domenica 1 gennaio 2017

Ieri sera grande partecipazione alla celebrazione dell'ultimo dell'anno a S. Maria Maggiore

In passato era nota come la Prediche di Fabbrezije

Nell'ultimo giorno dell'anno a S. Maria Maggiore si è rinnovata la suggestiva e solenne celebrazione con i 365 rintocchi della campana grande, il panegirico pronunciato dal parroco ed il suggestivo canto del Te Deum, in ringraziamento al Signore per l'anno appena trascorso.
50 foto>>> 


Tantissimi i fedeli che non hanno voluto mancare a questo importante appuntamento di fede. In prima fila anche il sindaco di Vasto, Francesco Menna, accompagnato da alcuni rappresentanti dell'amministrazione comunale. A presiedere la suggestiva cerimonia il parroco don Domenico Spagnoli, insieme a don Gianfranco Travaglini, parroco della Cattedrale, e Fratel Giuseppe. Al termine della S. Messa, di forma breve e essenziale, è seguita l'esposizione del SS. Sacramento sul bellissimo ostensorio cinquecentesco. Dopo un breve momento di adorazione, don Domenico si è rivolto ai fedeli per un lungo commento al Te Deum, ricordando le origini di questa tradizione e soffermandosi sui principali fatti del 2016, "definito dalla maggior parte degli esperti della comunicazione un anno drammatico. Pensate agli attentati terroristici di Bruxelles, Instanbul, Nizza, Berlino". Ed ancora ai tanti migranti morti, per attraversare il Mediterraneo e raggiungere l'Europa, e i tanti conflitti in corso in tutto il mondo. "Se poi si guardasse allo scollamento tra ciò che annunciavano i sondaggi ufficiali e ciò che ha espresso la base elettorale in occasione di alcuni appuntamenti come la questione Brexit, l’elezione di Donald Trump negli USA e anche il nostro Referendum sulla riforma costituzionale troviamo una costante: è andata in esilio la capacità di percepire il disagio del popolo". Don Domenico ha ricordato anche la grande ferita del terremoto nel Centro Italia "che ha lasciato dietro di sé morti e devastazioni di cui porteremo le conseguenza ancora per molto, ci viene da pensare ad un momento angosciante della nostra contemporaneità. Riconosciamo infatti che tanti sarebbero i motivi per rattristarci o per fuggire dalla realtà, tanti sarebbero quelli per disperare o per rinchiudersi nel proprio piccolo mondo". Un momento questo sicuramente difficile, dove deve entrare in gioco la nostra vocazione cristiana per non lasciarci vincere dall'angoscia e dalla disperazione, "perché il credente non si ferma e continua a camminare", affidandosi "su chi ha posto la sua fiducia". "Il 2017 deve essere un anno di pace in cui si riparte dalla famiglia", ha concluso Don Domenico, "Almeno noi ripartiamo da lì e avremo seminato la pace di cui il mondo ha urgente bisogno. La nostra Città ha urgente bisogno di quella pace tra le nuove e le vecchie generazioni che è fatta di ascolto, di sguardo, di condivisione; la nostra Città ha bisogno di quella riconciliazione tra giovani e cultura perché dalla cultura - che è scoperta del bello e del profondo patrimonio che abbiamo - nasce il rispetto e la tutela di sé, dell’altro e dell’ambiente. La nostra gente ha bisogno di quella pace fondata sulla corresponsabilità in cui passiamo dal “mi faccio gli affari miei” al "mi interessa che ciò che è di tutti rimanga per tutti”. C’è bisogno di ritrovare la pace tra giovani e lavoro perché dentro c’è la custodia delle famiglie". Al termine della predica è seguita la celebrazione di ringraziamento con il canto prima delle litanie lauretane e poi del Te Deum, cantato a gran voce dal coro e da tutti i fedeli: Te Deum laudamus, te Dominum confitemur… Noi ti lodiamo, Dio, ti proclamiamo Signore. O eterno Padre, tutta la terra ti adora. Lino Spadaccini

Nessun commento: