Valentina,
quali sono stati i passaggi che da Vasto ti hanno portata nel Ruanda?
E’ stato un percorso graduale e per
certi versi molto naturale, iniziato quando
decisi di spostarmi da Vasto a Bologna per iniziare i miei studi universitari. Bologna e’ una citta’ vivace, multiculturale e multirazziale, piena di spunti creativi. Una volta trasferita, iniziai da subito ad interessarmi a questioni sociali ed ambientali, attraverso attivita’ di volontariato in varie associazioni: il collettivo degli studenti della mia Facolta’,la
Ciclofficina popolare che si occupa di promuovere mezzi di
trasporto sostenibili, il gruppo di clown terapia nelle corsie dell’ ospedale
Sant’ Orsola, il gruppo Green Peace. Ho iniziato a viaggiare stando a Bologna:
i miei amici erano di tutte le nazionalita’, ho vissuto con tedeschi, greci,
spagnoli, portoghesi, francesi. Sono stati proprio questi incontri ad aprirmi
la mente, e a far nascere in me la passione per i viaggi, tramite i loro
racconti e le cene etniche dai nuovi sapori. Bologna e’ il luogo ideale per
persone curiose. La mia prima esperienza fuori dall’ Italia e’ stata a Londra,
dove ho svolto per sei mesi la mia tesi sperimentale al King’s College London
(pubblicata sulla rivista BBA -
Biomembranes). Tutte queste esperienze mi hanno portata a desiderare
fortemente di partire in un paese in via
di sviluppo al termine dei miei studi, mossa dall’ intenzione di combinare le
mie competenze con l’impegno per cause sociali ed ambientali.
decisi di spostarmi da Vasto a Bologna per iniziare i miei studi universitari. Bologna e’ una citta’ vivace, multiculturale e multirazziale, piena di spunti creativi. Una volta trasferita, iniziai da subito ad interessarmi a questioni sociali ed ambientali, attraverso attivita’ di volontariato in varie associazioni: il collettivo degli studenti della mia Facolta’,
Che lingue parli e cosa hai fatto
impararle?
A
Londra ho avuto modo di approfondire la lingua inglese, parlo un po’ meno
fluentemente francese e da qualche mese il mio vocabolario si e’ arricchito con
qualche parola di Kinyarwanda! Qui in Ruanda ho modo di parlare queste tre
lingue costantemente. In passato la lingua nazionale del paese era il francese,
ma da qualche anno il governo ha imposto come lingua ufficiale l’ inglese. La popolazione, fuori dalla
capitale, comunica quasi esclusivamente in Kinyarwanda.Capita spesso di
iniziare una conversazione in inglese, e di trovarsi poi a parlare in francese,
con intermezzi in kinyarwanda.
In che cosa consiste il tuo lavoro ?
Valentina Iacobucci nel laboratorio, con Francoise, mentre trasformano l' Artemisia Annua |
Sono
arrivata qui a Marzo 2012 tramite il bando del Servizio Civile Internazionale,
con L’ Ong italiana Amici dei Popoli, per seguire un progetto di Cooperazione e
Sviluppo coordinato dall’ Universita’ di Ferrara. Mi occupo della gestione
della filiera di produzione degli oli essenziali da piante autoctone e non,
della formulazione di cosmetici naturali e infine della coltivazione e
distribuzione dell’ Artemisia Annua L. (pianta utilizzata come anti-malarico).
Inoltre il progetto prevede anche la sensibilizzazione su queste tematiche
della popolazione locale, tramite l’ organizzazione di trainings e workshops.
Il tuo è un ambiente straniero, da
italiana come ti trovi?
Durante
questa esperienza mi sono messa in gioco sotto vari punti di vista : sociale,
umano, professionale. All’ inizio non e’ stato semplice, data la particolarita’
del paese ed il suo passato turbolento. Per potersi adattare e’ necessario decostruire i propri pregiudizi e aprirsi a
tutto cio’ che e’ diverso. Devo ammettere che lo stare a contatto con la
comunita’ di italiani, per altro numerosi qui in Ruanda, mi ha aiutata a
sentirmi a mio agio nel paese. In generale posso dire che tutte le persone che
ho incontrato in ambiente lavorativo e al di fuori, di diverse nazionalita’,
che affrontanto questo tipo di viaggi ed esperienze, sono aperte e socievoli, e
apprezzano la spontaneita’ tipicamente italiana!
Foto di gruppo con i coltivatori della zona di Nyanza, per i quali Valentina ha organizzato corsi di formazione sulla coltivazione di piante aromatiche e distillazione delle stesse. |
Tu lavori in un campo con diversi
aspetti, cosa hai fatto per acquisire le giuste competenze?
Il
mio corso di laurea specialistica a ciclo unico (nella Facolta’ di Farmacia) e’
stato sicuramente un buon punto di partenza.
E’ un corso completo, con molte ore dedicate alla parte pratica,
tirocini in Farmacia e tesi sperimentale in laboratorio. Dopo cinque anni di
studi avevo un background abbastanza solido, che mi ha permesso in effetti di
affrontare diversi ambienti con le giuste competenze (dalla farmacia ai
laboratori di ricerca). In ogni caso penso che al di la’ del corso di laurea,
sia molto importante aprirsi la mente con attivita’ “extra-curriculari”.
