Soffiava un leggero favonio verso le sei di pomeriggio del 15 settembre 1868, quando don Luigi Ciavatta capitano della Guardia Nazionale (nata per la repressione del brigantaggio) figlio del sindaco del Comune di San Salvo, attraversava con la sua giumenta, il sentiero “Cellarotta” (l’attuale via Caravaggio) per recarsi ad ispezionare le sue sterminate terre (500 ettari), che iniziavano dal Virruccio e si protraevano fino alla Bufalara.
I fratelli Giuseppe Pomponio e Michelangelo Pomponio fratelli di Liscia, insieme ad altri cinque briganti salvanesi, tra costoro Antonio V. Crispino D. M. e Stefano D.R. lo aspettavano dietro un’alta e fitta siepe. Michelangelo Pomponio afferrò don Luigi per un braccio e lo fece cadere a terra.
Iniziò una lotta cruenta. Luigi Ciavatta era dotato di una maggiore prestanza fisica, infatti stava per soffocarlo, ma da dietro la siepe sbucò Giuseppe Pomponio, che lo freddò con un colpo di fucile al petto.
I briganti fuggirono nella fitta boscaglia. Il corpo del capitano senza vita, riverso a terra in una pozza di sangue. Il padre Giuseppe e il fratello Alfonso non vedendolo tornare , si misero subito a cercarlo nel bosco.
Ai loro occhi apparve una scena orribile. Tutta San Salvo (nel 1868 contava 1270 abitanti) si recò a vedere. Fu un anziano abitante di Colle Pagano ad indicarci il luogo dell’uccisione di don Luigi. Riferì che a bordo del carretto del nonno, attraversava spesso quel sentiero, che chiamarono Via della Disgrazia, con gli occhi chiusi ed il cuore che gli batteva forte. Il nonno si faceva il segno della croce e mi teneva stretto a sé.
Il 15 settembre è la ricorrenza di quell’atto criminoso, che lasciò sgomento e addolorato il paese.
N.B. Il punto in cui è stato commesso il crimine: salendo in via Pier Della Francesca, all’incrocio con Via Caravaggio, dopo una cinquantina di metri alla sinistra.
Michele Molino
N.B. Il punto in cui è stato commesso il crimine: salendo in via Pier Della Francesca, all’incrocio con Via Caravaggio, dopo una cinquantina di metri alla sinistra.
Michele Molino
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