Achille Gaspari, classe 1879 (padre del ministro Remo Gaspari) |
Achille Gaspari, il sarto
socialista di Clark Gable a New York
di Antonino Orlando
Durante una delle nostre telefonate il Prof. Mino Argentieri mi disse che il padre Alberto, socialista e sindacalista originario di Gissi, in Abruzzo, era in stretta amicizia con il padre dell’ On. le Ministro Remo Gaspari.
Incuriosito da questa notizia
ho approfondito un po’ la questione e consultando il Casellario politico
conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, ho avuto
modo di controllare che, al nome di Achille Gaspari, socialista nato a Gissi il
20 settembre del 1879, di professione sarto, è conservato un fascicolo contenente
una trentina di fogli.
In realtà, consultando i documenti d’archivio, viene utilizzato indistintamente sia il termine di anarchico sia di socialista. A questo punto ho pensato di intervistare il nipote di Gaspari il Prof. Lucio Achille Gaspari che gentilmente ha accolto la mia richiesta di raccontarmi la figura del nonno.
In una bella mattinata estiva,
seduti in uno stabilimento balneare della marina di Vasto, il professore mi ha
narrato alcune avventure che videro protagonista Achille Gaspari.
Mi ha riferito che all’età di 14 anni (nel 1893) il nonno partì da Genova per recarsi in Canada alla ricerca del padre che, da alcuni anni, non dava più segni di vita. Giunto a Montréal, lo rintracciò dopo alcune ricerche. Viveva in una condizione difficile perché aveva perso il lavoro e oltre alla miseria, nutriva un profondo senso di colpa per non poter aiutare la famiglia rimasta in Italia. Il giovinetto cercò un lavoro e raggranellati un po’ di soldi, pagò il rientro in Italia al proprio genitore.
Tornato in patria, a Gissi, dopo qualche anno emigrò di nuovo, questa volta in Argentina. L’esperienza in America latina non fu positiva. Viveva in una baracca di ondulati metallici alla periferia di Buenos Aires e ogni mattina doveva raggiungere il lavoro in centro con una bicicletta. Le notti piovose spesso rendevano il riposo difficile e la mattina si recava al lavoro senza aver dormito e con forti emicranie. Purtroppo i sacrifici non venivano ricompensati con guadagni adeguati. L’Argentina non era un paese ricco e non permetteva ad un emigrante di guadagnare abbastanza per raggiungere un discreto benessere.
Così, dopo poco, tornò in Italia. Nel frattempo maturò idee
socialiste in un ambiente, quello di Gissi, in cui le ingiustizie erano tante
ad opera di un ristrettissimo ceto agrario che spadroneggiava contro la massa
dei contadini e degli artigiani. Proprio tra alcuni artigiani di Gissi, attivi
all’ interno della locale Società operai di Mutuo soccorso, maturarono le idee
di riscatto e giustizia sociale.
I quegli stessi anni si sposò e nel 1910 nacque il primo figlio a cui diede il nome di Emilio Zola, in onore dello scrittore esponente del naturalismo francese che con i suoi romanzi aveva denunciato le condizioni tristissime del proletariato (il figlio diventerà docente universitario e Primario di pediatria all’ Ospedale di Teramo, durante il fascismo fu costretto, per ovvie ragioni politiche, a cambiare nome prendendo quello di Giuseppe).
Nel 1914 emigrò di nuovo, questa volta a New York dove si sistemò lavorando in un atelier di proprietà di un artigiano di origini ebraiche. Svolgeva le mansioni di disegnatore di modelli sia maschili sia femminili. La clientela era numerosa e benestante tuttavia il lavoro non lo aveva distolto dalle sue idee e frequentava assiduamente la nutrita comunità socialista e anarchica italo americana di New York.
La tranquillità economica raggiunta con il duro lavoro gli permetteva di
dedicarsi ad attività di solidarietà per i compagni, che per motivi politici
erano costretti a lasciare l’Italia. Tra questi conobbe e aiutò ad inserirsi
nella realtà americana il sindacalista rivoluzionario Edmondo Rossoni. Tra di
loro nacque una forte amicizia che rimarrà anche dopo, quando Rossoni diventerà
ministro ed esponente di punta del fascismo. In quegli anni di emigrazione
negli Usa Edmondo Rossoni dirigerà il giornale socialista “Il Proletario”.
Nel 1927 Achille Gaspari partecipò attivamente al Comitato di solidarietà di New York in favore di Sacco e Vanzetti anche se non mancherà di far sentire la sua voce critica per questioni organizzative.
In Italia tornava ogni 10 anni circa. Nel 1921 nacque il secondo genito: Remo Edmondo Libero, il futuro ministro della Repubblica Italiana. Con la crisi del 1929 il proprietario dell’atelier dovette procedere ad una ristrutturazione. Licenziò il collega greco e gli affidò, a parità di salario, anche il lavoro dell’altro. Non ebbe scelta e così continuò a lavorare come dipendente fino al 1932 quando il proprietario gli vendette l’attività.
Gaspari, assunse nuovamente nel suo laboratorio il collega greco: iniziò un periodo di grande lavoro e benessere. L’atelier andava benissimo e aveva una clientela ricercata e famosa. Tra questi il Presidente Roosevelt, Clark Gable, Gary Cooper, Mirna Loy, Jean Harlow.
Il prof. Gaspari mi ha raccontato anche un particolare simpatico e allo stesso tempo significativo della bravura del nonno.
Nel film “Accadde una notte “(1934) per la regia di Frank Capra, l’attore protagonista, Clark Gable, indossava un abito disegnato da nonno Achille. Lo stesso modello di abito fu inviato al figlio Remo, in quel periodo studente a Bologna, che lo indossò alla prima del film a Bologna.
Nel lungo periodo che trascorse negli Usa, il sarto ebbe modo di stringere amicizia anche con Umberto Nobile e Italo Balbo, che in quegli anni per varie ragioni si recarono in America.
Nel 1939 Achille Gaspari fece ritorno a Gissi. In quel periodo, le autorità locali di pubblica sicurezza, lo tenevano ancora sotto controllo per i suoi trascorsi di attivista socialista. Per questo motivo dovette rivolgersi all’ amico Rossoni che lo aiutò dando seguito alla cancellazione negli elenchi dei sovversivi. L’amicizia con Rossoni, come abbiamo già accennato, si mantenne viva e non mancò occasione che il Ministro facesse visita all’amico per trascorrere con lui qualche momento di relax dedicandosi alla comune passione per la caccia.
A tal proposito il nipote di Gaspari mi ha ricordato un simpatico episodio di quando Rossoni uscì da solo per una battuta di caccia accompagnato da un bellissimo esemplare di bracco tedesco di proprietà di Achille. Poco dopo il nonno vide tornare a casa solo il cane senza il Ministro. A quel punto, preoccupato, si mise alla ricerca dell’amico. Appena lo trovò, Rossoni ridendo gli raccontò che il cane, sconsolato, dopo averlo visto far cilecca con un gruppo di quaglie, lo aveva abbandonato per fare ritorno a casa.
Questi sono piccoli frammenti di
storie di vita che raccontano lotte, sacrifici, sofferenze e anche successi che
le generazioni precedenti ci hanno tramandato per regalarci un futuro migliore.
A noi l’arduo compito di non disperderne la memoria.
Antonino Orlando
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