domenica 25 aprile 2021

Campo di Istonio: era triste vedere "l’ex deputato che si lavava la camicia, il professore di filosofia che si attaccava i bottoni, il giornalista che si rattoppava le calze”.

LA VITA DEI 180 INTERNATI A VASTO MARINA DAL 1940 AL 1943. DOPO,  MOLTI DI LORO  FRA I PARTIGIANI. 

 di  NICOLA D'ADAMO

25 aprile Festa della liberazione. Vogliamo iniziare questa riflessione mostrando  la prima pagina del Corriere della Sera o meglio il primo numero del Nuovo Corriere del 26 aprile 1945, che annunciava la liberazione con il titolo MILANO INSORGE CONTRO I NAZIFASCISTIIl giornale fu composto freneticamente la sera del 25 aprile richiamando al lavoro tutti i redattori antifascisti usciti dal giornale. 

A destra c’è una nota in cui si spiega che il C.L.N. Aziendale del Corriere della Sera “assume la responsabilità della pubblicazione  del Nuovo Corriere",  aggiungendo che:“la direzione del giornale è stata offerta a Mario Borsa, noto  per il suo passato adamantino di giornalista schivo da ogni compromissione e di tenace assertore dei principi di libertà e di giustizia sociale, in omaggio ai quali, sotto il fascismo aveva sofferto due volte il carcere, due anni di ammonizione e in più il campo di concentramento''.

Abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sul Corriere, perchè  il campo a cui si riferisce il giornale in cui è stato Borsa è quello di  Vasto, o  meglio al “Campo di Concentramento di Istonio Marina” per gli italiani pericolosi, attivo dal 1940 al 1943.

Aggiungiamo anche che Borsa era in buona compagnia perché tra i 180 antifascisti  internati a Vasto c’erano:  7 ex deputati, eletti negli anni 20 prima dell’era fascista; altri 7 esponenti politici, molto attivi,  che sarebbero poi diventati parlamentari dopo la guerra;  ed una ventina di uomini di cultura  di livello nazionale, oltre naturalmente ad una massa di antifascisti operai, artigiani, commercianti e impiegati  di cui purtroppo non esistono biografie.

Per la storia del “Campo di internamento di Istonio Marina” rimandiamo all’articolo completo già pubblicato.  https://noivastesi.blogspot.com/2019/01/giorno-della-memoria-storia-completa.html

In questa sede invece vogliamo solo fornire ulteriori dettagli sulla vita degli internati a Vasto Marina, come riferiti da Giuseppe Scalarini vignettista dell’Avanti  nel libro “Le mie isole”

L'internato Scalarini sulla spiaggia di Vasto nel 1940
 Giuseppe Scalarini (1873-1948). Padre della satira politica in Italia. Ha pubblicato migliaia di vignette.  Dal 1911 al 1925 fu il celebre vignettista dell'Avanti! Perseguitato a lungo dal regime fascista, è stato confinato a Lampedusa, poi a Ustica. E infine internato a Vasto.

Ha scritto un libro di memorie pubblicato postumo in cui ha descritto molto bene anche il suo periodo di internamento a Vasto.  Il volume "Le mie isole” ci fa conoscere molti aspetti inediti  sulla vita degli internati a Vasto Marina.

Abbiamo selezionato le cose più importanti. 

Per esempio da una sua frase si capisce che gli internati della fascia sociale più alta abitavano presso Villa Marchesani gli altri all’albergo Ricci che lui chiama “La casa degli internati”.  “Io andai a stare nella magnifica Villa Marchesani - scrive - anch’essa  requisita dal governo,  insieme con Reina, Cesarò, Borsa, Della Giusta, Riboldi e pochi altri. Nella casa degli internati facevano l’appello: da noi invece veniva un agente a contarci, rimaneva a fare quattro chiacchiere e poi se ne andava”.

Ma come passavano le giornate le 180 persone del campo nella Vasto Marina degli anni ‘40? 

Partiamo dalla cultura.

