Domani sera, alle ore 18, in occasione della solennità della Sacra Spina, S. E. Mons. Bruno Forte, Arcivescovo metropolita di Chieti-Vasto, presiederà la Solenne Concelebrazione Eucaristica nella chiesa di S. Maria Maggiore.
Lo scorso anno la S. Messa era stata trasmessa sul sito web e sulla pagina facebook della parrocchia, a causa delle previste restrizioni circa gli assembramenti e i movimenti di persone, che aveva di fatto vietato ai fedeli la partecipazione a tutti i riti della Settimana Santa, compresi quelle della Sacra Spina.
Davanti agli occhi dei fedeli, sono ancora vive le suggestive immagini della benedizione impartita dal parroco Don Domenico Spagnoli con
la reliquia della Sacra Spina, dalla sommità del campanile della chiesa.Sull'autenticità della Sacra Spina non ci sono dubbi, nonostante la perdita dell'autentica della donazione: innanzitutto per i tanti segni miracolosi che ha dato nel tempo, perché ad oggi, dopo oltre duemila anni, è ancora perfettamente intatta, ed infine, per l'autorevolezza del donatore il pontefice Pio IV (1499-1565), che ha voluto ripagare le fini capacità diplomatiche dimostrate da Francesco Ferdinando d'Avalos come ambasciatore del Re di Spagna al Concilio di Trento.
In passato
la processione si svolgeva intorno a mezzogiorno. In segno di devozione molti
uomini sfilavano per le strade completamente scalzi, mentre le donne
indossavano semplici calze.La processione era caratterizzata dal numero
impressionante di grossi ceri colorati, chiamate anche "torce", che
venivano portati in particolare dalle donne in segno di devozione ad un voto
fatto. Ai quattro punti principali della città, in corrispondenza dei quattro
punti cardinali, ovvero Porta Palazzo, Porta Nuova, Corso Italia e Porta Catena,
venivano eretti gli altari per la rituale benedizione della terra, del mare e
del cielo. Nella funzione serale, la preziosa Reliquia era presentata ai fedeli
per il rituale bacio.
Tanta
è la devozione del popolo vastese verso la sacra reliquia, e tanti sono gli
episodi che la tradizione e i libri di storia ci hanno tramandato. Una di
queste è rappresentato nel dipinto, datato 1857, presente sulla volta della
navata centrale di S. Maria Maggiore, opera del pittore vastese Andrea Marchesani,
dove è raffigurato "Il Miracolo della Sacra Spina", per ricordare un
episodio avvenuto il 14 giugno1645. La notte della vigilia del Corpus Domini,
probabilmente a causa di un lume rimasto acceso, l’altare maggiore prese fuoco.
Ben presto le fiamme divamparono su tutto il presbiterio, alimentate dalla
presenza del legno del coro, dei sedili e dell’altare. Le fiamme arrivarono
fino al tetto, tanto che cominciarono a cadere, una dietro l’altra, tutte le
travi che lo sostenevano. La gente richiamata dal fumo e spaventata dalle alte
fiamme che fuoriuscivano dalla chiesa, rimase inerme davanti alla sciagura che
si stava consumando. Il pensiero della gente andò subito alla Sacra Spina, che
in quel tempo si conservava all’interno di una nicchia di legno dell’Altare
maggiore. Coraggiosamente uno schiavo turco, impietosito dalle preghiere del
popolo, ma anche incoraggiato ad intervenire, con la promessa di guadagnare la
libertà, si spinse all’interno della chiesa, e trovato un varco tra le fiamme,
riuscì ad arrivare fino all’altare ed a portare in salvo la preziosa reliquia.
"Quindi può ognuno agevolmente arguire quanto
maggiori, e più frequenti siano le grazie, che si dispensano da lei a favore
de’ Cittadini Divoti", scrisse Francesco Leone nel volumetto Notizie Istoriche appartenenti alla Sacra Spina,"Non v’è disgrazia, non v’è male, che
si faccia a minacciare questa fortunata Città, che alla comparsa di tal
prodigiosa Reliquia non si dilegui!". L’autore del volumetto ricorda
l’incendio divampato in casa Raimondi, la mattina del Sabato Santo del 1731, ma
portata la Sacra Spina sul luogo, da un Sacerdote Capitolare, "appena imboccossi in quella strada, donde
poteva vedersi l’incendio, le vampe si ritirarono, e non prima giunser Ella
presso l’ardente casa, che affatto con universale stupore spontaneo si spensero".
In un’altra occasione, a causa delle devastazione di un imponente sciame di
locuste, venne portata in processione la reliquia e "le infeste bestiole aggomitolatesi concordamente in aria a forma di
vasta, e densa nube, fuggirono a sommergersi in mare". Nel 1777, a
causa della siccità, durata per tutta l’estate e per buona parte dell’autunno,
si decise di far uscire in processione la Sacra Spina, ma il giorno precedente
alla data fissata, cadde una pioggia benefica. Le preghiere e le intercessioni
alla Sacra Spina vennero innalzate in tante altre occasioni come "Nelle scosse dei tremuoti, nelle influenze
de' morbi, nelle scarsezze delle biade, nelle epidemie degli Armenti, e in
qualunque altro disastro, che o sia appena comparso, o sia inteso fare strage
nelle vicine Provincie, questa Università ricorrendo o con offerta di ceri, o
con celebrazioni di Messe, o con penitenti Processioni, o con altre pubbliche
preci, a questa sua possente Protettrice, si è veduta ora prestamente liberata,
ed ora del tutto esente da que' funesti flagelli".
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