Luigi Marchesani medico (e poi storico) nella sua Storia di Vasto pubblicata nel
1838 ha dedicato ben 15 pagine (da 292 a 307) all’epidemia del 1817 in cui
morirono circa 2.500 persone di Vasto (quasi un terzo della popolazione). Vi
invitiamo a leggere quelle pagine: i problemi di allora sono i problemi di
oggi. Il triste bilancio in questo passaggio:
“Dai registri dello Stato
civile appare che la mortalità iniziò nel gennaio 1817, giunse al culmine nel
settembre e finì nel gennaio 1818. La chiamiamo giustamente morìa, perché la
popolazione di Vasto, che al 31 dicembre 1816 era di 8.746 anime e aveva una
mortalità di circa 261 persone all'anno, ebbe, nel 1817, 2.183 decessi (in sostanza 1.922 in più rispetto all’anno precedente ndr), senza contare circa 400 individui, come
dicono, la cui morte fu scoperta in tempi successivi, in occasione di contratti
e altro. Cercherò di investigare le cause della mortalità, partendo da due episodi:
il primo caso di Febbre petecchiale avvenuto in marzo 1817 e l'arrivo della
malaria in giugno. Per seguire l'eterogenea natura di queste cause, dividerò in
quattro epoche tutto il corso dell’epidemia”.
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