venerdì 4 dicembre 2020

Rievochiamo la figura di UGO TALAMAZZI, autentico galantuomo, presidente dell'Assostampa negli anni '70

Giuseppe Catania prima della malattia mi aveva passato una serie di suoi articoli da rilanciare su NoiVastesi. Sono stati quasi tutti ripubblicati, ma ieri risistemando questa cartella ho notato che alcuni mi erano sfuggiti, tra cui un interessante articolo dedicato a Ugo Talamazzi (1892 -1983) ex presidente dell'Associazione Vastese della Stampa,  l'uomo che nel 1967 ha rilanciato il sodalizio. Dal ritaglio si evince che Catania ha pubblicato questo ricordo sul periodico "La Città" diretto da Pino Jubatti a giugno 1990.  

Fine anni '60: il dott. Ugo Talamazzi (al centro) e colleghi dell'Associazione Vastese della Stampa con il futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone, avvocato di prestigio, di passaggio a Vasto per un processo. 

Rievochiamo la figura di un autentico galantuomo: UGO TALAMAZZI

di GIUSEPPE CATANIA

 Tra le figure più caratteristiche e singolari che hanno sottolineato il giornalismo vastese contemporaneo, è da ricordare quella di Ugo Talamazzi. Un uomo dotato di profonda cultura umanistica e di chiaro intelletto volto alla elevazione dei valori della persona.

Ugo Talamazzi, per la sua incessante attività, può considerarsi un alfiere del giornalismo vastese, un esempio di professionalità che, per due generazioni, ha dato esempio di vita e di insegnamenti morali e cristiani.

Era nato a Casalmaggiore (CR) il 25 novembre 1892 e dal 1913 al 1915 collaborò a “II Resto del Carlino”; dal 1916 al 1956 alla “Provincia di Cremona”; dal 1938 al 1941 a “La Stampa”.

Iscritto all'Albo Nazionale dei Giornalisti Pubblicisti nel 1966, dal 1969 al 1970 collaborò al settimanale “Mare e Monti”, alla “Gazzetta di Parma”, “Histonium”; a “l’Amico del Popolo” dal 1963; dal 1972 a “II Tempo” di Roma, ed a “Marinai D'Italia” dal 1971 oltre a numerose riviste e pubblicazioni.

Tra le prestigiose benemerenze a lustro della sua personalità: l'onorificenza di cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana; la medaglia d'oro per lodevole attività svolta per oltre 25 anni nell'esercizio della professione di dottore commercialista; socio benemerito dell'AVIS con iscrizione nell'albo d'oro; membro effettivo del Centro Elbano di Studi Napoleonici e di Storia dell'Elba. Nel 1967 rilanciò l'Associazione Vastese della Stampa; socio ordinario, dal 1968, della Deputazione di Storia Patria degli Abruzzi; Benemerito dal 1972 dell'ANMI a Vasto; nel 1975 il Santo Padre Paolo VI gli conferì la Commenda Vaticana dell'Ordine del Santo Sepolcro, per le opere attuate con slancio e dedizione e per il va-loroso e costante impegno a servizio della collettività.

All'inizio degli anni '60 Ugo Talamazzi, da Genova, era venuto a Vasto per seguire la sua diletta sposa, la N.D. Giulia Del Greco, divenendo tota corde, cittadino vastese, amante delle nobilissime tradizioni locali, strenuo difensore delle prerogative sociali e civiche di Vasto, anche attraverso innumerevoli scritti pervasi tutti da fervore appassionato e da stile forbito e ricercato come la sua oratoria, sperimentata in diversi discorsi pronunciati in occasione dei principali avvenimenti pubblici.

Uomo di grande fede nei valori supremi della personalità, Ugo Talamazzi è stato maestro di insegnamenti morali, ispirati a sentimenti di profonda dottrina cristiana.

I suoi scritti, i discorsi, nascevano all'insegna di una profonda idealità, profusi di quel bene che solo le anime pure sanno esprimere con ricercatezza di espressione. Negli atti, negli atteggiamenti Ugo Talamazzi, si identificava in quelle nobili figure di galantuomini di vecchio stampo, ricchi di bontà e di eccezionali doti da anteporre alle molteplici attività sociali e culturali.

Per questi valori e per l'illuminata esperienza acquisita in 70 anni di attivo giornalismo, ebbe spontanee e cora-li attestazioni di considerazione e dii stima generale.

