giovedì 12 aprile 2012

La Regione frena sugli impianti insalubri nel Vastese: le reazioni

RIFONDAZIONE COMUNISTA
http://ilcentro.gelocal.it/chieti/cronaca/2012/04/10/news/impianto-recogen-no-del-prc-5761723
VALLE CENA
Http://www.histonium.net/archivio_news/2012/trattamento-rifiuti-e-discarica-della-vallecena,-progetto-in-stand-by-alla-regione_22336.php
All'interno COMUNICATI:  SEL, COBAS, Giuseppe TAGLIENTE


COMUNICATO STAMPA SEL
Il circolo SEL di Vasto esprime soddisfazione per la bocciatura alla Commissione VIA della Regione Abruzzo del progetto RECOGEN della azienda Puccioni SpA nella Z.I. di Punta Penna, nell’area di protezione esterna della Riserva Naturale Punta Aderci.  L’iter prosegue comunque, ma questo NO deve far riflettere sulla contrarietà di tanti cittadini a progetti di difficile sostenibilità in un’area tanto delicata.
SEL è sempre stata in prima linea su questa ed altre tematiche ambientali, ma oggi, prima di ogni altra considerazione, ringrazia vivamente i cittadini di Vasto che, nei comitati, nelle associazioni, nei partiti e  singolarmente, hanno sostenuto  la questione ambientale e, anche con  la loro numerosa presenza davanti alla Regione in un giorno feriale, hanno contribuito in maniera determinante a questo importante risultato.
Risultati che, insieme all’importantissimo NO  al progetto di estrazione di gas a Bomba ed alla “sospensiva” sul progetto della discarica a Furci, fanno sperare in un approccio più attento della Regione alle problematiche ambientali che verifichi l’insostenibilità di taluni progetti in itinere (cementificio e centrali a biomasse a Punta Penna).
Tutto ciò conferma come la cultura della tutela ambientale  e la rinnovata sensibilità verso queste problematiche, che fino a qualche anno fa era appannaggio solo di pochi,   sempre di più diventano temi cari anche ai  cittadini del nostro territorio e SEL, che ha nel nome del partito la parola “ecologia”, non può che valutare positivamente questa rinascita e confermare il proprio impegno in questa direzione.
CIRCOLO SEL Sinistra Ecologia e Libertà Vasto
11/04/2012

COMUNICAto dei COBAS
La  VITTORIA DELLA CITTADINANZA
L’esito negativo della V.I.A. (Valutazione di impatto ambientale) della commissione regionale di ieri 10 aprile ’12  sull’impianto di rigenerazione dell’acido cloritico “Recogen”nella Riserva naturale di Punta Aderci non è  casuale ; essa è la logica risultante di un preciso dossiere che le organizzazioni ambientaliste hanno saputo produrre per contrastare una infausta eventuale positiva decisione della commissione regionale per la V.I.A. ,accompagnata da una decisa svolta di lotta dei vari comitati a difesa dell’ambiente come bene comune e dunque non violabile per decisione di qualche ditta torello da strapazzo , in stile berlusconico, che ahinoi, non sa ancora che Berlusconi è tramontato! E’ anche la conseguenza dell’onda lunga della grandiosa, storica (per Vasto) manifestazione  del 31 Marzo, di cui i Cobas sono stati uno degli attori principali, perché in essa si è potuto realizzare una unità di intenti che era nella pelle della gente, combinando indignazione, rabbia ed organizzazione. Ciò è confermato  dalla rumorosissima manifestazione di ieri sotto la sede regionale de L’Aquila, che ha visto la partecipazione dei comitati Vastesi, dei comitati presenti alla manifestazione di Vasto (come il comitato contro la centrale di Piacciano) e che ha condizionato e non poco la decisione sulla centrale di Punta Aderci. Sappiamo che le insidie non sono finite e che i territori che si vogliono devastare non sono solo quelli del Vastese, bensì tanti altri (Bomba, Picciano, Ortona, Lanciano e chi più ne ha più ne metta!)
Questo ci spinge, oltre alla gioia per il momentaneo scampato pericolo per Punta Aderci, a restare vigili sugli altri siti e sulle altre problematiche ambientali , non escluso la questione del TPL (trasporto pubblico locale), giacché il piano regionale del trasporto (sottoposto anch’esso V.I.A.) somiglia molto più ad un piano di fabbricazione ,che ad un piano del trasporto pubblico.
I Cobas perciò, nel fare appello a non abbassare la guardia, invitano i comitati ad unirsi in rete, a garantire  presenze la dove i comitati locali lo richiedano per sviluppare solidarietà e partecipazione.  Altre lotte ci attendono: costruiamo insieme una piattaforma solidale e militante, che sia la base per un Abruzzo  diverso da quello che ci vogliono propinare. Moltiplichiamo le iniziative di contrasto su tutti  i campi possibili. I Cobas ,nei limiti del possibile, daranno una mano alla loro realizzazione.
Pescara, 11 aprile 2012
Confederazione Cobas Abruzzo

