L’articolo è tratto dalla rivista culturale “Terra e Cuore” di San Salvo (n.5 dicembre 2007), per cui alcuni personaggi citati nel pezzo, purtroppo, sono passati a miglior vita.
"TERRA D'EURE"
UNA PASSEGGIATA A VASTO
di Achille Pellicciotta
Francesco Paolo Votinelli |
In quest'ultima via ci abita un mio amico torinese: '"'Alberto, chi è questo F.P. Votinelli?"
"Mah, mi dicono che sia l'autore della canzone "Vaste, belle e terra d'eure". La pronuncia, naturalmente, denuncia la provenienza "sabauda", l'informazione, però, è giusta.
Questa canzone esiste: qualsiasi vastese di una certa età o chi, come chi scrive, frequenta Vasto da una vita, l'ha sentita ed anche canticchiata. Tra le nuove generazioni, forse, e sottolineo forse per lasciarmi il beneficio del dubbio, è poco nota.
Votinelli parla, favoleggia anzi, di una ''Terra d'eure" (Terra d'oro), da lui, emigrante, fortemente pensata notte e giorno ("Notte e jurne penze a tajje") e desiderata, addirittura bramata, da rivedere prima di morire ("e fa prima che me mi meue te putesse arivedajje"). Accontentiamolo, Votinelli e, in una ideale passeggiata, accompagniamolo a “rividajje” questa terra, la sua "Terra d'eure”.
Per farlo chiedo alla mia amica Delia di accompagnarci. Partiamo dalla periferia dove è stata "confinata" Via Votinelli, periferia che, seppur elegante, non è certamente quella "bramata" dal nostro. Superiamo lo snodo che, nella memoria collettiva, è ricordato come "Shanghai" e raggiungiamo Porta Nuova.
Da qui i nobili, a bordo delle loro carrozze, uscivano dalla città; noi, al contrario, ci entriamo. Abbiamo subito davanti i bei palazzi di C.so Palizzi che confluisce in C.so Dante. Una deviazione sulla destra, però, ci consente di raggiungere il Teatro Rossetti e il C.so Plebiscito. Anche qui bei palazzi che rimandano ad un passato splendore, durante il quale si può immaginare la ricca e colta società vastese percorrere questo corso, a piedi o in carrozza, per andare a teatro.
Un "comodo" asfalto (ma non sarebbe più bello un ciottolato!?) ci riporta all'oggi e, dopo aver superato un palazzo con una lapide dedicata a Filippo Palizzi e l'incrocio con C.so Dante che, con i suoi palazzi, confluisce nel C.so Palizzi, raggiungiamo la Chiesa della Madonna del Carmine.E' la prima chiesa che incontriamo ed è anche una di quelle sicuramente impresse nella mente di Votinelli. Lo lasciamo, perciò, entrare per qualche attimo di raccoglimento. Via Vescovado, con il suo barocco e la poderosa mole del collegio Histonium, ci introduce in P.za Caprioli, il "Giardinetto" nei ricordi di molti. E qui il nostro ha un sussulto: "il giardinetto" non c'è più. al suo posto è stato innalzato il Monumento ai caduti che tutti ricordiamo in P.za L. V. Pudente. Fatte salve le motivazioni di questo trasloco e l'alta considerazione per i caduti, il monumento conferisce alla piazzetta l'aspetto di una cappella cimiteriale. Ad un passo, tuttavia, inizia Via Bebbia: da sempre bella ed elegante a tal punto che il mio professore di diritto, "Tanino" La Palombara, vero arbiter elegantiae, la paragonava alla milanese Via Montenapoleone. Anche qui, però, Votinelli ha un sussulto: l'Albergo Nuova Italia, il caro vecchio albergo, che lo ospitava nei suoi ritorni a Vasto, non c'è più. Che tristezza!
Corso De Parma o Via della Corsea. come i vastesi amano chiamarlo, ci accoglie con i suoi ampi spazi circoscritti da bei palazzi tra i quali spicca la Cattedrale di cui ammiriamo le belle forme pseudo gotiche. Pochi passi ci dividono da una vera e propria "istituzione" della Corsea: Stella Ester. Rina per gli amici, Stellina per me.
L'incontro con lei è sempre con l'abbraccio per chiunque, figuriamoci per Francesco Paolo. Si conoscono da sempre e quando lui ritorna non può fare a meno di passare da lei.
Ester Stella con Achille Pellicciotta (2007) |
Sarà quello di cui Votinelli dice "nemme puzze ma scurdajje, fora la porta a lu Cuastelle, addò Sande Pandalaune vennaive ndriche e sciavunelle” O forse questo "Castello" è il quartiere a ridosso di Santa Maria Maggiore dove egli nacque il 13 Ottobre 1891? (Lo riporta, in un suo articolo apparso su Nuovo Vasto Notizie, il Cav. Giuseppe Catania - decano dei giornalisti vastesi - che saluto e ringrazio per le informazioni e i testi gentilmente fornitimi). Quale che sia la risposta suggerirei di intitolare la piazza che tutti conosciamo come dei Barbacani' o del Municipio (in loco però, non è possibile trovare nessuna indicazione in merito a F.P. Votinelli. D'altronde la madre vi aveva un basso…
Proseguiamo e vediamo il nostro amico bearsi e noi con lui della maestosa bellezza di Piazza Rossetti. Quando lui partì c'era solo uno slargo su cui si affacciavano palazzo Palmieri la Torre di Bassano e la chiesa dell'Addolorata . Oggi è senza dubbio alcuno una delle più belle piazze d'Italia la cui conformazione, unitamente alla toponomastica, rimanda ad anfiteatri romani e naumachie. Per uno stretto vicolo ci rituffiamo nei ricordi. Siamo a Santa Maria Maggiore e qui F. P. respira aria di casa, del suo quartiere. La possente mole della Chiesa, la più grande della città. e la sua poderosa Torre campanaria dominano tutto il labirinto circostante e Vìa Santa Maria con il suo barocco. Qui F. P. ci saluta, vuole perdersi tra i suoi ricordi.
