Dall'ex Assessore alla Cultura FrancescoPaolo D'Adamo, riceviamo e pubblichiamo
Sono così tante le incoerenze, rilevate dai vari interventi tenuti nella conferenza stampa inerente la nuova gestione di Palazzo d’Avalos, che si potrebbe scrivere un articolo lunghissimo. Tuttavia gli articoli lunghi dopo un po’ annoiano, quindi tenterò di essere breve.
Partirò da una responsabile e cosciente ammissione del Presidente della Fondazione, Ernano Marcovecchio che dice: “La nostra ambizione è quella di promuovere Palazzo d’Avalos su tutto il territorio.” Giustamente il Presidente è cosciente delle competenze, delle esperienze e delle professionalità che la sua Fondazione può esprimere e precisa “tutto il territorio”. Non parla di tutta la provincia, tutta la regione, di tutta l’Italia ed oltre, si ferma a “tutto il territorio”. Comunque il Presidente Marcovecchio ha a disposizione un intero anno, per acquisire la dovuta esperienza ed allargare, fuori dal territorio da Lui indicato, la promozione di Palazzo d’Avalos.
Il primo cittadino, il quale ha sottolineato che “la nuova gestione ha il compito di far decollare Palazzo d’Avalos” specifica che il Palazzo, dovrà diventare “una fabbrica di eventi e non una fabbrica di debiti come, purtroppo molto spesso è stato in passato”. Dimentica questo primo cittadino che anche in passato era primo cittadino. Quando si è autonominato assessore alla cultura, che cosa ha fatto? Il suo predecessore ha portato a Vasto, oltre a tanto altro, una mostra, realizzata con i “fichi secchi”, solo contro tutti. Lo stesso è partito ed è andato a colloquio dal Ministro per i Beni Culturali, con l’autorevolezza e la determinazione che deve avere un Assessore alla Cultura.
In quella occasione, di Vasto e di Palazzo d’Avalos, si è parlato su testate giornalistiche italiane ed estere (Repubblica, Corriere della Sera, Guardian, Times ecc.), e non sui giornaletti da bar. Quell’Assessore ha sostenuto sulle sue spalle tutti gli oneri e tutte le critiche. Queste ultime arrivarono esclusivamente dai suoi “alleati” nell’ambito dell’amministrazione comunale, sindaco in testa.
Vogliamo piuttosto puntualizzare quanto riportato su Vastoweb.com : “Fino ad ora - afferma Lapenna - ognuno ha fatto quello che ha voluto: si sono fatte cene e pranzi a Palazzo d’Avalos. Ora le autorizzazioni le darà la fondazione”. Chi è che si è opposto alla realizzazione di “Enotria” che prevedeva stand di degustazione nelle sale della Pinacoteca? Da quale capitolo di bilancio sono venuti fuori i soldi per “le cene ed i pranzi” che si sono tenuti al Palazzo? Mi fermo qui. (non senza precisare che: non ho mai cenato o pranzato al d’Avalos. Mi hanno fatto celebrare solo tre matrimoni, perché celebrare matrimoni potrebbe portare voti).
Su quanto dichiarato dall’attuale assessore: “Vasto, deve diventare una sorta di rete di opportunità culturali che fanno perno su Palazzo d’Avalos, mettendo in rete tutto il resto e, in particolare, le Terme Romane e la passeggiata archeologica. Molto importante sarà la promozione nelle scuole, la nuova cartellonistica, le iniziative che saranno organizzate e gli orari: in estate Palazzo d’Avalos sarà aperto tutti i giorni. Per gli altri mesi tutti i festivi”, lascio il giudizio al lettore.
Credo di essere stato sufficientemente stringato. Magari il seguito in un prossimo articolo
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