http://ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2012/04/10/news/impianto-recogen-no-del-prc-5761723
VALLE CENA
Http://www.histonium.net/archivio_news/2012/trattamento-rifiuti-e-discarica-della-vallecena,-progetto-in-stand-by-alla-regione_22336.php
All'interno COMUNICATI: SEL, COBAS, Giuseppe TAGLIENTE
COMUNICATO STAMPA SEL
Il circolo SEL di Vasto esprime
soddisfazione per la bocciatura alla Commissione VIA della Regione Abruzzo del
progetto RECOGEN della azienda Puccioni SpA nella Z.I. di Punta Penna,
nell’area di protezione esterna della Riserva Naturale Punta Aderci. L’iter prosegue comunque, ma questo NO deve
far riflettere sulla contrarietà di tanti cittadini a progetti di difficile
sostenibilità in un’area tanto delicata.
SEL è sempre stata in prima linea su
questa ed altre tematiche ambientali, ma oggi, prima di ogni altra
considerazione, ringrazia vivamente i cittadini di Vasto che, nei comitati,
nelle associazioni, nei partiti e
singolarmente, hanno sostenuto la
questione ambientale e, anche con la
loro numerosa presenza davanti alla Regione in un giorno feriale, hanno
contribuito in maniera determinante a questo importante risultato.
Risultati che, insieme
all’importantissimo NO al progetto di
estrazione di gas a Bomba ed alla “sospensiva” sul progetto della discarica a
Furci, fanno sperare in un approccio più attento della Regione alle
problematiche ambientali che verifichi l’insostenibilità di taluni progetti in
itinere (cementificio e centrali a biomasse a Punta Penna).
Tutto ciò conferma come la cultura della
tutela ambientale e la rinnovata
sensibilità verso queste problematiche, che fino a qualche anno fa era
appannaggio solo di pochi, sempre di
più diventano temi cari anche ai
cittadini del nostro territorio e SEL, che ha nel nome del partito la
parola “ecologia”, non può che valutare positivamente questa rinascita e
confermare il proprio impegno in questa direzione.
CIRCOLO SEL Sinistra Ecologia e Libertà
Vasto
11/04/2012
COMUNICAto dei COBAS
La VITTORIA DELLA CITTADINANZA
L’esito negativo della V.I.A.
(Valutazione di impatto ambientale) della commissione regionale di ieri 10
aprile ’12 sull’impianto di
rigenerazione dell’acido cloritico “Recogen”nella Riserva naturale di Punta Aderci
non è casuale ; essa è la logica
risultante di un preciso dossiere che le organizzazioni ambientaliste hanno
saputo produrre per contrastare una infausta eventuale positiva decisione della
commissione regionale per la V.I.A. ,accompagnata da una decisa svolta di lotta
dei vari comitati a difesa dell’ambiente come bene comune e dunque non
violabile per decisione di qualche ditta torello da strapazzo , in stile
berlusconico, che ahinoi, non sa ancora che Berlusconi è tramontato! E’ anche
la conseguenza dell’onda lunga della grandiosa, storica (per Vasto)
manifestazione del 31 Marzo, di cui i
Cobas sono stati uno degli attori principali, perché in essa si è potuto
realizzare una unità di intenti che era nella pelle della gente, combinando
indignazione, rabbia ed organizzazione. Ciò è confermato dalla rumorosissima manifestazione di ieri
sotto la sede regionale de L’Aquila, che ha visto la partecipazione dei
comitati Vastesi, dei comitati presenti alla manifestazione di Vasto (come il
comitato contro la centrale di Piacciano) e che ha condizionato e non poco la
decisione sulla centrale di Punta Aderci. Sappiamo che le insidie non sono
finite e che i territori che si vogliono devastare non sono solo quelli del Vastese,
bensì tanti altri (Bomba, Picciano, Ortona, Lanciano e chi più ne ha più ne
metta!)
Questo ci spinge, oltre alla gioia per
il momentaneo scampato pericolo per Punta Aderci, a restare vigili sugli altri
siti e sulle altre problematiche ambientali , non escluso la questione del TPL
(trasporto pubblico locale), giacché il piano regionale del trasporto
(sottoposto anch’esso V.I.A.) somiglia molto più ad un piano di fabbricazione
,che ad un piano del trasporto pubblico.
I Cobas perciò, nel fare appello a
non abbassare la guardia, invitano i comitati ad unirsi in rete, a
garantire presenze la dove i comitati
locali lo richiedano per sviluppare solidarietà e partecipazione. Altre lotte ci
attendono: costruiamo insieme una piattaforma solidale e militante, che sia la
base per un Abruzzo diverso da quello
che ci vogliono propinare. Moltiplichiamo le iniziative di contrasto su
tutti i campi possibili. I Cobas ,nei
limiti del possibile, daranno una mano alla loro realizzazione.
Pescara, 11 aprile 2012
Confederazione
Cobas Abruzzo
COMUNICATO STAMPA
TAGLIENTE RISPONDE A IVO MENNA.
