giovedì 11 febbraio 2021

Dal taccuino di Angelo Del Moro: LIVATINO, UN ESEMPIO PER CHI NON CREDE.


LIVATINO, UN ESEMPIO PER CHI NON CREDE.
di Angelo Del Moro

Era il 21 settembre del 1990, erano all'incirca le 9 del mattino. Faceva caldo, il sole siciliano picchiava sulla Valle dei Templi. Era l'equinozio d'autunno, ma la natura aveva ancora i colori della vita, le foglie brillavano sugli alberi ancora verdi. Ma nessuno, però, avrebbe immaginato che in quel primo giorno d'autunno, la terra siciliana si sarebbe trasformata in un luogo di morte, cambiando colore alla vita. 

Sulla strada Caltanisetta Agrigento a bordo di una Ford Fìesta, color amaranto, viaggiava Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" che quel giorno doveva processare i mafiosi di Palma di Montechiaro. Era un processo come tanti altri . E lui come ogni mattina percorre quella statale 640 e come sempre senza scorta. Ma all'altezza del chilometro 10, una Uno bianca gli si avvicina troppo, una mitraglietta fuori dal finestrino spara sette colpi. Sei finiscono sul lato sinistro dell'autovettura e uno, colpisce jl giudice alla spalla. Ma lui non si lascia intimorire, prova a scappare, finisce contro il guardrail, fa retromarcia ma una Honda con altri due sicari sono troppo vicini. Un attimo per pensare, salta il guardrail e come per salvarsi, ma quel burrone diventa il luogo della disfatta dello Stato italiano. Aveva cercato la fuga, ma inciampa lungo la scarpata, gli assassini, sono armati, lo freddano, scaricando su! suo corpo una serie infinita di pallottole, l'ultima in bocca con la lupara, l'arma preferita dai mafiosi. A ucciderlo è stata la Stidda, la mafia della Sicilia agrigentina degli anni Ottanta, la quinta mafia, meno conosciuta, ma pur sempre violenta. 

Livatino, non aveva paura, era un uomo coraggioso, un magistrato onesto, un giudice incorruttibile, un uomo di fede. Aveva, negli anni della "mattanza mafiosa", che uccideva ogni giorno. Ma la mafia non perdona e uccide. 

A soli 37 anni Livatino viene ucciso e con lui sotto quel lenzuolo bianco, sporco di sangue, muore anche quell'Italia onesta.

Vasto, 26 dicembre 2020

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