Ci invita, però, a proseguire nella visita, cosa che io e Delia facciamo più che volentieri: lei in quest’occasione, accomuna il suo lavoro alla mia passione.
Superiamo la deliziosa Loggia Amblingh e ci appare la stupenda visione del golfo. Tratteniamo il respiro, oltre Casa Rossetti c'è un lampione che sporge, giriamo l’angolo, finalmente un urlo liberatorio: Ahh!, panorama mozzafiato, il mare Adriatico si spalanca davanti ai nostri occhi. L'orizzonte è senza confini: con un rapido sguardo si può andare dalla statua della "Bagnante" (logo "marino" della città) alla vicina San Salvo e poi a Termoli, alle Isole Tremiti e persino al Gargano, luogo, questo, da cui rimbalza una profonda venerazione per San Michele Arcangelo che di Vasto è il Patrono.
La chiesa a lui intitolata guarda proprio verso il Gargano, ma è suggestivo pensare che si trovi sulla direttrice che, partendo da Mont Saint Michel (Normandia) e passando per la Sacra di San Michele, nei pressi di Torino, arrivi a Vasto e quindi sul Gargano, a Monte Sant'Angelo.
Da un lato il mare, dall'altro il "labirinto": chissà se F. P. ha incontrato una di quelle "toste cafunatte" alle quali basta "nu paile”, un pelo, per battere "le femmene de la Mereche"? Ne dubitiamo fortemente: sarebbe dovuto scendere tra gli orti che separano Vasto dal mare, nei luoghi dove avveniva lo scambio ortaggi - pescato tra ortolani e pescatori!
Un passaggio obbligato ci fa entrare in un "Piccolo mondo senza tempo", dove la cortesia di Tilde e Nicola accompagna il passante nella ricerca, tra sogno e realtà, di un qualcosa che appaghi un desiderio.
Ancora pochi passi ed eccoci nella grande p.za L. V. Pudente dominata dal "Palazzo" per antonomasia: quello dei Marchesi d'Avalos, sede di musei e pinacoteche. C'è un impulso che ci spinge a salire lo scalone, attraversare la pinacoteca, im-boccare il lungo corridoio, guardare da un lato i giardini irripetibili e dall'altro le stanze con pavimenti maiolicati e soffitti affrescati. Il passo si fa sempre più spedito, quasi corre quando, infine, giungiamo sul balcone: c'è uno spettacolo da applausi, da urlo, che si rappresenta per i nostri occhi e c'è, naturalmente, una prima donna: il mare, quel mare la cui acqua " addore de quarajeine!"
Duro lasciare il "balcone". Il giro, però, lo impone: c'è ancora qualcosa da ricordare. Un tuffo al cuore: il "superstite" portale di San Pietro. Dalla piazzetta antistante si ammirano le sue fattezze e attraverso di esso ancora lui: il mare. Peccato quei bidoni delle immondizie che si frappongono alla vista. Decisamente da rimuovere.
A poca distanza c'è Sant'Antonio con la sua facciata incompiuta e, a seguire, un'emozione: Quei mosaici, stupendi, io lì ho ... "calpestati" durante gli anni in cui fre-quentavo la scuola che sorgeva sul posto, abbattuta, come gran parte del quartiere, a causa della frana del 1956. Ecco, Delia, la "Terra d'eure" di Votinelli si è ...mostrata passo dopo passo. Ora bisognerebbe tornare indietro per ammirarne tutti i tesori custoditi nelle chiese, musei e palazzi menzionati. Delia, naturalmente, è d'accordo. Però, al prossimo gruppo che accompagnerà, con l'entusiasmo e la bravura che caratterizzano la sua giovane età, parlerà certamente di una "Terra d'eure" ricca di bellezze artistiche, di armonie, di magiche atmosfere; Terra e Cuore, una terra dal cuore d'oro!
Achille Pellicciotta |
Testo della canzone di cui si parla nell'articolo
Uaste Bbèlle, terra d'éure
di Francesco Paolo Votinelli
M' arecorde di lu
Uaste
lu paése addò so' nate,
canda jè' pe la bbisagne
a sta terra ajje migrate.
Nimme puzze ma scurdaje
fore la porte a lu Cuastelle,
addò 'Sande Pandalàune
vennàive ndriche e sciavunèlle.
Rit.: Uaste e bbèlle e tèrra d'éure,
notte e jurne pènz' à ttàje
ma i' prima chi' mi mèure
ti vulèsse a rividaje.
E le fàmmene a la
Mèreche
sonne tutte nù culaire:
ppén' aescine da la scagne
dànne satte a ffà bbattaje.
Se le mbiàschene la facce
nghe la ciprie e lu rusciatte
ma nen vàlene nu pàile
de na tosta cafunàtte.
Rit.: Uaste e bbèlle
e tèrra d' éure,
notte e jurne pènz' à ttàje, ecc. ecc.
Se vvulème fà le bbagne
a mma' ije a Sàute Bbìcce
ma nge sta le bbille scuje
che ttinème a la Pinnicce.
Aècche, l'acche de lu mare
'mbuzzeneite de bbinzèine:
a Ccasàrze sinde l'acche
addurà de quarajèine.
Rit.: Uaste e bbèlle
e tèrra d' éure,
notte e jurne pènz' à ttàje, ecc. ecc.
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