Nicola Pracilio e la sua famiglia
La storia di questa famiglia si sviluppa a Santa Rosa nella capitale della Pampa.
Cesario Pracilio, per fortunose vicende elettorali era partito dalla sua Vasto diretto a Buenos Aires. Aveva trovato lavoro nel quartiere della Boca, il popolare rione ove si svolge il traffico della pesca e vivevano gli italiani ed i vastesi uniti da un legame di amore nazionale.
Attorno al 1890, i famigliari partivano da Vasto, per raggiungere Cesario Pracilio a Buenos Aires. Di qui tutta la famiglia si trasferiva nel cuore della Pampa ove si iniziava quella grande opera di
colonizzazione agricola che doveva trasformare la zona, in poco tempo, in granaio del mondo e riserva di carne per l'alimentazione di gran parte del genere umano, 400 chilometri in ferrovia, 250 in diligenza, sotto l'infuriare di un torrido vento della zona, la famiglia Pracilio superò presto difficoltà ambientali, disagi inevitabili, ostacoli derivanti dalla lingua, con quella capacità di adattamento e con quella intelligenza che è innata nello spirito degli italiani e dei vastesi in particolare.Lo stesso fondatore della città di S. Rosa D. Tomas Mason, colpito dall'intraprendenza di questi pionieri italiani ebbe a ben volerli ed il primo lavoro che Cesario Pracilio intraprese fu quello della frantumazione della pietra, assieme a pochi italiani, per la produzione della calce.
In quel tempo uno dei figli di Cesario Pracilio, Nicola, mostrava giovinetto grande amore alla meccanica e divorava libri e chiedeva cognizioni rudimentali ai suoi maestri.
La famiglia ebbe modo di far fortuna, tutti ebbero possibilità di avere una decorosa sistemazione nella società dell'epoca ed anche il giovane Nicola si affermò nel campo delle nuove tecniche dell'agricoltura ed inventò una macchina per trebbiare e poi un trattore, diffuse nelle grandi fattorie il motore come mezzo di trasporto e dagli Stati Uniti fece arrivare in quell'epoca il primo camion Ford.
Il busto a Tomas Mason realizzato da Pracilio |
Eravamo agli anni della prima guerra mondiale. L'ingegno poliedrico di quel vastese non si arrestò alle macchine ed alle nuove tecnologie, ma profuse i tesori della sua intelligenza nella creazione di opere d'arte. Fu scultore di notevole fama ed i suoi lavori si conservano oggi nel museo di Santa Rosa, mentre altri monumenti innalzati nelle piazze della città testimoniano il pregio della sua arte.
Coltivò anche il teatro, scrisse drammi con senso di profonda umanità. I principali: “La famiglia distrutta” (tema avente per oggetto la prima guerra mondiale) rappresentata per diverso tempo dall'allora compagnia diretta dal grande attore Josè Gomez; e poi “Dopo morta” e” Gli strilloni” due drammi scaturiti dalla sua grande passione verso i problemi sociali del tempo. Il Governo del presidente Torcuato de Alvear, lo nominò insegnante di arti e mestieri nella scuola n. 1 di Santa Rosa, insegnamento che espletò fino alla sua morte avvenuta nel mese di aprile del 1965.
( VASTO DOMANI maggio 1968)
SE CI SONO PARENTI A VASTO SONO INVITATI A INVIARE LORO TESTIMONIANZE
Nessun commento:
Posta un commento