80 vignette satiriche delle varie edizioni
Saranno 5 le edizioni che vedranno la luce tra il 1970 ed il 1978, con il merito di aver portato a Vasto elementi di spicco della caricatura mondiale. Una manifestazione nata anche da
un’esigenza ben precisa, così come spiega l’avv. Bontempo nel volumetto stampato in occasione della prima edizione: “Più che mai oggi, in questa nostra vita ansiosa e affannosa, si sente il bisogno dell’Umorismo, difesa istintiva e naturale contro i malanni, le tristezze, le angosce del mondo contemporaneo. Ridere è una forza, una forza salutare. Ridere è un segno di intelligenza, è un felice superamento della realtà — anche di quella più deprimente e più amara— è una dimostrazione di corpo e spirito sani, di ottimismo e di fegato coi filtri a posto. Con l’arma del buonumore si vincono anche le più insidiose battaglie”.La
prima edizione, in programma dal 27 giugno al 19 luglio 1970, pone
all’attenzione del pubblico vastese e dei tanti turisti che hanno scelto come
meta la cittadina adriatica, alcuni tra i più importanti caricaturisti
contemporanei, quali gli italiani Leonardo Borgese, Giorgio Cavallo e Gigi
Vidris, i francesi André Barbe e Philippe Soulas, il cecoslovacco Adolf Born,
lo svizzero Skyll, i rumeni Claudiu Nicola e Josif Teodorescu, e tanti altri
ancora.
Tra
i membri della giuria non possiamo dimenticare di ricordare il grande Giuseppe
Novello, Pino Jubatti, recentemente scomparso, Gec, al secolo Enrico Gianeri,
uno dei più grandi caricaturisti e grafico-umoristi italiani. “L’Umorismo eccita il pensiero e rilassa i
nervi”, afferma Gec, nel breve saggio di presentazione alla manifestazione,
“È un farmaco infallibile antinoia antispleen.
Elemento di rigetto dell’umornero. Consente all’uomo, prigioniero-schiavo di
lavatrici, cambiali, tv, capuffici, rate, minigonne, maxi, ecc. di abbattere le
ossessive pareti della cella carceremanicomio in cui è costretto, per andare
incontro al sole. Gli fornisce le ali per il sognodesiderio. Per questa sua
essenza, l’Umorismo appare scanzonato, irriverente, antiborghese,
anticonformista, ribelle e rivoluzionario anticipatore. Si tratta, insomma, di
quel prezioso Sesto Senso acutissimo che permette oltre che di veder dentro e
dietro gli orpelli e le machere false e retoriche, anche di presagire e
proiettarsi al Domani”.
Tra
le 62 opere inviate, la giuria, riunita a Torino il 23 maggio, decreta la
vittoria ex equo (Ippocampo d’Oro) a Ismet Voljevica (Jugoslavia) e Adolf Born
(Cecoslovacchia). Ippocampo d’Argento ex aequo a Turhan Selcuk (Turchia) e
Claudiu Nicolae (Romania).
Con
l’edizione del 1972, la collettiva diventa quasi un incontro, o meglio un
confronto tra due scuole di caricatura, davanti al medesimo soggetto: le
vacanze. Per la seconda edizione, dal 17 giugno al 20 luglio, le due scuole a
confronto sono quella italiana e quella rumena, con la partecipazione di ottimi
caricaturisti, grazie alla collaborazione della Uniunea Artistilor Plastici
romena e l’artista Claudiu Nicolae.
Oltre
al confronto tra due scuole, l’Ippocampo 1972, si pone anche un altro
obiettivo: la realizzazione del PUC. A spiegarlo, nella presentazione del
catalogo, è l’avv. Bontempo: “Che cosa
sarà il PUC? Il PUC, che significa Parlamento Universale Caricaturisti, intende
raccogliere intorno a sé il fiore dei Caricaturisti mondiali, radunarli sotto
il bel cielo di Vasto perché discutano i loro problemi e perché,
egoisticamente, ci facciano ridere. E quindi incamerare, accumulare salute”.
Accanto
due punti fermi, come GEC e Pino Jubatti, la giuria si arricchisce di Livio
Apolloni, uno dei grandi della caricatura italiana, e Guasta (al secolo
Guglielmo Guastaveglia), storico direttore de Il travaso delle idee,
uno dei più popolari giornali umoristici italiani.
La
giuria, riunita a Roma il 3 giugno 1972, decreta l’Ippocampo d’Oro all’italiano
Giuseppe Novello, per la tavola “Arrivata stamane”, e quello d’argento allo
statunitense, di origine svizzera, Hans Moser per “Radioline di spiaggia”.
Tra
le opere in mostra, non possiamo non ricordare quello del rumano Ganesco Benedict,
con quel gioco di parole che è diventato un vero e proprio slogan per la nostra
città «È “vasto” il mondo!».
