercitò l'avvocatura se non per un brevissimo periodo. Nel
maggio del 1920 fondò a Vasto la sezione del partito popolare e ne fu il primo
segretario politico. Carica che ricoprì per un solo anno in quanto venne eletto
Sindaco. Il primo mandato, durato solo diciotto mesi, risultò breve e
travagliato a causa del repentino cambio dello scenario politico a livello
nazionale. Il locale Direttorio Fascista, infatti, inviò all’Amministrazione
Comunale "categorica intimazione a voler
senza indugio rassegnare le dimissioni in omaggio al mutato spirito dei tempi,
riplasmato ai postulati del P. N. F. (Partito Nazionale Fascista)". Il
Consiglio Comunale, convocato d’urgenza deliberò all’unanimità di respingere
l’intimazione ricevuta. "Appellandoci
al rispetto delle civiche libertà", scrisse il Sindaco nel 1923 nella
pubblicazione "Dopo diciotto mesi di
amministrazione", "inviammo
a S. E. il Presidente del Consiglio On. Mussolini, copia del nostro ordine del
giorno esponendo dettagliatamente le ragioni che ci avevano indotti a
proseguire sereni nella nostra linea di condotta, fiduciosi che il potere
centrale ci avrebbe sorretti…". Il sottosegretario alla presidenza del
Consiglio, Giacomo Acerbo, rispose inviando a Vasto un Ispettore per compiere
un’inchiesta interna e indagare su eventuali irregolarità amministrative. Dal
resoconto del prefetto Pietro Orestano, la municipalità di Vasto, presieduta
dai popolari, non rispondeva più al nuovo clima che si era instaurato nel paese
con l'avvento del fascismo, pertanto andava sciolta. Il posto di Florindo
Ritucci Chinni venne preso dal commissario prefettizio Cesare Perdisa.
Nelle successive elezioni amministrative del 18 maggio 1924,
dopo undici mesi di commissariamento, Ritucci Chinni risultò l'unico eletto del
partito popolare, mentre i restanti ventinove consiglieri furono tutti eletti
tra le fila del partito nazionale fascista e dell'associazione dei combattenti.
Successivamente fu nominato
presidente del Consorzio Agrario Cooperativo, presidente della Società di Mutuo
Soccorso, nel 1929, professore di diritto presso l’Istituto Commerciale di
Vasto, presidente del Circolo Cattolico S. Filippo Neri e direttore
della Filarmonica cittadina.
Attivista della Croce Rossa Italiana, fu avversato
politicamente e, nel 1937, partì per l’Africa per sfuggire al confino politico.
In Etiopia esercitò la professione di avvocato, ma
nel 1940, scoppiata la guerra, fu richiamato alle armi col grado di capitano di
fanteria e nell’aprile dell'anno successivo fu fatto prigioniero dall’esercito
inglese.
Tornato
nella città natale nell'immediato dopoguerra, si rituffò in politica tra le
file della Democrazia Cristiana, prendendo in mano le redini della città. Dal
1946 al 1955, anno della sua morte, ricoprì ininterrottamente la carica di
primo cittadino, realizzando tante opere per il solo bene della comunità e per
offrire una città più vivibile con una particolare attenzione alle scuole, al
Porto e all’Ospedale, ma anche alla cultura, basti ricordare la Mostra
Palizziana del 1950, dopo quella precedentemente organizzata nel 1929, e i
festeggiamenti per il centenario della morte di Gabriele Rossetti.
Così
lo ricordava Giuseppe Pietrocola: "Rivedo
in don Florindo l’ultimo vastese dell’Ottocento che ho conosciuto, gentiluomo
di carattere, cordiale di tratto, dall’eloquio fiorita e classicheggiante; con
l’animo sempre aperto a tutte le manifestazioni della bellezza e dell’arte".
Florindo
Ritucci Chinni era un vero gentiluomo stimato e apprezzato da tutti. Un uomo
dalle mille risorse e attività, che riusciva a gestire tutte insieme come un
direttore d’orchestra dirige i suoi musicisti.