Abstract
“Non mi troverai mai dalla parte della mummificazione del
territorio o iscritto al partito dei ciclisti della domenica o di quelli che
fanno jogging per smaltire grassi in eccesso se il prezzo da pagare dev’essere
quello della disoccupazione o peggio di una nuova emigrazione giovanile.
La responsabilità della confusione creata intorno al
problema dell’insediamento della centrale a biomasse, è dell’attuale
Amministrazione comunale e degli atteggiamenti ondivaghi ed incerti da essa
assunti.
Occorrono scelte improntate alla mediazione degli interessi.
Il turismo non può rappresentare l’alternativa dal momento
che anche laddove funziona non copre mai
più del 30% del Pil. La politica e le istituzioni si mobilitino intorno ad una
strategia che metta lo sviluppo del porto di Punta Penna (in associazione
sinergica ed integrata con quelli di Ortona e Termoli) al centro di un nuovo
modello di sviluppo locale incentrato sullo scambio commerciale con la sponda
orientale ed in questo quadro ripensino la funzione, l’estensione, gli
insediamenti della zona industriale.
Due proposte
operative, sperando diventino centrali nel dibattito sterilmente orientato sul
“No a tutto”:
1) la possibilità di
insediare anche attività commerciali nella zona di Punta Penna o di trasformare
in questo senso, se inutilizzati per scopi industriali, i capannoni esistenti
al fine di restituire all’intera zona la vitalità perduta;
2) la revisione del
Piano Regolatore Territoriale del Coasiv nella direzione di una
diversificazione tipologica per aree, dando ad ognuno degli agglomerati
industriali (Dogliola, Casalbordino, Fresagrandinaria, Furci, Gissi-Monteodorisio-Scerni, Cupello, San Salvo,Roccaspinalveti, Punta
Penna, Lentella, Guilmi) una destinazione legata alla tipologia degli
insediamenti industriali e produttivi (ivi compresi quelli di energia).
IL TESTO COMPLETO DELLA LETTERA
Alla
cortese attenzione del dott. Ivo Menna
V a s
t o
Caro Ivo,
Rispondo alla Tua “chiamata in causa”, anche se con un
pizzico di fastidio che alcune tue affermazioni, assolutamente gratuite e
faziose, mi hanno provocato. E siccome non sono di quelli che hanno l’abitudine
di lasciarsi passare la mosca sotto il naso replico subito ad esse richiamando
alla tua (debole) memoria che su Punta Penna non ho nulla da rimproverarmi dal
momento che sono stato, come ricorderai, l’amministratore che ha combattuto
dall’opposizione l’insediamento di una centrale a carbone e l’allocazione di
silos per lo stoccaggio di acidi, così come anche quello che ha poi voluto, da
sindaco, il piano regolatore dell’area industriale e del porto, il piano
territoriale del Coasiv, quello che ha approvato e normato il parco di punta
Aderci (d’Erce), nonché lo stesso che ha individuato ed inserito nel P.r.g .cittadino
un’ipotesi di delocalizzazione dell’industria sul Sinello che le
amministrazioni comunali successive hanno completamente disatteso. Fatta questa
premessa, non mi sottraggo alla tua provocazione ed entro nel merito delle
questioni sollevate dicendo chiaro e tondo quel che penso, e cioè che la
responsabilità di quanto sta avvenendo,
soprattutto della confusione creata intorno al problema dell’insediamento della
centrale a biomasse, è dell’attuale Amministrazione comunale e degli
atteggiamenti ondivaghi ed incerti da essa assunti. Un’altra Amministrazione
comunale – intendo una diversa da quella che tu hai votato - avrebbe
detto chiaro e tondo le sue intenzioni sin da subito, evitando paraculate
e giustificazioni tardive quanto fragili, ed avrebbe posto il problema nei
termini giusti in cui deve essere posto, e cioè ponendo a se stessa ed al
consiglio comunale ( ed alla Città) il quesito di quale destino riservare
all’area industriale di Punta Penna ed in primis al bacino portuale in una
visione prospettica di sviluppo del territorio. Per quanto riguarda poi la mia
posizione personale, ho il coraggio di dire che io non sposo campagne
ambientali in maniera acritica ed “a prescindere”, essendo convinto che ogni
scelta debba essere passata prima al vaglio di considerazioni relative alla
convenienza in termini di ricadute occupazionali e di benessere per l’intera
comunità e per i giovani in modo particolare. Non mi troverai mai dalla parte
della mummificazione del territorio, caro Ivo, o iscritto al partito dei
ciclisti della domenica o di quelli che fanno jogging per smaltire grassi in
eccesso se il prezzo da pagare dev’essere quello della disoccupazione o peggio
di una nuova emigrazione giovanile che pericolosamente cresce. Né credo, pur
convinto che il turismo sia un settore certamente da incrementare in questo
nostro contesto territoriale, che esso possa rappresentare la panacea di tutti
i mali e soprattutto l’alternativa economica ed occupazionale, dal momento che
anche laddove esso funziona veramente (non come qui, intendo), non copre mai
più del 30% del Pil, cioè del prodotto interno lordo. Per uscire dalla
