mercoledì 7 dicembre 2022

PRO LOCO: calendario 2023 dedicato RAFFAELE MATTIOLI nel 50° della morte


Dalla Pro loco Vasto riceviamo e pubblichiamo

CALENDARIO 2023
50° della morte di RAFFAELE MATTIOLI (1895-1973.)
"Il gattopardo".

Questo calendario 2023, in occasione del 50° della morte, lo dedichiamo a Raffaele Mattioli, un personaggio considerato da sempre e dai più “banchiere umanista” per il suo impegno a favore della cultura. 

Nato a Vasto il 20 marzo 1895 da famiglia di commercianti, frequenta la Regia Scuola Tecnica insieme a quel Carlo D’Aloisio, compagno di banco, che diventa importante artista e Direttore del Museo di Roma, del Palazzo delle Esposizioni e della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma. La stessa scuola che qualche anno dopo vede la presenza di Enrico Mattei. 

Nel 1912, dopo aver frequentato il Regio Istituto Tecnico “F. Galiani” di Chieti, si iscrive all’Università degli Studi di Genova ma, con lo scoppio della prima guerra mondiale, si arruola volontario in fanteria e viene gravemente ferito al braccio sinistro. 

Dopo la fine del conflitto, si aggrega alle legioni di Gabriele D’Annunzio con la mansione di addetto all’ufficio stampa. Nel 1920, ripresi gli studi universitari, si laurea in Economia Politica con la tesi: “ Note storico-critiche intorno al Progetto Fischer per la stabilizzazione della moneta”. Nel 1925 entra alla Comit (Banca Commerciale Italiana); nel 1931 ne diventa Direttore Generale al posto di Giuseppe Toeplitz e nel 1933 assume la carica di Amministratore Delegato.

Verso la fine degli anni ‘30 stringe forti contatti con Giovanni Malagodi, Ugo La Malfa, Guido Carli ed Enrico Cuccia, con cui costruisce il progetto dell'IRI e di Mediobanca.

Nel 1942 partecipa alla stesura del manifesto del Partito d’Azione e, subito dopo il secondo conflitto mondiale, attraverso la Banca Commerciale, avvia una decisa attività di sostegno culturale finanziando istituzioni come l’Istituto italiano per gli studi Storici di cui fu anche presidente, case editrici con particolare attenzione alla Riccardo Ricciardi editore di Napoli di cui fu consigliere culturale fino a diventarne proprietario nel 1938 e riviste come “La Cultura” e “La Fiera Letteraria”.

Legato da profonda amicizia a Benedetto Croce, di cui fu discepolo, sin dal 1907 inizia una intensa e proficua attività editoriale che vede il suo culmine nel 1951 quando, con la Riccardo Ricciardi editore, Pietro Pancrazi e Alfredo Schiaffini, ha dato vita alla pubblicazione della celebre collana “La letteratura italiana, Storia e testi”.

Mattioli fu senza dubbio un grande banchiere, il primo a sostenere moralmente e finanziariamente Enrico Mattei nella sua battaglia per la trasformazione dell’AGIP e per la creazione dell’ENI, il gigante delle partecipazioni statali. In un’epoca di grandi sconvolgimenti, dagli anni trenta agli anni settanta, il “gattopardo della Banca Commerciale Italiana” – come lo definì il professor Ariberto Mignoli - guidò le sorti non soltanto della BCI ma, in buona parte, anche quelle dell’economia stessa dell’Italia.

Renata D’Ardes, nel suo lungo articolo pubblicato su “Percorsi d’oggi” dal titolo “Raffaele Mattioli – Banchiere - Umanista – Uomo” lo definisce: “Raffinato umanista e grande uomo, profondamente colto e curioso, … fu anche scaltro e abile manovratore dei destini economici dell’Italia del dopoguerra”. “… la totale assenza di subalternità e una superiorità intellettuale gli davano quel piglio autoritario (evidente nella foto in copertina) di cui finiva egli stesso per compiacersi e che irritava, invece, le persone che lo incontravano”.

Dopo quarantasette anni di ininterrotto servizio presso la Comit, Raffaele Mattioli fu la prima vittima della lottizzazione politica degli allora partiti di governo degli inizi degli anni settanta. Si dimise il 22 aprile 1972 rifiutando orgogliosamente la presidenza onoraria.

Morì a Roma il 27 luglio 1973 e, come suo desiderio, fu sepolto nel cimitero dell’Abbazia di Chiaravalle Milanese, che aveva contribuito a restaurare. La tomba di Mattioli, per sua espressa volontà, è posta di fronte alla sepoltura dell’eretica Guglielmina la Boema; un gesto simbolico che conclude un’esistenza vissuta sempre ad alti livelli, all’insegna del paradosso e del sottinteso.

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