A fine anno era stata accolta con soddisfazione la norma inserita nella Finanziaria (Legge 29 dicembre 2022, n. 197) che prevede azioni per il contenimento della popolazione dei cinghiali. E sembrava che dal 1° gennaio si cominciasse ad operare in tal senso. Ma si ha l’impressione che finora sia rimasto tutto sulla carta e non si sa quanto tempo ci vorrà per vedere qualche beneficio.
Ma cosa prevede la nuova norma? Prevede, tra l'altro, che le regioni per la tutela delle produzioni agricole, per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale e altro ancora, “provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”.
Se questi metodi di controllo si rivelassero inefficaci la legge dà alle regioni un’altra possibilità, vale a dire che “possono autorizzare, sentito l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura”. Quest’ultimo comma impone ai ministri dell’ Ambiente e dell’Agricoltura, sentito l’Ispra e d’intesa con la Conferenza delle Regioni, di adottare entro 120 giorni “un piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale”.
Speriamo che, passati i 120 giorni (fine aprile), si mettano in atto secondo le modalità specificate dalla legge, tutte le azioni per la riduzione del numero dei cinghiali che quotidianamente provocano danni all’agricoltura ed alle auto. Anche se la sensazione è che tutto finisca nelle pastoie della burocrazia italiana.
NDA
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