venerdì 29 marzo 2013

Venerdì Santo mattina: molti fedeli alla Madonna delle Grazie per una preghiera davanti ai simboli della passione che a sera sfileranno in processione

In attesa della processione serale del Venerdì Santo, sin dalle prime ore del mattino del venerdì nella chiesa della Madonna delle Grazie (in via Roma a due passi dalla Chiesa di S. Antonio), sono tanti i fedeli che si fermano a pregare davanti al Cristo Morto (opera in cartapesta dell’artigiano vastese Manella, appartenente alla congrega del Sacro Monte dei Morti), collocato al centro della chiesa ai piedi della Madonna Addolorata.
Sulle pareti laterali della stessa chiesa, sopra dei banchi, sono adagiati i simboli della passione, che vengono portati a spalla in processione dai confratelli “coronati” di spine: l’Angelo alato che sorregge tra le mani il calice della passione; la corona di spine posta sul capo di Gesù; la tunica con i dadi,  la brocca e il catino usati da Pilato per lavarsi le mani; scala, chiodi, martello e tenaglie, usate per mettere Gesù in croce; la lancia usata dal soldato romano per trafiggere il costato di Gesù e la canna con la spugna imbevuta d’aceto; le lance incrociate e la scritta SPQR impressa su uno stendardo; la Croce di legno con la scritta “Gesù Nazareno Re dei Giudei”, nelle tre lingue, latino, greco e aramaico, con ai piedi un teschio ed un serpente con in bocca la mela del peccato; la colonna dove venne flagellato Gesù, il gallo, in ricordo del rinnegamento di Pietro, la mano di Giuda ed il sacchetto con i trenta denari, ricevuti per aver tradito Gesù; ed ancora la Veronica che sorregge il telo con impresso il volto di Cristo.
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Padre Donatangelo Lupinetti, in un volume pubblicato negli anni ’60, ricordava che le statue portate in processione “sono complessivamente 14, portate a spalla da quattro Confratelli coronati che incedono a passo cadenzato, militaresco, a distanza di dieci metri l’una dall’altra; anche i Lampioni sono 4 per ogni statua o simbolo, coi portatori pure coronati di spine; un compatto gruppo di 500 e più persone, tutte nerovestite e coronate, formano il corteo funebre evidentemente grandioso e toccante”.

Lino Spadaccini











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