martedì 18 giugno 2013

Confindustria: continua la "guerra" con gli ambientalisti di Punta d'Erce


il petrolio in Adriatico
riceviamo e pubblichiamo
GLI IDROCARBURI NON SONO LA CAUSA DELL’INQUINAMENTO MARINO
Il Ministero della Salute ha pubblicato il Rapporto 2013 sulla qualità delle acque delle coste italiane. Un risultato lusinghiero che vede un miglioramento importante in tutte le coste italiane, arrivando complessivamente al 96,6% delle coste con una qualità delle acque balneabile.
Il dato preoccupante è che, nonostante il buon livello complessivo, l’Abruzzo, con l’84,75%, è il fanalino di coda delle regioni italiane.
Da tempo CONFINDUSTRIA denuncia che è necessario migliorare la gestione dei depuratori e controllare maggiormente i fiumi, perché da loro proviene l’inquinamento. Da loro provengono i rischi per il turismo. Non dagli idrocarburi.
La regione Emilia Romagna, che ha il 100% delle coste balneabili, è anche la Regione con il maggior numero di piattaforme a mare, presenti lungo la costiera romagnola in misura circa quattro volte superiore a quelle antistanti le coste abruzzesi.

Questo dimostra ancora una volta che non c’è alcuna relazione tra presenza di impianti di estrazione petrolifera e inquinamento. Anzi, se si volesse dare una lettura atipica del dato, come spesso ci capita di leggere nei comunicati di alcune Associazioni Ambientaliste o in quelli dei Comitati, potremmo paradossalmente dire che la presenza di piattaforme addirittura favorisce una maggiore balneabilità! Ma, uscendo dal paradosso, possiamo solo ribadire quello che da sempre cerchiamo di far comprendere all'opinione pubblica: l’industria degli idrocarburi è tra le più sicure, perchè le sue tecnologie e i controlli sulle produzioni e sulle emissioni che adotta abbattono in modo assoluto i rischi di inquinamento. E questo lo affermiamo sia sulla base di dati come questo che commentiamo ma anche su quelli dell’Inail, che ci dicono che questo settore produttivo è quello con il minor numero di incidenti sul lavoro in assoluto.

Avversare in maniera ideologica la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi significa impedire che in Abruzzo ci siano nei prossimi quattro anni 1,4 miliardi di Euro di nuovi investimenti privati. Significa rinunciare a nuovi posti di lavoro per almeno un migliaio di unità. Significa il declino di un’industria che negli ultimi tre anni ha già perso oltre 1.500 posti di lavoro e che rappresenta secondo l’Ocse una delle punte di diamante dell’industria abruzzese. Significa scegliere di non voler superare questa fase di declino economico.

Chieti 18 giugno 2013

Ufficio Relazioni Esterne Confindustria Chieti: Tel. 0871/35951 – fax 0871/330442 – direzione@confindustria.chieti.it









Comunicato Stampa

GLI IDROCARBURI NON SONO LA CAUSA DELL’INQUINAMENTO MARINO



Il Ministero della Salute ha pubblicato il Rapporto 2013 sulla qualità delle acque delle coste italiane. Un risultato lusinghiero che vede un miglioramento importante in tutte le coste italiane, arrivando complessivamente al 96,6% delle coste con una qualità delle acque balneabile.

Il dato preoccupante è che, nonostante il buon livello complessivo, l’Abruzzo, con l’84,75%, è il fanalino di coda delle regioni italiane.

Da tempo CONFINDUSTRIA denuncia che è necessario migliorare la gestione dei depuratori e controllare maggiormente i fiumi, perché da loro proviene l’inquinamento. Da loro provengono i rischi per il turismo. Non dagli idrocarburi.

La regione Emilia Romagna, che ha il 100% delle coste balneabili, è anche la Regione con il maggior numero di piattaforme a mare, presenti lungo la costiera romagnola in misura circa quattro volte superiore a quelle antistanti le coste abruzzesi.

Questo dimostra ancora una volta che non c’è alcuna relazione tra presenza di impianti di estrazione petrolifera e inquinamento. Anzi, se si volesse dare una lettura atipica del dato, come spesso ci capita di leggere nei comunicati di alcune Associazioni Ambientaliste o in quelli dei Comitati, potremmo paradossalmente dire che la presenza di piattaforme addirittura favorisce una maggiore balneabilità! Ma, uscendo dal paradosso, possiamo solo ribadire quello che da sempre cerchiamo di far comprendere all'opinione pubblica: l’industria degli idrocarburi è tra le più sicure, perchè le sue tecnologie e i controlli sulle produzioni e sulle emissioni che adotta abbattono in modo assoluto i rischi di inquinamento. E questo lo affermiamo sia sulla base di dati come questo che commentiamo ma anche su quelli dell’Inail, che ci dicono che questo settore produttivo è quello con il minor numero di incidenti sul lavoro in assoluto.

Avversare in maniera ideologica la ricerca e la coltivazione degli idrocarburi significa impedire che in Abruzzo ci siano nei prossimi quattro anni 1,4 miliardi di Euro di nuovi investimenti privati. Significa rinunciare a nuovi posti di lavoro per almeno un migliaio di unità. Significa il declino di un’industria che negli ultimi tre anni ha già perso oltre 1.500 posti di lavoro e che rappresenta secondo l’Ocse una delle punte di diamante dell’industria abruzzese. Significa scegliere di non voler superare questa fase di declino economico.

Chieti 18 giugno 2013

Ufficio Relazioni Esterne Confindustria Chieti: Tel. 0871/35951 – fax 0871/330442 – direzione@confindustria.chieti.it




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