Torna l’incubo delle pale eoliche di fronte a Punta Aderci. Presentate le prime osservazioni della Provincia di Chieti: riguardano più che altro le “infrastrutture a terra”. Per la Società facilitate le autorizzazioni per le operazioni a mare aperto in acque internazionali.
Per mesi non si era più sentito parlare del “Parco eolico offshore Medio Adriatico” da ubicare a 25 km dal Porto di Vasto ed erano in molti a credere che il progetto fosse saltato. Invece così non è.
Il progetto della NP Francavilla Wind Srl è andato avanti e ha concluso in questi giorni la sua fase di SIA Scoping (12 febbraio -13 marzo 2024) presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e si aspettano i passi successivi. Ora tutta la documentazione (in totale 73 documenti) è depositata sul sito del Ministero https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/10366/15293
Forse è il caso di spiegare che il cosiddetto "scoping" è una parte del processo di VIA che offre sia al committente che all'autorità competente una tempestiva opportunità per definire i principali impatti ambientali e le questioni di interesse nella procedura di VIA, nonché la natura e la portata delle informazioni necessarie per prendere una decisione informata sul progetto. Pertanto, in generale, lo scoping può essere considerato uno strumento di accelerazione dell’iter nel processo di VIA.
Ricordiamo che nel 2022 la società NP Francavilla Wind Srl ha presentato una richiesta per una concessione demaniale della durata di 40 anni finalizzata alla realizzazione di un impianto eolico offshore, con 54 turbine eoliche, al largo della costa vastese, in acque internazionali, di fronte al Porto di Punta Penna e alla Riserva di Punta Aderci. Aggiungiamo anche che si prevede che l’energia prodotta venga trasportata per mezzo di cavidotti sottomarini fino alla spiaggia di Postilli, frazione di Ortona per la connessione alla stazione elettrica Terna di Collecorvino (Pe).
In uno dei documenti presenti sul sito del Ministero la NP Francavilla Wind chiarisce bene le localizzazioni: “L'obiettivo del proponente è l’ottenimento del Decreto di Compatibilità Ambientale per la realizzazione e la gestione di un parco eolico offshore che verrà realizzato nel Medio Adriatico. L’impianto oggetto della trattazione prevederà l’impiego delle seguenti componenti territoriali: Mare territoriale (entro il limite delle 12 miglia nautiche dalla linea di costa), ai fini dell’installazione del cavidotto marino sino alla terraferma; Mare internazionale (oltre il limite delle 12 miglia nautiche dalla linea di costa), ai fini dell’installazione delle torri eoliche e di una parte del cavidotto marino; Territorio regionale abruzzese per il passaggio del cavidotto terrestre dal punto di approdo situato nei pressi della spiaggia di Postilli, frazione del comune di Ortona a terra sino al punto di connessione alla Rete Elettrica Nazionale individuata dalla stazione Terna sita nel comune di Collecorvino (Pe)”.
La Provincia di Chieti, invitata a pronunciarsi in merito in fase di scoping, ha risposto con una nota del 26 febbraio 2024 a firma del Dirigente del Settore 3 Ing. Nicola Pasquini, il quale tra l’altro afferma che “da una preliminare visione della documentazione progettuale pubblicata sul sito web indicato nella nota ministeriale, non risultano rinvenibili analisi di compatibilità analitica e cartografica con lo strumento di area vasta della Provincia di Chieti”. Quindi l’ente si trova nella “impossibilità a procedere ad una preliminare istruttoria di competenza rispetto al “non contrasto” con il PTCP, sia vigente che adottato, dato che non si dispone degli elementi minimi essenziali per una compiuta valutazione della proposta presentata”.
Salomonicamente la Provincia risponde che “quanto sopra richiesto, è da intendersi quale apporto collaborativo limitato al Servizio Urbanistica”, per cui per ogni valutazione di natura ambientale “occorre relazionarsi con i relativi servizi competenti della Provincia quali il Servizio Ambiente e il Servizio Viabilità e Concessioni”.
La Provincia comunque sottolinea che essendo in presenza di cavidotti terrestri in alta tensione c’è “la necessità di effettuare i dovuti approfondimenti e analisi con riferimento ai campi elettromagnetici volti alla protezione della popolazione”. Il dirigente conclude la nota per lo scoping affermando che “si appalesa un necessario interessamento del Consiglio Provinciale, atteso la funzione di coordinamento che l’Ente riveste sulla scelta localizzativa del tracciato dell’infrastruttura a terra che interessa più municipalità”.
Come si vede si parla di “tracciato dell’infrastruttura a terra”, perché la localizzazione vera e propria del parco eolico in acque internazionali facilita il processo delle autorizzazioni.
La notizia del riavvio della procedura è nota negli ambienti dell’energia eolica tanto che il sito “Via col Vento” l’8 marzo ha dedicato un dettagliato articolo a firma di Paolo Della Ventura, in cui tra l’altro si parla anche di riduzione di CO2 e di occupazione.
“È previsto l’impiego di circa 250-300 dipendenti a tempo pieno responsabili della gestione dell’impianto, delle attività di sorveglianza in mare e a terra per la sorveglianza della sottostazione onshore”, scrive il sito, aggiungendo che sul CO2 i benefici sono questi: “Si stima una produzione di energia immessa in rete di circa 2.310 GWh/anno per una durata di circa 30 anni. A livello di emissioni risparmiate la stima è di 1,1 miliardi di tonnellate/anno di anidride carbonica CO2 (in 30 anni, 32,85 miliardi); 1,36 milioni di tonnellate/anno di anidride solforosa SO2 (in 30 anni, 40,9 milioni); 1,39 milioni di tonnellate/anno di ossidi di azoto (41,6 milioni in 30 anni)”.
Il dibattito a Vasto e dintorni si sta riaccendendo di nuovo e verte su alcune criticità che sono venute fuori già lo scorso anno. Nei prossimi giorni ci saranno sicuramente interventi di istituzioni, enti, partiti, associazioni di categoria, ambientalisti che solleveranno dubbi su questo progetto ponendo in risalto problemi per la pesca, la navigazione, il volo aereo (data l’altezza delle torri), l’ambiente e il turismo e altro ancora.
Ma concretamente il quadro di riferimento è l’indipendenza energetica del Paese e soprattutto la necessità di ridurre il surriscaldamento del pianeta.
A cui bisogna aggiungere un altro importante aspetto: che “al momento soltanto il 35% dell’elettricità nazionale è prodotta da fonti rinnovabili” e che “l’Italia si è posta un ambizioso obiettivo legato alla transizione energetica: arrivare all’84% di energia elettrica proveniente dalle rinnovabili entro il 2030”.
Di fronte a questi obiettivi l’atteggiamento “nimby”(not in my backyard) regge poco.
Ma a chi è contrario questo poco importa, per cui fino al varo definitivo del progetto la strada è ancora lunga. Molto lunga.
NICOLA D’ADAMO
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