IMMAGINE RECENTE DI PORTA CATENA (foto Francesca Lalli) |
Vasto, d'estate, cambia volto
Alla ricerca di piazzette linde delimitate da case lustrate a nuovo. Effluvi inebrianti di brodetti.
di GIUSEPPE CATANIA
Vasto, 30 agosto 1979. Vasto, d'estate cambia volto. Forse è la stagione calda, i tramonti infuocati che incendiano il cielo verso la chiostra della Maiella.
Ma sono soprattutto i turisti a farle assumere una veste civettuola che, però, non dispiace, con la
fantasmagoria dei variopinti costumi dettati dall'ultimo grido della capricciosa ed effimera moda d'una stagione.
Non dispiace al cospetto dell'austerità che il palazzo dei principi d'Avalos - nelle cui splendide sale, affrescate e adornate di arazzi fiamminghi soggiornò Vittoria Colonna, amica di Michelangelo - con la sua grossa mole sovrasta, dal poggio naturale, tra archi e merlature di cinte murarie, lo spettacolo del golfo lunato, sul cui cerulo specchio si riflette l'azzurro immacolato del cielo.
Vasto bisogna andarlo a scoprire, nel borgo alto, seguendo il tracciato delle sue stradine, soprattutto nella parte medievale della città vecchia, dove affiorano ancora i resti della civiltà romana, e più oltre nel tempo, di quella Osca, presente prima degli Etruschi.
Si va alla ricerca di piazzette linde, delimitate da casette lustrate a nuovo, con i balconi e i davanzali delle finestre basse ricolmi di vasi fioriti, dove sono coltivati garofani e gerani, dove odorano anche la mentuccia e il basilico e dall'interno, garrula, s'ode la voce modulata d'una popolana cantare “Vaste, bbelle, terra d'eure »! (Vasto bella, terra d'oro).
Nell'ora del pranzo vi potrà capitare di venire solleticati dal fragrante aroma del tipico locale brodetto di pesce che lentamente sta cuocendo nella “tiella” di coccio, tra effluvii di spezie a base di aglio, prezzemolo, peperoncino poco piccante, con pomodoro fresco.
Allora un'acquolina dolce vi uscirà sotto la lingua per stuzzicarvi l’appetito.
Più in là, una vecchietta, appartata in un cantuccio, con la conocchia nella mano alta, ingemmata di candida lana di pecora, e con il fuso nell’altra mano - che fila allegramente alternandosi
nel cicaleccio paesano, con una coetanea; e i bimbi affidati al loro sguardo, riempiono di gridolini la corte, divertiti dalla “cchiuppa”, innocente gioco la cui memoria si perde nel tempo.
Perché, infatti, se volete scoprire la poesia ed il fascino di Vasto, bisogna andare a piedi, inoltrarsi fra le viuzze strette: qui, attraverso un portone decorato e sormontato da uno stemma gentilizio, potrete scorgere in una naturale luce che piove dall'alto, un cortile adornato da una scalinata breve, che immette al piano superiore e, accanto alla rampa, il riparo della cisterna con catena e secchio per calarvi e mettere a rinfresco il vino che sazierà la sete di questa torrida estate canicolare, al pescatore dal viso roso dalla salsedine, rientrato a sera, stanco dalla fatica del mare, per trovare ristoro nel desco familiare.
Giuseppe Catania
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