In questi giorni il mio amico d’infanzia e poi di gioventù alla Marina - Gianfranco Bevilacqua - mi
dice di aver pubblicato, in un suo spazio web, un’opera del
1990 che non conoscevo. La visualizzo sul mio schermo domestico e ne traggo immagini in sequenza che danno della scultura – luce, forma e colore – le diverse e molteplici guardature possibili. Come in un plenilunio d’estate la nostra lontana ma non più tanto inarrivabile luna ci si mostra nel suo dispiegarsi di luce e di ombre, vivida la prima, profonde le altre, suadenti e dormienti, evocative e quiescenti. Vederla, osservarla e mirarla, questa ancestralmente ritenuta femminea creatura del cielo, è un po’ come ritrovare quel senso di spazio e di orizzonte “oltre” evocato poeticamente da Leopardi; un po’ uno ‘spaurarsi’ per quel che essa dà di possibilità nel nostro rapporto con la donna, viva e carnale nelle forme lievementi rilevate, evocanti al tempo stesso una entità spazio temporale più mentale che sensoriale, apparentemente a portata di mano e in realtà intangibile. Luna e donna: polo di attrazione e vortice di luce-forma nella quale e con la quale accade, talvolta o sovente, di perdersi ab-negandosi, corpo e anima. Succede in una notte d’estate, quando più facilmente ci si denuda e ci si disvela. Accade che il quadro-scena d’osservazione e di vita qualcuno lo rappresenti, con una sua operazione estetica, sapientemente quanto poeticamente ad arte. Di detta ‘performance’ visuale, l’autore - conterraneo per nascita e formazione, siracusano ormai d’adozione - è l’artista Gianfranco Bevilacqua. Chi lo desidera può personalmente riguardarsi l’opera appena descritta e molte altre (sculture ed anche pitture e grafiche) nei seguenti siti-blog: http://gianbevilacqua.blogspot.it/2012/06/formelle-in-terracotta.html , http://gianfrancobevilacqua.blogspot.it/
Giuseppe F. Pollutri
1990 che non conoscevo. La visualizzo sul mio schermo domestico e ne traggo immagini in sequenza che danno della scultura – luce, forma e colore – le diverse e molteplici guardature possibili. Come in un plenilunio d’estate la nostra lontana ma non più tanto inarrivabile luna ci si mostra nel suo dispiegarsi di luce e di ombre, vivida la prima, profonde le altre, suadenti e dormienti, evocative e quiescenti. Vederla, osservarla e mirarla, questa ancestralmente ritenuta femminea creatura del cielo, è un po’ come ritrovare quel senso di spazio e di orizzonte “oltre” evocato poeticamente da Leopardi; un po’ uno ‘spaurarsi’ per quel che essa dà di possibilità nel nostro rapporto con la donna, viva e carnale nelle forme lievementi rilevate, evocanti al tempo stesso una entità spazio temporale più mentale che sensoriale, apparentemente a portata di mano e in realtà intangibile. Luna e donna: polo di attrazione e vortice di luce-forma nella quale e con la quale accade, talvolta o sovente, di perdersi ab-negandosi, corpo e anima. Succede in una notte d’estate, quando più facilmente ci si denuda e ci si disvela. Accade che il quadro-scena d’osservazione e di vita qualcuno lo rappresenti, con una sua operazione estetica, sapientemente quanto poeticamente ad arte. Di detta ‘performance’ visuale, l’autore - conterraneo per nascita e formazione, siracusano ormai d’adozione - è l’artista Gianfranco Bevilacqua. Chi lo desidera può personalmente riguardarsi l’opera appena descritta e molte altre (sculture ed anche pitture e grafiche) nei seguenti siti-blog: http://gianbevilacqua.blogspot.it/2012/06/formelle-in-terracotta.html , http://gianfrancobevilacqua.blogspot.it/
Giuseppe F. Pollutri
Nessun commento:
Posta un commento