lunedì 21 ottobre 2024

VASTO NEL '900: Le attività economiche (1^ puntata)

Tuffo nel passato: storia e curiosità del secolo scorso in sintesi
VASTO NEL NOVECENTO
di Nicolangelo D'Adamo

Il viaggiatore che fosse arrivato a Vasto ai primi del Novecento avrebbe trovato una cittadina rigogliosa con non più di 15.000 abitanti , poggiata su un’ampia balconata sul mare, di roccia e tufo, circondata da immensi uliveti ed orti verdeggianti. Prospiciente la spiaggia,un piccolo borgo marinaresco ricco di barche da pesca allora chiamate “paranze”.

1. L’Attività Economica di Vasto, allora, si poggiava su tre assi principali: agricoltura, soprattutto ortaggi, pesca e artigianato (ramai, fabbri e soprattutto falegnami).

La maggior parte degli orti
di Vasto ricadevano lungo il costone orientale che separa Vasto alta dalla spiaggia, costone che si era creato nel 1816 in seguito ad un devastante frana di proporzioni maggiori di quello del 1956. gli orti erano per lo più di proprietà del notabilato locale e solo in parte di proprietà egli ortolani.
L’enorme quantità di ortaggi prodotti negli orti vastesi che non potevano essere venduti nei nostri mercati (fino al 1958 in Piazza Barbacani e durante le feste natalizie in piazza Lucio V. Pudente, poi nel mercato coperto di S. Chiara) veniva venduto nei paesi del circondario dagli stessi ortolani ed in seguito da specifici commercianti chiamati “Viaticari”. Essi costituivano una interessante istituzione tipicamente vastese di commercianti che praticavano anche il baratto. Con un cavallo legato al “traino” (da qui anche l’appellativo di “trainieri”), ovvero un carretto, i “viaticari” partivano la sera tardi portando, ognuno ad un paese dell’interno e sempre solo a quello, pesce, “scapece” (pesce curato con aceto e zafferano), verdura e frutta scambiandoli con formaggi, uova, salumi,lana di pecora che le mogli provvedevano a lavare e a vendere.

Nel 1914 gli ortolani crearono anche una associazione mutualistica che chiamarono “Società degli Ortolani”, che si rivelerà un potente strumento di autodifesa contro gli abusi dei proprietari terrieri.

Il pesce, invece, aveva il suo mercato in Piazza del Popolo e dal 1958 al piano terra dello stesso mercato di S. Chiara. Anche gli artigiani vendevano i loro prodotti nei paesi del circondario in occasione di grandi fiere per lo più primaverili o autunnali.

Il tessuto urbano di Vasto si snodava da Largo Romani (Porta Nuova), la porta di accesso alla città, al rione di S. Maria Maggiore ed era punteggiato da botteghe artigiane abbastanza floride ed affollate da apprendisti. Insieme alla pesca e all’agricoltura era la terza risorsa economica della città, che nata in periodo postunitario si sviluppò fini agli anni cinquanta del novecento.

Bisognerà aspettare l’inizio degli anni sessanta per l’avvio nel territorio di una convinta industrializzazione che occupò tantissimi giovani non solo vastesi, ma dell’intero comprensorio. Fu in quel periodo che aprirono nell’area industriale di San Salvo la SIV (una industria del vetro a partecipazione statale) e la Magneti Marelli che favorirono anche la nascita di un vasto reticolo dell’indotto che aumentò l’occupazione al punto che si interruppe proprio in quegli anni l’emigrazione nelle regioni del nord e all’estero.

Al Nucleo Industriale di San Salvo si unirono ben presto quello della Fondo Valle Sinello e quello di Punta Penna.

Nella prossima puntata: Istituzioni e Cultura

Nessun commento: