domenica 10 marzo 2013

La TIPOGRAFIA HISTONIUM di Vasto compie 50 anni

Luigi Godi racconta: “Quanta pazienza e maestria per fare i giornali alla Linotype”! 
Luigi Godi, tipografo  
La tipografia Histonium di Vasto compie 50 anni. Sorta nel 1963, agli albori della industrializzazione, è andata avanti fino ad oggi grazie all’opera dei suoi dipendenti, Luigi Godi in primis amministratore dal  1978 della società creata dopo la morte del primo proprietario.
Con lui proviamo a ricostruire la storia di questi 50 anni di attività.

“Io sono arrivato nel 1965  - dice Godi – due anni dopo l’avvio dello stabilimento tipografico. Avevo già
maturato esperienze nelle Marche, mia regione di origine, e a Milano. All’inizio eravamo 6 dipendenti ed io ero il capo operaio”. 

1963 AVVIO DELLA TIPOGRAFIA HISTONIUM.  Lo “stabilimento tipografico” fu avviato nel 1963 da Carlo Marinucci, nipote di Carlo Della Penna, anche lui emigrato in Argentina e inserito nel settore tipografico-cartotecnico. Ma non vivendo a Vasto, Marinucci affidò la gestione ai nipoti Giovanni e Pietrangelo Centorami, figli della sorella.
Quando nel 1978 Marinucci morì, lasciò la tipografia agli eredi: metà della proprietà ai nipoti Centorami, l’altra metà al fratello Filippo Marinucci, i quali alla fine decisero di vendere l’attività ai dipendenti storici.
Fu così che Luigi Godi, Michele Cicchini, Michele De Filippis e Licinio Valentini costituirono la società  con amministratore Godi e acquistarono la Tipografia Histonium. Dal 1978 ad oggi man mano che i soci sono andati in pensione hanno ceduto le quote ai restanti soci, fino ad arrivare ad oggi, in cui è rimasto solo Luigi Godi, con il figlio Gianmatteo che gestisce l’attività.

TANTO LAVORO PER SIV, MARELLI  E ALTRI ENTI. “All’inizio, la nobile finalità dell’iniziativa era quella di poter realizzare e stampare a Vasto un giornale per gli abruzzesi nel mondo”, ricorda Godi. Poi invece le grandi opportunità offerte dal mercato locale hanno orientato l’attività verso la modulistica e la depliantistica dei grandi colossi industriali SIV e Marelli, ma anche Di Fonzo, Cerella, Ferrovie, Comuni, ecc con un giro d’affari abbastanza interessante. Anche perché all’epoca a Vasto non c’erano tipografie moderne. Esistevano solo l’Arte della Stampa (ubicata nel palazzo bombardato durante la guerra in corso Nuova Italia) e la tipografia Fiore. Nemmeno nel comprensorio del Vastese c’erano altre tipografie. L’Histonium  comunque, oltre al materiale per le grosse ditte,  stampò  anche molti giornali (Vasto Domani per oltre 30 anni, giornali locali e aziendali ecc. ) e parecchi libri, tra cui Anelli, Pantini, Perrozzi, Pietrocola, Premio Vasto e tant’altro ancora. “Questi erano i lavori più grandi, ma poi c’era un via vai quotidiano di clienti privati per tutte le esigenze di stampa”, aggiunge Godi. “Per esempio non so quante migliaia di coppie si sono sposate con le partecipazioni di nozze stampate da noi!”.
Tipografia Histonium anni '60, Luigi Godi al lavoro 
“Un altro periodo particolare era quello delle votazioni in cui il lavoro diventava frenetico: la tipografia tutti i giorni era piena di politici e più di una volta diveniva sede di accesi dibattiti tra i rappresentanti dei diversi partiti. Anche in questo caso non so in 50 anni quanti milioni di copie abbiamo stampato tra santini, facsimili, e manifesti! Tutto questo lavoro in un periodo, almeno quello iniziale, in cui non c’era la tecnologia di oggi e quindi si lavorava veramente in modo molto artigianale!”.

L’ARTE TIPOGRAFICA, 50 ANNI FA. “E’ difficile spiegare ai giovani cresciuti nell’era di Internet come si stampava fino a qualche decennio fa”, dice Luigi Godi. “La stampa fu inventata da Gutemberg oltre 5 secoli fa, ma fino agli anni ’60-’70  i procedimenti sono stati sempre quelli, tutti  di tipo artigianale: la composizione con i “caratteri mobili” (nel periodo successivo con la linotype) , poi la stampa con macchine più o meno automatizzate, infine l’allestimento, vale a dire la piegatura dei fogli e in caso la legatura”.

