domenica 26 marzo 2023

Parco eolico offshore a Punta Penna: presentata un'interrogazione alla Commissione Europea

 

Parco eolico offshore: pareri discordi, interrogazione alla Commissione Europea

 di  Nicola D'Adamo

Si è tornato a parlare in questi giorni del mega “Parco eolico offshore Medio Adriatico” che la Np Francavilla Wind di Milano vuole realizzare a 25 chilometri dalla costa di fronte a Punta Penna.

L’ultima notizia del parco a mare aperto in acque internazionali è di venerdì 24 marzo 2023 quando si è appreso che la procedura per l’autorizzazione è stata “temporaneamente ” sospesa per dare la possibilità alla società proponente di integrare ulteriori documenti richiesti dall'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, Ministero per le Imprese e Comune di Ortona.

In particolate l’Aviazione Civile vuole vederci chiaro prima di predisporre il parere richiesto sui “potenziali ostacoli/pericoli per la navigazione aerea”, nell'ambito della conferenza di servizi decisoria fissata dalla Capitaneria di Porto di Ortona.

Il dibattito a Vasto e dintorni si è di nuovo riacceso e verte su alcune criticità che sono già venute fuori nei precedenti incontri in Comune.

Ma bisogna sottolineare che il quadro di riferimento è l’indipendenza energetica del Paese venuta alla luce prepotentemente con la crisi ucraina; assieme alla necessità di ridurre il surriscaldamento del pianeta.

In questo quadro vanno riportate pur giuste critiche per “vederci chiaro” su questo grande investimento, che prevede 54 alte pale eoliche galleggianti con una potenza di 800 megawatt.  E’ giusta la preoccupazione che riguarda l’impatto visivo, con queste torri gigantesche proprio di fronte alla gettonatissima Riserva di Punta Aderci e i suoi riflessi sul turismo; giuste le preoccupazioni per il paesaggio e la fauna; e per l’interferenza con l’attività di pesca, datosi che la vasta area del parco eolico dovrebbe esser interdetta alla navigazione.

Senza introdurci nei problemi delle concessioni demaniali che è materia tecnica, vogliamo solo osservare che un’altra parte della pubblica opinione è d’accordo per la collocazione a mare aperto, essendo quella che dà meno fastidio alla popolazione locale e che offre anche il vantaggio di non consumare porzioni di territorio in terraferma. A fronte di un sacrificio minimo si ottengono buoni risultati perché si utilizzano zone libere dove il vento dove soffia più forte e assicura una buona produzione di energia elettrica pulita e rinnovabile.

Negli ultimi mesi è stato più volte messo in rilievo che “al momento soltanto il 35% dell’elettricità nazionale è prodotta da fonti rinnovabili” e che “l’Italia si è posta un ambizioso obiettivo legato alla transizione energetica: arrivare all’84% di energia elettrica proveniente dalle rinnovabili entro il 2030”.

Per raggiungere questo obiettivo, secondo accurati studi, saranno investiti 360 miliardi di euro, che daranno la possibilità di creare migliaia posti di lavoro.

Ma le rinnovabili (fotovoltaico e eolico) sono “fonti intermittenti”, nel senso che producono energia solo se c’è sole o vento. Quindi bisogna anche dire le centrali tradizionali termoelettriche non potranno scomparire del tutto e devono stare lì in allerta per entrare in funzione la momento del bisogno per assicurare fornitura costante di energia al Paese.

Questo è il lavoro che svolge la Terna che gestisce la rete elettrica nazionale.

Ed a proposito di Terna c’è da registrare che lo scorso 14 febbraio la società ha stretto accordi con le associazioni ambientaliste (Greenpeace Italia, Legambiente, WWF Italia), che “consentiranno di avviare un confronto sugli scenari energetici futuri e sulle innovazioni tecnologiche delle reti elettriche per il sostegno alle fonti di energia rinnovabile, sulla base degli obiettivi fissati dai pacchetti legislativi europei e delle direttive nazionali contenute nel PNIEC e nel PNRR. Inoltre, serviranno a porre l’attenzione sull’integrazione, nella pianificazione territoriale, delle altre risorse necessarie per la transizione energetica, ovvero sistemi di accumulo e fonti di energia sostenibile, in particolare gli impianti eolici offshore”.

Addirittura Legambiente sul suo sito apre con questo titolo: “Eolico off-shore. Il panorama non cambia. Il futuro sì”, a cui segue il sottotitolo: “Un nuovo viaggio di Legambiente lungo le coste italiane per smontare le fake news sull’eolico off-shore, coinvolgere e sensibilizzare le comunità coinvolte dai nuovi progetti e promuovere l’uscita dalle fonti fossili per fermare la crisi climatica”.

Ma chi non è d’accordo sul “Parco eolico offshore Medio Adriatico” al largo di Punta Penna ha fatto giungere la sua voce fino a Bruxelles al Parlamento Europeo.

Lo scorso 12 febbraio la parlamentare europea Rosa D'Amato (Verts/ALE) ha presentato alla Commissione una “Interrogazione con richiesta di risposta scritta (E-000445/2023)” sul Parco eolico offshore nel Medio Adriatico. Dopo la descrizione tecnica del progetto la parlamentare fa presente che “Il parco eolico dovrebbe sorgere in prossimità della riserva di Punta Aderci, individuata come SIC IT7140108 ai sensi della direttiva 92/43/CEE, all'interno della quale nidifica il Charadrius alexandrinus (fratino ndr), insieme ad altre specie tutelate e presenti nell'allegato I della direttiva 2009/147/CE[2]”. E pone alla Commissione i seguenti quesiti : 1.Ritiene che il progetto, se realizzato, possa comportare un deterioramento dell'habitat per il Charadrius alexandrinus, come specificato dal paragrafo 4 dell'articolo 4 della direttiva 2009/147/CE ? 2. Ritiene che il progetto debba essere oggetto di VINCA ai sensi dell'articolo 6 della direttiva 92/43/CEE ?

Da come si vede l’iter sarà molto lungo, con esiti non proprio scontati. Ne discuteremo ancora per molto.

Nicola D’Adamo

 

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