Florindo Ritucci Chinni viene
ricordato anche come poeta, drammaturgo, pittore e musicista e, come ricorda lo
scrittore vastese Giovanni Peluzzo, amò
l’arte in tutte le sue forme più espressive per cui con lo stesso entusiasmo
impugnava il pennello per dipingere una marina o la bacchetta da direttore
d’orchestra per una serata di beneficenza".
Indimenticabili sono alcune sue
canzoni, ancora oggi cantate da gruppi folkloristici abruzzesi. Una di queste
"A Miramare" inizia con
questi versi:
Mmezz' a lu verde tra vigne e tra live,
m'bracci'a lu mare ch'addore di scojje,
'na casarelle nascoste t'accojje
Addò tranquille e cuntende si sta.
A Miramare!
Un’altra canzone molto bella,
composta nel 1931, è "Cuncitti":
Cuncittì chi vocca bbelle
Ssa vuccuccia a rasarelle!
E' na rose di ciardine
ssa vuccuccia Cuncittine!
Cuncitti nin t’arruscì,
Cuncitti dimme ca scì
Nella sua discreta produzione
artistica si ricordano le opere teatrali "Il burattinaio di Norimberga" e "La leggenda di Arlecchino", in un atto su versi di Francesco
Pisarri; il bozzetto melodrammatico per fanciulli "Edelweiss", rappresentata per la prima volta nel 1909, in
occasione dell'inaugurazione della nuova sede sociale del Circolo cattolico S.
Filippo Neri, in cui racconta la storia di un piccolo spazzacamino del Tirolo,
che lontano dal suo paese sente la nostalgia delle cime nevose delle alpi; ed
ancora le operette in due atti "Lilia",
"Lea" e, soprattutto,
"Les Midinettes",
rappresentata per la prima volta nel 1921, oltre che a Vasto, anche al Teatro
Marrucino di Chieti ed al Michetti di Pescara. Di quest'operetta è da segnalare
una nuova rappresentazione del 1954, presso il Politeama Ruzzi, con la
partecipazione del prestigioso soprano vastese Tina Quagliarella, nel ruolo di
Paulette, insieme a Chiara Tana (Odette), Giovanna Celenza (Madame Coligny),
Giovanni De Sommain (Wudrow Kerlinisten) e Paolo De Guglielmo (Paul). "L'operetta
porta bene le sue molte primavere", si leggeva sulle colonne del
periodico Histonium dell'epoca,
"perché elaborata su un grazioso
episodio d'amore della guerra '15-'18. La musica lieve e delicata della
giovinezza dell'autore traduce efficacemente i sentimenti, ora briosi, ora
idilliaci di un gruppo sognante di midinettes in attesa di un amore sospirato,
che in ultimo formerà la felicità della brava e della più modesta: Paulette. La
cara sartina parigina sposerà infatti il capitano statunitense Wudrow, che la
condurrà nel vagheggiato mondo delle meraviglie: l'America".
Discreta anche la sua produzione
pittorica. Autodidatta e senza particolari clamori, Florindo Ritucci Chinni ha
saputo ritagliarsi un piccolo spazio all'interno della produzione artistica
vastese, attraverso opere sicuramente emozionali, che richiamano i temi
principali della propria terra natia: il paesaggio marino, la campagna, le
chiese, gli angoli caratteristici della città che riproduce con onestà e
sensibilità.
Tra le principali mostre non
possiamo non ricordare quella dell'aprile del 1931 presso la Famiglia Abruzzese
Molisana in Roma, con 53 opere esposte, inaugurata alla presenza di S.E.
Cristini e dell'on. Scorza, con la partecipazione di illustri personaggi quali
Basilio Cascella, Carlo D'Aloisio da Vasto, Elisabetta Mayo, Filoteo Ricci,
Oreste Ricci, Francesco Pisarri e Romualdo Pantini. "Vengono ammirate scene di primavera e di marina", si leggeva
su Il Vastese d'Oltre Oceano, "belle per un loro senso gentile e per
profondità panoramica; alcuni quadretti a olio, come il Portale di San Pietro,
e uno sfondo di costa in una ben fusa atmosfera d'oro smorzato, possono dirsi
come eccellenti. Va soprattutto lodato questo amore operoso dell'arte e del
paesaggio natio, per cui ancora una volta il Vastese a Roma può compiacersi
della propria terra e delle elette qualità della propria gente".