Scalarini ci rivela che nella Villa Marchesani il poeta Tuscano teneva le conferenze a cui assistevano internati, il direttore ed anche i frati del vicino convento. Aggiungendo deluso: ma “Poi le proibirono”. In un altro passaggio Scalarini ci dà notizia anche della “scuola” presso l’albergo Ricci con gli internati che insegnavano inglese, francese,  tedesco, disegno, e  matematica. 

E poi Scalarini parla dell’attrattiva della nostra spiaggia:

“Dalla mia finestra vedevo il mare :  ero il primo ad alzarmi”.  “Scappavo sulla spiaggia dove restavo fino alle 8,  ora del primo appello”.  E aggiunge: “La spiaggia era il campo sportivo dei confinati: gare di corsa, di nuoto, di salto, gioco del calcio, lotta, ginnastica svedese, scherma coi bastoni, palla in acqua, atletica ecc.”. E fa pure l’elenco dei campioni.  

“Più tardi venne l’ordine che si poteva andare al mare solo dalle 9 alle 11 e mezza  e dalla 14 alle 18. E così addio passeggiate mattutine!”  Non solo. Poi si aggiunse anche un’altra limitazione: “Poi ci limitarono a 400 metri il tratto sul quale potevamo trattenerci. Proibitissimo naturalmente andare sulla spiaggia frequentata dai bagnanti”.

Nel suo libro Scalarini  ci rivela anche il consolidato sistema di sorveglianza messo in atto dal regime: “C’erano poi fra gli internati, dei fascisti, dei carabinieri, degli agenti vestiti in borghese, messi lì naturalmente per controllarci. C’erano tre o 4 alla mensa e uno dove abitavo” “Bisognava stare attenti a come si parlava!”

Un altro aspetto inedito è l’organizzazione dell’infermeria: il servizio sanitario era stato affidato ad un medico di Vasto il dott. Nicola D’Alessandro. Ma qui apprendiamo che gli internati si erano organizzati fra di loro: “Al primo piano c’era l’infermeria con tre letti organizzata dal compagno Bonfantini medico e dagli internati più abbienti che offrirono i fondi per acquistare i medicinali, gli strumenti e una cassetta di pronto soccorso. Le medicine venivano distribuite gratuitamente”. Due internati facevano da segretario e infermiere.

Molto triste è l’immagine che Scalarini che ci offre sulla vita dentro le stanze: "Un giorno,  in qualunque ora si entrasse nella casa degli internati, c’erano sempre dei compagni stesi sulle brande a leggere, a fantasticare,  ad aggiustarsi la roba”.

Era triste  vedere

"l’ex deputato che si lavava la camicia , 

il professore di filosofia che si attaccava i bottoni, 

il giornalista che si rattoppava le calze”.

Ogni tanto i confinati ricevevano il permesso di andare su a Vasto, alla biblioteca diretta da Luigi Anelli. Questo aspetto era stato riferito anche dal nostro Giorgio Pillon in  un articolo del 1982.  In queste occasioni incontravano più persone.

In città “La gente ci guardava con simpatia”, racconta Scalarini. “Voi sarete i nostri futuri deputati” ci disse un giorno un bottegaio, Ma ricordatevi degli Abruzzi!”

 E il bottegaio di Vasto aveva ragione.

Sette di loro infatti alle elezioni del 1948 – come dicevamo - sono stati eletti nel Parlamento della Repubblica Italiana,  sempre a difesa dei principi di libertà,  di democrazia e di giustizia sociale,  tutti valori a noi oggi tanto cari. 

Molti di loro e altri internati a Vasto sono diventati partigiani, dopo la chiusura del campo l'8 settembre 1943. 

Ma tutti i confinati e gli internati in Italia, secondo noi, sono da considerare fondatori della nostra Repubblica!

E questo ci spinge ogni anno a ricordare i loro nomi e i loro insegnamenti!

 NICOLA D’ADAMO


QUESTA E ALTRE STORIE DI CONFINATI IN ABRUZZO SONO RACCONTATE IN UN INTERESSANTE VIDEO DELLA SOCIETA' VASTESE DI STORIA PATRIA PUBBLICATO IN OCCASIONE DEL 25 APRILE 2021.   https://societavastesedistoriapatria.blogspot.com/2021/04/25-aprile-labruzzo-tra-esilio-e-confino.html

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