Che progetti hai per il tuo
futuro?
Dopo
questa esperienza, le distanze sono diventate relative e non escludo nessuna
possibilita’. Certamente mi piacerebbe continuare a lavorare nel settore della
cosmesi naturale e biologica e sulla valorizzazione delle risorse naturali, in
Europa come in altri continenti.
E con Vasto come la metti?
Un
amico mi disse...”Viaggiare non e’ viaggiare, se non si ha un posto dove
tornare.” Per cui cittadina del mondo si’, ma senza mai dimenticare la mia
terra d’ origine ed il mio mare. A questo proposito vorrei fare un appello: mi
piacerebbe che tutti/e, vastesi e non, si sentissero in dovere di proteggere la
nostra costa dai continui attacchi di chi la vorrebbe trasformare e
industrializzare, rovinandola per sempre.
Cosa consigli ai giovani vastesi che
intraprendono l’università o sono in cerca di lavoro?
Il
periodo che stiamo attraversando non e’ sicuramente dei migliori, nonostante
cio’ abbiamo una liberta’ di movimento e delle possiblita’ che molti altri
cittadini del mondo tutt’ora non hanno. La crisi che c’e’ in Europa, se
paragonata alla situazione della maggior parte dei paesi nel mondo, acquisisce
tutt’ altra importanza. Per cui consiglio a tutti/e di sfruttare al massimo le
possibilita’ offerte dalle universita' durante gli studi (stage, tirocini, tesi
all’ estero). Non bisogna aver paura di confrontarsi con realta’ diverse, anzi
credo che in un mondo globalizzato come quello che stiamo vivendo, la
migrazione verso altri paesi sia quasi d’ obbligo. Portando avanti le proprie
passioni con impegno e dedizione, i risultati arriveranno.
Valentina, tu sei impegnata nel Servizio
Civile Nazionale all’ estero: cosa ne pensi?
E’ sicuramente un’ ottima
opportunita’ per mettersi in gioco, per conoscere nuove realta’ cosi’ distanti
dalla nostra, e sopratutto per avvicinarsi al mondo della cooperazione,
entrando nella vita di tutti i giorni di ONG che lavorano in paesi in via di
sviluppo. Il bando per il servizio
civile all’ estero viene pubblicato ogni anno (in tempi differenti) sul sito www.serviziocivile.gov.it ed e’
possibile inviare la propria candidatura per un paese (scegliendo tra Sud
America, Africa, India...) e per un
progetto (educativo, tecnico, ambientale, sanitario..). Consiglio di informarsi
bene precedentemente sul lavoro che l’ ONG svolge nel paese e con quali
modalita’, dato che mi e’ capitato spesso di sentire diverse critiche sui
progetti in Servizio Civile. In generale la considero un’ esperienza positiva e
costruttiva.
Le piantagioni di the' nella foresta del Nyungwe |
Com’e’
stato l’ impatto con un paese come il Ruanda, considerato tra i meno
“sviluppati” al mondo?
Per poter lavorare nella cooperazione
la flessibilita’ e l’ adattabilita’ sono caratteristiche imprescindibili. Sono
tanti i fattori ai quali ci si deve adattare: dalla differenza tra le culture
alla mancanza di comodita’ alle quali noi siamo abituati senza riserve (acqua,
elettricita’, strade asfaltate..). Un aspetto al quale ho fatto piu’
difficolta’ ad abituarmi e’ stato quello di dover limitare la mia liberta’
personale, nel senso di liberta’ di espressione, di relazione, di movimento.
Molte questioni per noi scontate, qui sono considerate taboo o sono divieti
assoluti (per esempio e’ vietato per legge scattare fotografie in qualunque
luogo, e ci sono regole molto strette tra i generi, cioe’ su cosa una donna
puo’ e non puo’ fare). Ma mettersi alla prova con culture cosi’ differenti,
puo’ dare molte soddisfazioni!
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Altra immagine di Valentina all'orfanotrofio |
Ma
com’e’ il Ruanda di oggi?
Il Ruanda e’ un paese (10 milioni di
abitanti ndr) che sta disperatamente inseguendo il miraggio dello sviluppo economico, e questo genera confusione e contraddizioni
nella popolazione, oltre che creare divari sempre piu’ ampi tra le classi
sociali. Il popolo ruandese si trova a dover ricostruire la propria identita’
culturale, dopo i fatti del ’94, e lo sta facendo seguendo dei modelli di
sviluppo che non gli appartengono. Quello che vedo e che vivo tutti i giorni a
contatto con i ruandesi, e’ la loro voglia di riscatto, di dimenticare il passato
e tanta speranza e ottimismo per il
futuro. E una capacita’ di vivere e affrontare le difficolta’ che noi italiani
sembriamo aver dimenticato.
I
nostri complimenti a Valentina Iacobucci per questa scelta in un ambiente così
difficile e diverso che richiede grande capacità di adattamento, ma molto
toccante dal punto di vista umano. Dopo una prova così dura, il resto della
vita sembrerà molto più semplice. I nostri migliori auguri per un futuro ricco
di soddisfazioni.
NICOLA
D’ADAMO
2 commenti:
Tutta la mia più sincera ammirazione...
Grande, Donatella!
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