Ancora
un cambio di rotta per la terza edizione dell’Ippocampo, di scena dal 22 giugno
al 14 luglio 1974. Questa volta, l’intera manifestazione è dedicata ad una sola
nazione: la Svizzera. Ventidue gli umoristi elvetici partecipanti, tra i quali
spiccano Skill, Erik, Jusp, Ted Scapa, Jean Leffel, Hans Moser, Martial Leiter,
Franco Barberis, Balz Baechi, Urs (Frédérich Studer), vincitore dell’Ippocampo
d’Oro con la tavola “Partenza per le vacanze”, e Jürg Furrer, vincitore
dell’Ippocampo d’Argento con la tavola “Safari”. Due le mostre personali,
dedicate a René Fehr e Fredy Sigg.
Il
14 luglio non pone la parola fine alla mostra. Il grande successo della
manifestazione, grazie alla presenza di nomi conosciuti a livello europeo e
l’eco suscitato sulla stampa, hanno reso necessario ordinare nuovamente la
mostra a Milano, dove il 5 novembre, a cura della Fondazione Pro Helvetia,
sotto l’egida del Consolato Generale Svizzero di Milano, viene inaugurata nei
locali della Biblioteca Comunale a Palazzo Sormani. Dopo il capoluogo lombardo,
altra tappa a Martigny, paese natale di Skill, infaticabile coordinatore della
mostra.
Con
lieve ritardo rispetto alle precedenti edizioni, dal 25 settembre al 31 ottobre
del 1976, va in scena la 4a edizione dell’Ippocampo, interamente
dedicato al Sol Levante: il Giappone.
“I poli di ispirazione della Caricatura
Nipponica”, spiega Gec nella presentazione della mostra, “sono due: l’erotismo e le scenette — o
scenate — familiari che, sovente, si tramutano in «ammucchiamenti orgiastici».
Ma si tratta soltanto di una questione di etica. Certi rappresentazioni, diremo
così, sessuali che possono scioccare, irritare, urtare, indisporre la
sensibilità nevrotica di alcuni — per fortuna sempre meno — falsi puritani
occidentali, sono moneta spicciola, scivolano come olio, nell’arte giapponese.
Pittura, caricatura o fumetto che sia. La differenza è minima. Direi,
inesistente. In quanto tutti i pittori nipponici sono caricaturisti o viceversa”.
Tra
i ventidue artisti presenti in mostra, la giuria formata da Roberto Bontempo,
Gec, Pino Jubatti, Giuseppe Rosato e Piero Zanotto, assegna l’Ippocampo d’Oro a
Kunio Ayata, mentre quello d’argento a Noboru Baba.
Dopo
tanto girovagare per il mondo, per l’ultimo appuntamento l’Ippocampo, torna in
Italia, con una mostra allestita dall’8 al 23 luglio 1978, interamente dedicata
ai suoi principali giovani artisti. Tra questi ricordiamo Attalo, Gino
Barberis, Luciano Consigli, Sergio Ippoliti, Enzo Maneglia, il lancianese Lucio
Trojano, il pescarese Nino Di Fazio e il grande Benito Jacovitti, uno dei più
grandi fumettisti italiani, nato a Termoli.
Luciano
Consigli vince l’Ippocampo d’Oro, mentre è Attalo ad aggiudicarsi quello
d’argento. All’interno del Premio, spicca l’interessante mostra dedicata a
Giorgio Ansaldi (1844-1922), meglio noto come Dalsani, uno dei più prolifici
caricaturisti italiani dell’Ottocento, protagonista della Belle Èpoque, collaboratore di numerosi periodici del tempo.
Con
la quinta edizione dell’Ippocampo, termina questa straordinaria manifestazione,
con ottimi riscontri di pubblico e critica, che ha avuto il merito di portare a
Vasto artisti di caratura internazionale, all’insegna del buon umore.
“Perché il riso… fa buon sangue?”, si domandava
Mario Alori, in un articolo apparso su Il
Mezzogiorno del 25 giugno 1972, “Perché
il riso massaggia gli organi del torace. I polmoni, la laringe e gli organi
attigui si riempiono di una quantità maggiore di sangue, il cuore pulsa più
vigorosamente. Lo stesso si osserva anche quanto si canta. Ma nel riso vi si
aggiunge un elemento nuovo: lo scoppio improvviso dell’ilarità. Il massaggio
degli organi ha un inizio violento e vigoroso. Si raccontano volentieri dieci
barzellette una dopo l’altra, solo per il gusto di rinnovare dieci volte lo
stesso irrefrenabile scoppio dell’ilarità. Una ora allegra passata in buona
compagnia può costituire una cura e ciò non solo per i motivi fisiologici a cui
si è accennato”.
Tutto
questo ha rappresentato l’Ippocampo, grazie alla lungimiranza dell’avv.
Bontempo Bontempo ed alla professionalità di Enrico Gianeri e Pino Jubatti.
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