Asilo Carlo Della Penna a Vasto, come appariva mezzo secolo fa. Oggi è chiusa, fatiscente e totalmente invasa dalle erbacce. |
Su piazzarossetti - ufficio stampa più aggiornato del Comune di Vasto - leggiamo che il sindaco andrà in Argentina per incontrare 700 vastesi residenti in Sud America, per la "creazione di un ponte tra Vasto ed i suoi figli in Argentina, per onorare anche la memoria di Carlo Della Penna, indimenticato benefattore della Citta’". Sarà in missione dal 21 al 28 giugno.
"Provo emozione al pensiero di poter onorare la memoria di Carlo Della Penna che tanto ha significato per Vasto" dichiara Lapenna a Piazzarossetti. "Vogliamo costruire nuove, solide relazioni, con i nostri concittadini in Argentina e con la Fondazione Della Penna. Sono convinto che questa missione gettera’ le basi per importanti azioni future”.
Pioggia di commenti su Internet e facebook al viaggio del Sindaco: il miglior modo di onorare la memoria di Carlo Della Penna - dicono - è risistemare il suo bell'asilo e non lasciarlo totalmente abbandonato in mezzo alle erbacce!
8 commenti:
Ci sono foto in giro sulle condizioni di quell'asilo?
Mandiamole ai nostri 700 concittadini e chiediamo loro di farne un album come promemoria, nonchè omaggio personale della comunità vastese al sindaco non vastese, a ricordo della sua visita.
Sì, ma risistemarlo con quali soldi? Non sarebbe meglio abbatterlo e sostituirlo con una struttura modulare meno dispendiosa e con materiali e tecnologia che permettono di massimizzare i risparmi energetici?
Centinaia di disoccupati, famiglie che non sanno come "campare" i figli e la gente si lamenta per un asilo. Perché i criticoni di Lapenna non alzano la voce contro i consiglieri provinciali vastesi o contro i consiglieri regionali che hanno completamente dimenticato la nostra zona? Perché non ci mostrano quanti soldi la regione (amministrata dalla loro parte politica) ha destinato allo sviluppo del Teramano e quanti invece ne ha destinati al nostro? O forse ogni scusa è buona per attaccare la parte politica avversa, dimenticandosi dell'obiettività?
Certi fatti mi ricordano tanto le vicende di una città invivibile dove la povertà è enorme, e intanto i cittadini e l'amministrazione litigano sull'eventuale abolizione di via Lenin. Contenti loro!
Completamente d'accordo. Ovviamente qualora la struttura venisse ristrutturata o riqualificata, arriverebbero i soliti a lamentarsi che il comune avrebbe dovuto spendere quei soldi in modo diverso.
Ciccosan ricorderà che (anche con suo apprezzamento) lo scorso anno ebbi a inviare una lettera aperta al Sindaco, pubblicata dai vari media vastesi, con varie e illustrative foto.
http://www.periodicoilgrillo.com/e_view.asp?E=12984
Fu raccolta la mia 'denuncia' (o segnalazione di vergogna) in particolare dal consigliere Del Prete e dal Consiglio comunale ottenne l'impegno formale che ci sarebbe occupati di sicuro della faccenda... Verba volant, si sa, anche se formalizzate in una assise pubblica, e così ebbe a commentare, tempo dopo, histonium.net:
"Resta lettera morta l'impegno unanime preso in Consiglio comunale per un eventuale recupero della sede".
Con che faccia oggi il sindaco (e gli altri componenti dell'Amministrazione vastese cui spetta provvedere al governo del bene pubblico cittadino) andrà ad incontrare ..."i figli di Vasto in Argentina" è difficile dirlo. E' roba da politici, roba da non credersi.
Dare una raccolta delle foto della struttura in degrado (in degrado perchè abbandonata) al nostro "primo cittadino"? Non si vergognerà di certo, le accetterà col suo sorrisetto un tantino mefistofelico, assicurando che esse rappresentano una presa di coscienza della città e della sua Amministrazione, e che costituirà la base di una rinascita della struttura di Don Carlo e ..., "ça va sans dire", della città tutta!
Non resta che aspettare, ancora, e vedere se e come e in quanto ..."questa missione gettera’ le basi per importanti azioni future”. GF Pollutri
Non è poi così medievale quella costruzione; buona parte della Vasto vecchia è in peggiori condizioni eppure si litiga su come farla risorgere.
L'architettura è quella propria di un asilo infantile, con ampie e luminose vetrate, sale spaziose, senza scale interne, verde attorno; tutto per dare ai bambini il senso piacevole dello spazio libero.
Non so, magari si dovrebbero fare dei conti, una piccola ricerca di mercato, ma secondo me se ci fosse un gruppo di giovani donne intraprendenti, potrebbe farlo risorgere quell'asilo.
Il Comune lo cede in concessione gratuita per 10 anni, esente da tasse comunali.
Per tre anni paga pure le bollette di luce, gas e acqua.
Le ragazze cercano finanziamenti per le attrezzature e gli arredi, poi si attaccano come sanguette ai palazzinari locali per farsi fare gratis i lavori di recupero.
Il resto sta al loro coraggio e inventiva: qualità che le donne hanno in dosi massicce.
GF Pollutri ricordo bene quelle foto, specie quelle degli interni.
Spero che ci legga l'amico Peppino A. da "Bònessàrie" e che riporti al Sindaco il disagio dei vastesi.
Ma perchè le donne dovrebbero inventarsi il coraggio ecc. mentre gli uomini devono avere già tutto pronto, ma con gli stessi incentivi e sgravi?
Poi, l'idea di rifare un asilo non è male, anche un doposcuola, ma se si va a vedere le donne che lavorano, in parte, negli asili privati, sono sempre donne che volendo, potrebbero anche permettersi di stare a casa... (scusate ma c'è crisi)
Se il comune deve addossarsi tutte quelle spese, che sia per donne che hanno effettivamente bisogno di lavoro e non di donne che vorrebbero vedere realizzate le loro emancipazioni capricciose a spese della comunità!
Sarebbe ora anche di dare specifiche precise di ingresso... compresa la donna che nell'eventuale, ne diventerà la direttrice!
Comunque è una bella idea e non sarebbe male iniziare a pensarci...
Io, sarei un'ottima ausiliare...
Il problema è che, al di là dei soldi, manca la volontà. La gente invece di attivarsi e darsi da fare (come accadeva una volta) aspetta che la manna piova dal cielo. Oltre alle istituzioni, anche i cittadini dovrebbero svegliarsi e darsi una mossa. E' per questo che, ahimè, non saremo mai come il nord.
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