stagnazione economica, che qui da noi dura da almeno dieci anni penalizzando
soprattutto i giovani under 35, ritengo, caro Ivo, siano necessarie soluzioni
improntate soprattutto al buon senso, non ideologiche, produttive di risultati pratici
e penso che esse debbano essere il frutto di una mediazione tra interessi,
d’una sintesi virtuosa da affidare alla politica, alla buona politica di cui
s’è persa da qualche tempo memoria ma senza la quale questo comprensorio (e
l’Italia stessa) è destinato ad un futuro di miseria. In ultima analisi, io
credo sia necessario che la politica e le istituzioni si mobilitino, come
seppero fare cinquant’anni fa per l’industrializzazione di queste nostre
sponde, intorno ad una strategia che metta lo sviluppo del porto di Punta Penna
(in associazione sinergica ed integrata con quelli di Ortona e Termoli) al
centro di un nuovo modello di sviluppo locale incentrato sullo scambio
commerciale con la sponda orientale dell’Adriatico ed in questo quadro
ripensino la funzione, l’estensione, gli insediamenti della zona industriale ad
esso adiacente. A tal proposito due proposte operative mi permetto di fare,
sperando diventino centrali nel dibattito sinora sterilmente orientato sul “No
a tutto”:
- la possibilità di
insediare anche attività commerciali nella zona di Punta Penna o di trasformare
in questo senso, se inutilizzati per scopi industriali, i capannoni esistenti
al fine di restituire all’intera zona la vitalità perduta;
- la revisione del
Piano Regolatore Territoriale del Coasiv, approvato, come ho ricordato, nel
1996, nella direzione di una diversificazione tipologica per aree, che in altre
parole significa dare ad ognuno degli agglomerati industriali presenti nel
Comprensorio (Dogliola, Casalbordino, Fresagrandinaria, Furci, Gissi-Monteodorisio-Scerni, Cupello,San Salvo,Roccaspinalveti, Punta
Penna, Lentella, Guilmi) una destinazione legata alla tipologia degli
insediamenti industriali e produttivi (ivi compresi quelli di energia).
Cesserebbero così, almeno spero, le polemiche, le
contrapposizioni, i sospetti, le strumentalizzazioni con un probabile vantaggio
per le zone interne, da sempre neglette e tenute fuori dalle dinamiche dello
sviluppo industriale.
Mi fermo qui confidando di aver esposto il mio pensiero in
maniera sufficientemente chiara, anche se, caro Ivo, ritengo che su queste
problematiche sarebbe più utile discutere in una sede più appropriata,magari
istituzionale, dove la fretta, le suggestioni ed i condizionamenti restino
possibilmente fuori dalla porta (questo è il motivo per il quale non ho votato
la risoluzione del collega Franco Caramanico) e dove possa prevalere la
consapevolezza che la tutela del bene comune non è appannaggio di taluni e
basta.
(Giuseppe Tagliente)
1 commento:
Molto ben detto Dr.Tagliente; specialmente quel “Non mi troverai mai dalla parte della mummificazione del territorio o iscritto al partito dei ciclisti della domenica o di quelli che fanno jogging per smaltire grassi in eccesso se il prezzo da pagare dev’essere quello della disoccupazione o peggio di una nuova emigrazione giovanile.".
Potrebbe essere lo slogan di un movimento.
Intanto un comunicato di oggi, ripreso da un quotidiano:
"A marzo sono 597mila i lavoratori in cassa integrazione, in aumento del 21,6% rispetto a febbraio, e ammontano a circa 100 milioni le ore di cassa autorizzate. Sono i dati che emergono dal rapporto Uil sulla cassa integrazione presentato dal segretario confederale, Guglielmo Loy. Continua la richiesta di cassa integrazione in deroga che, con complessive 37,5 milioni di ore, aumenta rispetto a febbraio del 21%. Incrementi si registrano anche per la gestione ordinaria (+12,8%) e, soprattutto, per quella straordinaria (+30,9%). L'aumento interessa tutte le tre aree del Paese, ma è nel Centro Italia che si riscontra l’incremento maggiore (+37,8%), seguito dal Mezzogiorno (+25,3%) e dal Nord (+14,7%).
Previsioni negative - E' Roma la provincia più cassaintegrata con 6,5 milioni di ore autorizzate superando, in questa preoccupante classifica, le grandi aree industriali del Nord. Se nel 2012 l’andamento della cassa integrazione dovesse confermarsi a questi livelli, sottolinea la Uil, saranno oltre 1,5 milioni i lavoratori che vivranno l’esperienza di essere "sospesi" dalla produzione. Un dato che inevitabilmente si ripercuoterà sulle loro condizioni economiche con ulteriore impatto negativo sull'economia."
Trovo curioso che una città che sembra ostile ad ogni nuova iniziativa industriale, abbia un Istituto Tecnico Industriale.
Una città che auspica un miracolo turistico e non abbia una scuola Alberghiera o un Istituto Tecnico per il turismo.
Che sogna una società agricola e non abbia una scuola agraria o agroindustriale o zootecnica.
In compenso piange e si compiange per la chiusura dell'ennesima inutile università, per giunta distaccata.
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