Analogo successo di pubblico e di
critica ottenne per la successiva mostra organizzata nella primavera del 1933,
presso il Circolo Nazionale di Cultura "G. D'Annunzio". Alla
presentazione, il critico d'arte Vittorio D'Aste, inquadrò l'arte del Ritucci
Chinni nell'atmosfera dei grandi artisti d'Abruzzo che tra la fine
dell'Ottocento e gl'inizi del secolo successivo hanno dato a tutta l'arte
italiana una impronta nettamente abruzzese. "…chi conosce più da vicino Florindo Ritucci Chinni", si leggeva
nell'articolo apparso su Il Vastese
d'Oltre Oceano, a firma di Guido Del Greco, "può ben affermare che egli nella musica, nella poesia e nella
pittura ha trovato tre mezzi idonei al suo temperamento e che in tutte e tre le
arti questo artista non divide né ingegno, né tempo, poiché della musica, della
poesia e dei colori egli si serve come di una sola forma di espressione in tre
toni diversi. Egli canta come parla e come dipinge; la parola, il suono, il
colore sono tre funzioni quasi inseparabili dello stesso problema: il problema
dell'arte che in ogni caso il Ritucci Chinni si pone e felicemente risolve
nella multiforme sua attività". I quadri che riscossero i maggiori
consensi furono Ritorno delle paranze,
Pesco fiorito, Cancello di campagna, Pesca al trabocco, Antica villa diruta,
Ulivi sull'Adriatico, Oleandri, Spiaggia prima del tramonto e Mentre passa la
processione.
Oltre a numerosi articoli apparsi
su Il Vastese d'Oltre Oceano e sull'Histonium (ricordiamo quelli ad esempio
su Filippo Palizzi, su Valerico Laccetti, sul Porto e sulle fabbriche di
vasellame dell'antica Histonium), Florindo Ritucci Chinni diede alle stampe Il corporativismo nella storia con speciale
riferimento all'Abruzzo (1932), Arnaldo
Mussolini: note commemorative per la Società di Mutuo Soccorso degli operai di
Vasto (1932), In memoria del generale
Egisto Sartirana 1866-1932 (1933), una monografia su Luigi Anelli (1946) ed una su Dante
Gabriele Rossetti (1954).
Il 10 ottobre 1981, alla presenza
dell'allora Ministro on. Remo Gaspari, è avvenuta la cerimonia di intitolazione
della Scuola Primaria di via Bachelet alla memoria dell'amato sindaco vastese.
A lui è intitolata anche una via del quartiere S. Paolo e la Scuola Civica
Musicale, con sede fino a pochi mesi fa nel villino donato dalla famiglia al
Comune, ora trasferita nei ristrutturati locali dell'ex Istituto d'Arte in via
Roma.
E chiudo ancora con le parole di
Olindo Rocchio, che ci descrive il carattere mite dell’amico: "Il suo animo era buono, generoso,
disinteressato: soccorritore di poveri e derelitti, li ha sempre aiutati come
privato e quale pubblico amministratore. Dopo qualche ombra sul Suo volto
bonario veniva sempre il sorriso: non ebbe nemici, poiché non ha mai fatto né
sapeva fare male a chicchessia".
1 commento:
Grazie, giornalista Lino Spadaccini, del gran servizio che rendi a noi e ai gentiluomini di Vasto, del passato !!!
Hai spalancato la finestra, e oggi abbiamo respirato aria fresca, e che ritempra lo spirito ! Infatti, tanto è pregevole il "Pezzo" che oggi proponi qui, nel Blog dell'amico Nicola D'Adamo.
Ed è tanto più prezioso questo POST che con piacere lo scorriamo perché è affiancato da Documenti inediti, rari, e perché si esalta giustamente un "Grande" della Vasto di ieri, quale è stato il Signor sindaco RITUCCI CHINNI, non in ultimo, perché la Figura di questo autentico vastese funge da faro di luce nel presente contesto della politica amministrativa, a dir poco divenuta miserevole ovvero miserabile. Piaccia o no, è così, ove si facciano dei confronti.
Grazie ancora.
prof. mugoni
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