Fu valoroso protagonista e testimone, ancor giovane, nell'annotare gli avvenimenti che caratterizzavano gli anni precedenti successivi alle due guerre. Tanta attività di appassionato studioso, di uomo onesto e prodigo, ancor oggi è gradito ricordo a perenne edificazione della personalità umana.

Ugo Talamazzì si spense, serenamente, alla veneranda età di 91 anni il 2 gennaio 1983.

"Don Ugo" (così era amabilmente chiamato da noi giornalisti), ci onorava della sua amicizia, spesso intrattenendoci a cordiale convivio in occasione delle elezioni per il rinnovo dell'Assostampa,

Io personalmente sono stato ospite gradito per gustare, con ricorrente invito, i prelibati tortellini confezionati a mano da Donna Giulia, amabile consorte di Don Ugo, che i soci dell'Assostampa avevano spontaneamente acclamato “Signora della Stampa”.

Ogni incontro era una vera e propria testa all'insegna della cordialità che tuttora distingue la famiglia della Stampa vastese ; infatti, nel solco della sua tradizione, è prassi consueta solennizzare la festa del Protettore dei Giornalisti, San Francesco di Sales, con generale partecipazione e vero trasporto di cordiali intenti.

Negli ultimi mesi, Don Ugo, preferiva le mie visite perché venisse informato sugli avvenimenti cittadini, dopo che egli aveva deciso di non impugnare più la penna.

Era sorprendente notare il suo senso umoristico a 90 anni: una mente lucida, ilare, vivace. Spesso narrava episodi della sua lunga vita, non senza accennare a qualche episodio allegro, quasi a sottolineare la particolare filosofia con la quale voleva interpretare la condizione umana.

Talvolta si faceva a gara ad “inventare” situazioni del tutto strane per darle a bere, come si suoi dire, all'interlocutore; il discorso durava a lungo e Don Ugo era contento fino allo spasimo, quando riusciva a “tirare” avanti. 

SIV (ora Pilkington) fine anni '70: visita della Stampa agli stabilimenti. A sinistra il dott. Talamazzi, con mons. Fagiolo, a destra l'amministratore delegato Franco Gringeri. Riconoscibili gli altri giornalisti.

Impressa nel mio ricordo, la visita che l'Arcivescovo Mons. Vincenzo Fagiolo, volle fare a Don Ugo Talamazzi che era a casa ammalato.

Ci trovavamo allo stadio «Aragona» in occasione della partita di calcio Pro Vaslo-Chieti, serie «C», e Mons. Fagiolo mi accennò che al termine della partita avrebbe voluto recarsi a visitare l'ammalato. È così avvenne. Scendemmo insieme lungo Corso Italia, poi verso Piazza Pudente. Ci venne incontro un comune amico per salutarci e rivolto all'Arcivescovo chiese se era diretto al Cinema Corso (si proiettava il film: «Dio mìo, come sono caduta in basso»). Mons. Fagiolo disse che l'obiettivo non era quello!

Suonammo al campanello dell'abitazione del Dr. Talamazzi, ma dovemmo aspettare a lungo. Finalmente la porta si aprì e apparve Don Ugo, avvolto in una coperta! Si era appena alzalo dal letto per venire ad aprire l'uscio di casa (la moglie era andata in chiesa), per nulla turbato dall'inattesa visita così eccellente, anzi accogliendo con spirito umoristico l'ospite col quale si mise a colloquiare con naturalezza, pur consapevole che sotto la coperta indossava solamente un paio di mutandoni. È ovvio che l'avvenimento rimase annotato tra i suoi ricorrenti ricordi che egli soleva rammentare con il proverbiale pizzico di umorismo.

Ma del Dott. Talamazzi è sempre vivo il patrimonio di bontà e di nobiltà che seppe esprimere, quali insegnamenti morali nella sua lunga attività giornalistica, con sentimenti di lealtà e considerazione dei valori umani; sopratutto con spirito di correttezza e profonda umanità.

Di Ugo Talamazzi resta il ricordo vivo e piacevole di un uomo di profonda cultura, protagonista di una parte della storia degli annali di Vasto; di un uomo che Vasto accolse nel suo cuore con essenza sublimata da autentico amore, pur non essendovi nato e dove, insieme alla sua amata sposa, volle riposare per sempre a testimonianza della estrema sensibilità di chi, come lui, dalla vita trasse la parte migliore per la esaltazione della personalità umana.

Giuseppe Catania



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