                                                COMUNICATO STAMPA

TAGLIENTE RISPONDE A IVO MENNA.
Abstract
“Non mi troverai mai dalla parte della mummificazione del territorio o iscritto al partito dei ciclisti della domenica o di quelli che fanno jogging per smaltire grassi in eccesso se il prezzo da pagare dev’essere quello della disoccupazione o peggio di una nuova emigrazione giovanile.
La responsabilità della confusione creata intorno al problema dell’insediamento della centrale a biomasse, è dell’attuale Amministrazione comunale e degli atteggiamenti ondivaghi ed incerti da essa assunti.
Occorrono scelte improntate alla mediazione degli interessi.
Il turismo non può rappresentare l’alternativa dal momento che anche laddove funziona  non copre mai più del 30% del Pil. La politica e le istituzioni si mobilitino intorno ad una strategia che metta lo sviluppo del porto di Punta Penna (in associazione sinergica ed integrata con quelli di Ortona e Termoli) al centro di un nuovo modello di sviluppo locale incentrato sullo scambio commerciale con la sponda orientale ed in questo quadro ripensino la funzione, l’estensione, gli insediamenti della zona industriale.
 Due proposte operative, sperando diventino centrali nel dibattito sterilmente orientato sul “No a tutto”:
 1) la possibilità di insediare anche attività commerciali nella zona di Punta Penna o di trasformare in questo senso, se inutilizzati per scopi industriali, i capannoni esistenti al fine di restituire all’intera zona la vitalità perduta;
2) la  revisione del Piano Regolatore Territoriale del Coasiv nella direzione di una diversificazione tipologica per aree, dando ad ognuno degli agglomerati industriali (Dogliola, Casalbordino, Fresagrandinaria, Furci, Gissi-Monteodorisio-Scerni, Cupello, San Salvo,Roccaspinalveti, Punta Penna, Lentella, Guilmi) una destinazione legata alla tipologia degli insediamenti industriali e produttivi (ivi compresi quelli di energia).

                                      
                                IL  TESTO COMPLETO DELLA LETTERA

                                                                            Alla cortese attenzione del dott. Ivo Menna
                                                                                                                               V  a  s  t  o

                                                        
Caro Ivo,
Rispondo alla Tua “chiamata in causa”, anche se con un pizzico di fastidio che alcune tue affermazioni, assolutamente gratuite e faziose, mi hanno provocato. E siccome non sono di quelli che hanno l’abitudine di lasciarsi passare la mosca sotto il naso replico subito ad esse richiamando alla tua (debole) memoria che su Punta Penna non ho nulla da rimproverarmi dal momento che sono stato, come ricorderai, l’amministratore che ha combattuto dall’opposizione l’insediamento di una centrale a carbone e l’allocazione di silos per lo stoccaggio di acidi, così come anche quello che ha poi voluto, da sindaco, il piano regolatore dell’area industriale e del porto, il piano territoriale del Coasiv, quello che ha approvato e normato il parco di punta Aderci (d’Erce), nonché lo stesso che ha individuato ed inserito nel P.r.g .cittadino un’ipotesi di delocalizzazione dell’industria sul Sinello che le amministrazioni comunali successive hanno completamente disatteso. Fatta questa premessa, non mi sottraggo alla tua provocazione ed entro nel merito delle questioni sollevate dicendo chiaro e tondo quel che penso, e cioè che la responsabilità  di quanto sta avvenendo, soprattutto della confusione creata intorno al problema dell’insediamento della centrale a biomasse, è dell’attuale Amministrazione comunale e degli atteggiamenti ondivaghi ed incerti da essa assunti. Un’altra Amministrazione comunale – intendo una diversa da quella che tu hai votato -  avrebbe  detto chiaro e tondo le sue intenzioni sin da subito, evitando paraculate e giustificazioni tardive quanto fragili, ed avrebbe posto il problema nei termini giusti in cui deve essere posto, e cioè ponendo a se stessa ed al consiglio comunale ( ed alla Città) il quesito di quale destino riservare all’area industriale di Punta Penna ed in primis al bacino portuale in una visione prospettica di sviluppo del territorio. Per quanto riguarda poi la mia posizione personale, ho il coraggio di dire che io non sposo campagne ambientali in maniera acritica ed “a prescindere”, essendo convinto che ogni scelta debba essere passata prima al vaglio di considerazioni relative alla convenienza in termini di ricadute occupazionali e di benessere per l’intera comunità e per i giovani in modo particolare. Non mi troverai mai dalla parte della mummificazione del territorio, caro Ivo, o iscritto al partito dei ciclisti della domenica o di quelli che fanno jogging per smaltire grassi in eccesso se il prezzo da pagare dev’essere quello della disoccupazione o peggio di una nuova emigrazione giovanile che pericolosamente cresce. Né credo, pur convinto che il turismo sia un settore certamente da incrementare in questo nostro contesto territoriale, che esso possa rappresentare la panacea di tutti i mali e soprattutto l’alternativa economica ed occupazionale, dal momento che anche laddove esso funziona veramente (non come qui, intendo), non copre mai più del 30% del Pil, cioè del prodotto interno lordo. Per uscire dalla stagnazione economica, che qui da noi dura da almeno dieci anni penalizzando soprattutto i giovani under 35, ritengo, caro Ivo, siano necessarie soluzioni improntate soprattutto al buon senso, non ideologiche, produttive di risultati pratici e penso che esse debbano essere il frutto di una mediazione tra interessi, d’una sintesi virtuosa da affidare alla politica, alla buona politica di cui s’è persa da qualche tempo memoria ma senza la quale questo comprensorio (e l’Italia stessa) è destinato ad un futuro di miseria. In ultima analisi, io credo sia necessario che la politica e le istituzioni si mobilitino, come seppero fare cinquant’anni fa per l’industrializzazione di queste nostre sponde, intorno ad una strategia che metta lo sviluppo del porto di Punta Penna (in associazione sinergica ed integrata con quelli di Ortona e Termoli) al centro di un nuovo modello di sviluppo locale incentrato sullo scambio commerciale con la sponda orientale dell’Adriatico ed in questo quadro ripensino la funzione, l’estensione, gli insediamenti della zona industriale ad esso adiacente. A tal proposito due proposte operative mi permetto di fare, sperando diventino centrali nel dibattito sinora sterilmente orientato sul “No a tutto”:
  - la possibilità di insediare anche attività commerciali nella zona di Punta Penna o di trasformare in questo senso, se inutilizzati per scopi industriali, i capannoni esistenti al fine di restituire all’intera zona la vitalità perduta;
- la  revisione del Piano Regolatore Territoriale del Coasiv, approvato, come ho ricordato, nel 1996, nella direzione di una diversificazione tipologica per aree, che in altre parole significa dare ad ognuno degli agglomerati industriali presenti nel Comprensorio (Dogliola, Casalbordino, Fresagrandinaria, Furci, Gissi-Monteodorisio-Scerni, Cupello,San Salvo,Roccaspinalveti, Punta Penna, Lentella, Guilmi) una destinazione legata alla tipologia degli insediamenti industriali e produttivi (ivi compresi quelli di energia).
Cesserebbero così, almeno spero, le polemiche, le contrapposizioni, i sospetti, le strumentalizzazioni con un probabile vantaggio per le zone interne, da sempre neglette e tenute fuori dalle dinamiche dello sviluppo industriale.
Mi fermo qui confidando di aver esposto il mio pensiero in maniera sufficientemente chiara, anche se, caro Ivo, ritengo che su queste problematiche sarebbe più utile discutere in una sede più appropriata,magari istituzionale, dove la fretta, le suggestioni ed i condizionamenti restino possibilmente fuori dalla porta (questo è il motivo per il quale non ho votato la risoluzione del collega Franco Caramanico) e dove possa prevalere la consapevolezza che la tutela del bene comune non è appannaggio di taluni e basta.                
                                                                                  

