mercoledì 24 aprile 2024

UN PO’ DI VASTO IN QUEL 25 APRILE1945 A MILANO

Il primo numero del nuovo Corriere a firma di Mario Borsa  26 aprile 1945

Protagonisti di quella giornata Corrado Bonfantini e Mario Borsa ex internati a Vasto (Istonio Marina); Enrico Mattei, Raffaele Mattioli ed Ettore Janni. Loro e tanti altri hanno lottato per la pace, l’indipendenza e la libertà.

Siamo quasi al 25 aprile Festa della Liberazione: una ricorrenza storica in cui si commemora la liberazione dell'Italia dal nazifascismo. E’ il giorno in cui a Milano il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti, indicando a tutte le forze partigiane facenti parte del Corpo Volontari della Libertà di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa.

 L’operazione riuscì: i primi ad entrare a Milano furono i Partigiani delle Brigate Matteotti al comando di Corrado Bonfantini, che a fine giornata parlò alla Stazione Radio di Porta Vigentina, denominata Radio Milano Libera, dicendo ai milanesi: “Qui parla Corrado, comandante delle Matteotti, Milano è libera. Abbiamo conquistato la libertà, ma ora dobbiamo costruire una democrazia”.  Il noto personaggio, eletto poi alla Costituente e successivamente al Parlamento per tre legislature, è stato internato a Vasto (Istonio) Marina dal 1940 al 1943. Periodo in cui - si dice - stava per nascere una love story con una ragazza del posto.

Ma tra i partigiani a Milano quel 25 aprile c’era anche Enrico Mattei, futuro presidente dell’ENI, che da ragazzo aveva frequentato la Scuola Tecnica di Vasto (attuale Scuola Media G. Rossetti), datosi che suo padre era in servizio alla stazione Carabinieri di Casalbordino. Nel 1944 Mattei diventa componente del Comando generale del Corpo volontari della Libertà nel nord Italia quale esponente dei Partigiani cristiani. Svolge un ruolo molto importante al punto da essere uno dei sei capi che sfilano, alla testa del corteo dei partigiani vittoriosi alla liberazione di Milano, il 6 maggio 1945 in Piazza Duomo insieme a Ferruccio Parri, Luigi Longo, il generale Raffaele Cadorna, Mario Argenton e Enrico Stucchi. FOTO 


Ad accreditare Mattei negli ambienti antifascisti cattolici milanesi fu il politico vastese Giuseppe Spataro che lo ricevette a Roma a maggio 1943 che successivamente lo introdusse negli ambienti democristiani per la sua candidatura al Parlamento. Un altro vastese che Mattei frequentava a Milano fu Raffaele Mattioli presidente della Banca Commerciale Italiana che finanziò il salvataggio dell’Agip, favorendo anche la nascita dell’ENI.

Un’altra presenza importante a Milano quel 25 aprile fu quella di un altro ospite del Campo di internamento di Istonio Marina: il giornalista Mario Borsa,che nominato dal CLN direttore del nuovo Corriere della Sera, il giorno dopo titolò “Milano insorge contro i nazifascisti”. 

Da aggiungere che il Corriere fino a pochi mesi prima era firmato dal vastese Ettore Janni, nominato dopo l’armistizio del 1943, che però si era dovuto trasferire in Svizzera per sfuggire alla caccia dei nazisti che avevano messo una taglia sulla sua testa.

Il 25 aprile il Comitato Nazionale di Liberazione aveva affidato la direzione del giornale a Borsa in virtù del "suo passato adamantino di giornalista schivo da ogni compromissione e di tenace assertore dei principi di libertà e di giustizia sociale, in omaggio ai quali, sotto il fascismo aveva sofferto due volte il carcere, due anni di ammonizione e in più a 70 anni il campo di concentramento a Istonio Marina…".

 Borsa scrisse parecchi libri. In "Memorie di un redivivo" racconta il suo trasferimento presso il campo di concentramento di Vasto Marina. “Una sera, finalmente, mi avvisarono che la mattina dopo sarebbero venuti i carabinieri a prendermi per portarmi nel campo di concentramento di Istonio Marina”, racconta Borsa che era in prigione ed aveva 70 anni. “Feci un fagottello delle mie robe. salutai ad uno ad uno i miei compagni di cella… giunto abbasso, denudato, passata un’altra visita, riavute di ritorno le cose mie, fui consegnato ai carabinieri, che in presenza del Commissario, mi misero le manette. Una volta in strada, diretti alla stazione, l’appuntato me le tolse dicendomi: mettete le mani sotto l’impermeabile che non si veda che le avete libere!” “Arrivammo a Milano. Offrii al buffet della stazione la colazione ai miei due angeli custodi che erano stati gentilissimi. Mi dissero che, dovendo viaggiare in tradotta, ci avremmo messo due giorni per arrivare ad Istonio e che avrei dovuto dormire nelle carceri di Bologna prima, e poi in quello di Ancona. Se invece avessi pagato io il biglietto per me e per loro, avremmo preso il diretto e saremmo arrivati ad Istonio alle due di notte. Accettai subito di pagare il biglietto. Era un sabato d’agosto, stagione dei bagni. Il treno era affollatissimo”.

 

Nel libro Borsa dice : “Non dirò molto del campo di concentramento di Istonio Marina. C’era un centinaio e più di professionisti, avvocati, medici, professori, giornalisti, scrittori: trovai molti amici vecchi, molti ne feci di nuovi. Anche là tutto procedeva…seriamente. Il Commissario era un buon diavolaccio; non ebbe mai nulla a rimproverarmi… Immaginate che quando giunse il telegramma da Roma per la mia liberazione, me ne diede la comunicazione tutto commosso e la sera mi volle accompagnare alla stazione, portandomi lui la valigia!”.

 Ma Mario Borsa oltre al vastese Ettore Janni, conosceva molto bene anche Raffaele Mattioli. Quando nel 1946 il banchiere e umanista vastese costituì a Milano l'associazione “Casa della Cultura” con 19 soci, volle alla presidenza Mario Borsa, direttore del nuovo Corriere della Sera. Tra gli altri soci, oltre Mattioli (presidente della Banca Commerciale), Alberto Mondadori, Gaetano Baldacci (direttore del Giorno), gli scrittori Giovanni Titta Rosa ed Elio Vittorini, l'editore Giulio Einaudi.

Rileggendo queste pagine di storia si capisce che  la Repubblica è nata grazie all’impegno ed alla lungimiranza di grandi uomini, che con entusiasmo e passione civile hanno lottato per la pace, l’indipendenza e la libertà. Almeno una volta l’anno vale la pena di soffermarsi un momento su questi tre grandi valori. Buon 25 aprile!

NICOLA D’ADAMO

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