LA VITA DEI 180 INTERNATI A VASTO MARINA DAL 1940 AL 1943. DOPO, MOLTI DI LORO FRA I PARTIGIANI.
di NICOLA D'ADAMO
25 aprile Festa della liberazione. Vogliamo iniziare questa riflessione mostrando la prima pagina del Corriere della Sera o meglio il primo numero del Nuovo Corriere del 26 aprile 1945, che annunciava la liberazione con il titolo MILANO INSORGE CONTRO I NAZIFASCISTI. Il giornale fu composto freneticamente la sera del 25 aprile richiamando al lavoro tutti i redattori antifascisti usciti dal giornale.
A destra c’è una nota in cui si spiega che il C.L.N. Aziendale del Corriere della Sera “assume la responsabilità della pubblicazione del Nuovo Corriere", aggiungendo che:“la direzione del giornale è stata offerta a Mario Borsa, noto per il suo passato adamantino di giornalista schivo da ogni compromissione e di tenace assertore dei principi di libertà e di giustizia sociale, in omaggio ai quali, sotto il fascismo aveva sofferto due volte il carcere, due anni di ammonizione e in più il campo di concentramento''.
Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sul Corriere, perchè il campo a cui si riferisce il giornale in cui è stato Borsa è quello di Vasto, o meglio al “Campo di Concentramento di Istonio Marina” per gli italiani pericolosi, attivo dal 1940 al 1943.
Aggiungiamo anche che Borsa era in buona compagnia perché tra i 180 antifascisti internati a Vasto c’erano: 7 ex deputati, eletti negli anni 20 prima dell’era fascista; altri 7 esponenti politici, molto attivi, che sarebbero poi diventati parlamentari dopo la guerra; ed una ventina di uomini di cultura di livello nazionale, oltre naturalmente ad una massa di antifascisti operai, artigiani, commercianti e impiegati di cui purtroppo non esistono biografie.
Per
la storia del “Campo di internamento di Istonio Marina” rimandiamo all’articolo
completo già pubblicato. https://noivastesi.blogspot.com/2019/01/giorno-della-memoria-storia-completa.html
In
questa sede invece vogliamo solo fornire ulteriori dettagli sulla vita degli
internati a Vasto Marina, come riferiti da Giuseppe Scalarini vignettista dell’Avanti
nel libro “Le mie isole”
L'internato Scalarini sulla spiaggia di Vasto nel 1940 |
Ha scritto un libro di memorie pubblicato postumo in
cui ha descritto molto bene anche il suo periodo di internamento a Vasto.
Abbiamo selezionato le cose più importanti.
Per esempio da una sua frase si capisce che gli internati della fascia sociale più alta abitavano presso Villa Marchesani gli altri all’albergo Ricci che lui chiama “La casa degli internati”. “Io andai a stare nella magnifica Villa Marchesani - scrive - anch’essa requisita dal governo, insieme con Reina, Cesarò, Borsa, Della Giusta, Riboldi e pochi altri. Nella casa degli internati facevano l’appello: da noi invece veniva un agente a contarci, rimaneva a fare quattro chiacchiere e poi se ne andava”.
Ma
come passavano le giornate le 180 persone del campo nella Vasto Marina degli
anni ‘40?
Partiamo dalla cultura.
Scalarini ci rivela che nella Villa Marchesani il poeta Tuscano teneva le conferenze a cui assistevano internati, il direttore ed anche i frati del vicino convento. Aggiungendo deluso: ma “Poi le proibirono”. In un altro passaggio Scalarini ci dà notizia anche della “scuola” presso l’albergo Ricci con gli internati che insegnavano inglese, francese, tedesco, disegno, e matematica.
E
poi Scalarini parla dell’attrattiva della nostra spiaggia:
“Dalla mia finestra vedevo il mare : ero il primo ad alzarmi”. “Scappavo sulla spiaggia dove restavo fino alle 8, ora del primo appello”. E aggiunge: “La spiaggia era il campo sportivo dei confinati: gare di corsa, di nuoto, di salto, gioco del calcio, lotta, ginnastica svedese, scherma coi bastoni, palla in acqua, atletica ecc.”. E fa pure l’elenco dei campioni.
“Più tardi venne l’ordine che si poteva andare al mare solo dalle 9 alle 11 e mezza e dalla 14 alle 18. E così addio passeggiate mattutine!” Non solo. Poi si aggiunse anche un’altra limitazione: “Poi ci limitarono a 400 metri il tratto sul quale potevamo trattenerci. Proibitissimo naturalmente andare sulla spiaggia frequentata dai bagnanti”.
Nel suo libro Scalarini ci rivela anche il consolidato sistema di sorveglianza messo in atto dal regime: “C’erano poi fra gli internati, dei fascisti, dei carabinieri, degli agenti vestiti in borghese, messi lì naturalmente per controllarci. C’erano tre o 4 alla mensa e uno dove abitavo” “Bisognava stare attenti a come si parlava!”
Un altro aspetto inedito è l’organizzazione dell’infermeria: il servizio sanitario era stato affidato ad un medico di Vasto il dott. Nicola D’Alessandro. Ma qui apprendiamo che gli internati si erano organizzati fra di loro: “Al primo piano c’era l’infermeria con tre letti organizzata dal compagno Bonfantini medico e dagli internati più abbienti che offrirono i fondi per acquistare i medicinali, gli strumenti e una cassetta di pronto soccorso. Le medicine venivano distribuite gratuitamente”. Due internati facevano da segretario e infermiere.
Molto triste è l’immagine che Scalarini che ci offre sulla vita dentro le stanze: "Un giorno, in qualunque ora si entrasse nella casa degli internati, c’erano sempre dei compagni stesi sulle brande a leggere, a fantasticare, ad aggiustarsi la roba”.
Era triste vedere
"l’ex deputato che si lavava la camicia ,
il professore di filosofia che si attaccava i bottoni,
il giornalista che si
rattoppava le calze”.
Ogni tanto i confinati ricevevano il permesso di andare su a Vasto, alla biblioteca diretta da Luigi Anelli. Questo aspetto era stato riferito anche dal nostro Giorgio Pillon in un articolo del 1982. In queste occasioni incontravano più persone.
In città “La gente ci
guardava con simpatia”, racconta Scalarini. “Voi sarete i nostri futuri
deputati” ci disse un giorno un bottegaio, Ma ricordatevi degli Abruzzi!”
Sette di loro infatti
alle elezioni del 1948 – come dicevamo - sono stati eletti nel Parlamento della
Repubblica Italiana, sempre a difesa dei
principi di libertà, di democrazia e di giustizia
sociale, tutti valori a noi oggi tanto
cari.
Ma tutti i confinati e gli
internati in Italia, secondo noi, sono da considerare fondatori della nostra Repubblica!
E questo ci spinge ogni
anno a ricordare i loro nomi e i loro insegnamenti!
QUESTA E ALTRE STORIE DI CONFINATI IN ABRUZZO SONO RACCONTATE IN UN INTERESSANTE VIDEO DELLA SOCIETA' VASTESE DI STORIA PATRIA PUBBLICATO IN OCCASIONE DEL 25 APRILE 2021. https://societavastesedistoriapatria.blogspot.com/2021/04/25-aprile-labruzzo-tra-esilio-e-confino.html
Nessun commento:
Posta un commento