                                                                                                (Giuseppe  Tagliente)

Vasto,11 aprile 2012                                



1 commento:

Ciccosan ha detto...

Molto ben detto Dr.Tagliente; specialmente quel “Non mi troverai mai dalla parte della mummificazione del territorio o iscritto al partito dei ciclisti della domenica o di quelli che fanno jogging per smaltire grassi in eccesso se il prezzo da pagare dev’essere quello della disoccupazione o peggio di una nuova emigrazione giovanile.".
Potrebbe essere lo slogan di un movimento.

Intanto un comunicato di oggi, ripreso da un quotidiano:

"A marzo sono 597mila i lavoratori in cassa integrazione, in aumento del 21,6% rispetto a febbraio, e ammontano a circa 100 milioni le ore di cassa autorizzate. Sono i dati che emergono dal rapporto Uil sulla cassa integrazione presentato dal segretario confederale, Guglielmo Loy. Continua la richiesta di cassa integrazione in deroga che, con complessive 37,5 milioni di ore, aumenta rispetto a febbraio del 21%. Incrementi si registrano anche per la gestione ordinaria (+12,8%) e, soprattutto, per quella straordinaria (+30,9%). L'aumento interessa tutte le tre aree del Paese, ma è nel Centro Italia che si riscontra l’incremento maggiore (+37,8%), seguito dal Mezzogiorno (+25,3%) e dal Nord (+14,7%).
Previsioni negative - E' Roma la provincia più cassaintegrata con 6,5 milioni di ore autorizzate superando, in questa preoccupante classifica, le grandi aree industriali del Nord. Se nel 2012 l’andamento della cassa integrazione dovesse confermarsi a questi livelli, sottolinea la Uil, saranno oltre 1,5 milioni i lavoratori che vivranno l’esperienza di essere "sospesi" dalla produzione. Un dato che inevitabilmente si ripercuoterà sulle loro condizioni economiche con ulteriore impatto negativo sull'economia."

Trovo curioso che una città che sembra ostile ad ogni nuova iniziativa industriale, abbia un Istituto Tecnico Industriale.
Una città che auspica un miracolo turistico e non abbia una scuola Alberghiera o un Istituto Tecnico per il turismo.
Che sogna una società agricola e non abbia una scuola agraria o agroindustriale o zootecnica.
In compenso piange e si compiange per la chiusura dell'ennesima inutile università, per giunta distaccata.