LA COMPOSIZIONE CON I CARATTERI MOBILI.  “Singolare era la composizione con i caratteri mobili. Richiedeva tempo, maestria e pazienza!” ricorda Godi. Ogni tipografia -  e quindi anche l’Histonium - aveva appositi mobili con parecchie “casse tipografiche” con diverse serie di caratteri, in lega di piombo stagno e antimonio. 
Cassa con i caratteri mobili 
Ogni cassa aveva scomparti dove c’erano le varie lettere dell’alfabeto, punteggiatura, distanziatori ecc. Il compositore prelevava un carattere alla volta e lo allineava sul compositoio (una sbarretta di metallo con sezione  ad L) e componeva le parole dell’intera riga, sempre al rovescio, per avere il dritto in fase di stampa. La riga poi veniva trasferita su un piano a bordi rialzati chiamato “vantaggio”, su un telaio, fino all’ultimazione della pagina. Se era un manifestino le varie righe venivano composte con caratteri di diversi corpi, a seconda del rilievo che si voleva dare al testo, fino ai caratteri grandi del titolo.  A composizione ultimata, si stringeva tutto, si legava e si procedeva alla tiratura della bozza. “Vorrei solo aggiungere che l’operazione di prelievo delle lettere  dagli scomparti per la composizione era velocissima”, aggiunge Luigi Godi. “Veloce tanto quanto una brava dattilografa sulla macchina da scrivere!”

LA "COMPOSIZIONE" CON LA LINOTYPE. “Il lavoro era un po’ più facile se si faceva con la linotype (dall’inglese “line of type” riga di composizione ndr), una macchina ritenuta moderna  per gli anni ’50-’60.  In questo caso, invece di  comporre il testo lettera per lettera, si aveva la possibilità di comporre automaticamente un’intera riga. Era l’ideale per fare giornali e libri!”
Chiediamo a Godi di farci capire come funzionava. 
LINOTYPE  (foto di repertorio)
La Linotype  - risponde - era una macchina abbastanza complessa che aveva una tastiera come una macchina da scrivere. Il linotipista batteva il testo e dalla macchina uscivano lingotti in lega metallica ( piombo-stagno-antimonio) con righe intere di testo, tipo righe in una colonna di giornale.  I lingotti con le righe venivano poi trasferite su un piano per l’intera composizione della pagina.  E’ un po’ complicato spiegare cosa avveniva  all’interno della macchina per ottenere la fusione dell’intera riga. Diciamo solo che: tramite leve, le matrici dei caratteri si andavano a posizionare sulla riga; che formata la riga, dal crogiuolo veniva immessa lega metallica fusa; che poi le matrici tornavano al loro posto e i lingotti con le righe per la stampa fuoriuscivano dalla macchina. Infine bisogna aggiungere che dopo la stampa tutti i lingotti venivano rimessi dentro il crogiuolo (per riciclare il metallo).

DOPO LA “COMPOSIZIONE”, LA FASE DI STAMPA.  Dopo la composizione” c’erano le altre due fasi importanti del processo:  la “stampa” e l’allestimento, vale a dire piegatura dei fogli e se necessario rilegatura in volume.
Con Luigi Godi parliamo almeno di come avveniva l’importante e delicata fase della “stampa”. “Nelle macchine piane – spiega il titolare dell’Histonium - la forma con la pagina composta veniva (e viene) posizionata sulla macchina. Un meccanismo vi fa passare sopra un rullo inchiostratore e poi arriva il foglio da stampare, che prima viene pressato sulla forma e poi espulso”. 

LA NUOVA TECNOLOGIA.  “Ma una trentina di anni fa con l’avvento della fotocomposizione è cominciato a cambiare tutto.  La composizione avveniva su un computer che mandava la pagina o le colonne ad una fotounità. Con questo materiale si componeva, su tavolo di montaggio, la pagina secondo il previsto menabò, aggiungendo i negativi delle foto già riprese in camera oscura.  Da qui poi si faceva la pellicola per la stampa litografica.
Ma da oltre un decennio si è andati su una tecnologia ancor più avanzata. Oggi  tutti i suddetti passaggi non ci sono più perché la tecnologia dà la possibilità di impaginare tutto su computer e poi di avere direttamente la pellicola per l’offset.
La stampa litografica  è diversa da quella tradizionale. Dalla pellicola si incide una lastra di zinco  che poi si monta su un cilindro. La parte incisa della lastra prende inchiostro e trasferisce parti scritte e immagini su un cilindro rivestito di caucciù. La stampa avviene facendo passare il foglio  su tale cilindro”. Recentemente è stata introdotta una macchina che incide direttamente le lastre di zinco (CTP computer to plate) velocizzando ulteriormente il procedimento.

“ELIMINAZIONE DEL CARTACEO”, TIPOGRAFIE IN CRISI.“Due cose hanno mandato in crisi il lavoro della tipografia tradizionale: la tecnologia e l’informatica”, dice Luigi Godi.  “La tecnologia perché oggi le macchine fanno tutto però richiedono investimenti notevoli giustificabili solo con un volume di affari molto alto. L’informatica, poi, da un lato ha dato la possibilità di collegare stampanti per realizzare materiale direttamente in ditta  o a casa; dall’altro l’eliminazione del cartaceo, che ha ridotto all’osso la stampa di tutta la modulistica aziendale. In passato abbiamo stampato milioni di fatture, buste, moduli di tutti i tipi. Ora gli archivi sono elettronici.”

LUIGI GODI: "CONTENTO DI AVER FATTO QUESTO MESTIERE".  “Credo che il destino dei tipografi segue quello di tutti gli altri maestri artigiani. Il mercato è totalmente cambiato e le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il nostro lavoro”, conclude Godi. “E’ quasi impossibile raccontare ai giovani quanto tempo e quanta maestria ci voleva per  stampare un giornale o un libro! Nessuno ti crede. Ma io sono contento di aver fatto questo mestiere!”

NICOLA D’ADAMO

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