di LINO SPADACCINI
Dal 1738, ogni anno, nell'ultima domenica di aprile, si è sempre celebrata la festa in onore della Madonna dell'Incoronata. Quest'anno, per la prima volta, a causa del covid-19, non è consentita nessuna manifestazione pubblica.
Domani mattina alle ore 11, la S. Messa verrà trasmessa in diretta
streaming da Misericordia TV, visibile sulla pagina facebook e sul canale
youtube.
A partire dalla festa e processione di S. Vincenzo Ferreri, il lunedì di
Pasqua, e adesso quella della Madonna dell'Incoronata, probabilmente anche le
altre feste di primavera salteranno.
Nel nostro piccolo, attraverso la pubblicazione di immagini storiche e in
parte inedite, cercheremo di far rivivere la festa dell'Incoronata con la
speranza che
60 foto storiche>>>
torni presto tutto alla normalità e che
l'anno prossimo si possa tornare a solennizzare questa festività molto cara ai
vastesi.
La festa dell’Incoronata si riallaccia ad un fatto prodigioso
che si verificò nella primavera del 1738quando, a causa del perdurare della siccità,
venne ordinata di far uscire la processione della statua della Madonna
dell’Incoronata, che allora si trovava nella chiesa di San Pietro, attraverso i
campi. Appena la processione arrivò in prossimità della cappella di San
Martino, in corrispondenza dell'attuale santuario dell'Incoronata, si vide il
cielo coprirsi di nubi e cominciò a cadere un’abbondantissima pioggia. L’accaduto
fu interpretato come segno del cielo e desiderio della Madonna che lì voleva
essere onorata.
In seguito all’espansione della
contrada di S. Martino, il sindaco Pietro Muzii, nella seduta del 3 dicembre
1826, propose all’assemblea l’apertura di un convento di frati cappuccini per
un migliore servizio spirituale in una zona in forte crescita. Il progetto
dell’edificio fu disegnato da P. Francesco Saverio da Lanciano e il 31 marzo
1860 il Re Francesco II, con real decreto ne autorizzò l’apertura.
Il 20 luglio dello stesso anno, giunsero a Vasto l’ex
provinciale dei Cappuccini P. Giuseppe Cerritelli da Chieti, P. Tobia da Guardiagrele
e un terziario laico, per osservare meglio i locali e valutare i lavori
necessari da effettuare. Nel mese di agosto P. Alfonso da Monteodorisio si
occupò dei lavori, che furono completati il 25 agosto, con l’aggiunta del
mobilio.
L’8 settembre dello stesso anno i frati cappuccini, sotto la
guida di P. Giuseppe Cerritelli
da Chieti, presero possesso del
romitorio e otto giorni più tardi avvenne la cerimonia d’inaugurazione. Solo pochi
mesi dopo, in seguito alla soppressione di tutte le comunità religiose,
avvenuto con decreto del 17 febbraio 1861, il convento venne chiuso ed i
cappuccini furono ospitati nella villetta del signor Antonino Celano. Questi
rivendicando il diritto di proprietà sul convento riuscì, due anni più tardi, a
riottenere sia la chiesa che il convento, che a loro volta vennero donati ai
frati cappuccini.
Nel 1914 fu aperto il Collegio Serafico e grazie all’opera
di P. Beniamino da Cupello e P. Pio da Ateleta, molti giovani vennero guidati
nello studio: oltre duecento sono diventati sacerdoti e tra di loro due sono
stati elevati al rango di Vescovo.
Molti lavori vennero eseguiti tra il 1932 ed il 1938, tra
cui la costruzione della cappella in onore di S. Corrado di Parzham, un’altra
in onore di S. Veronica Giuliani e l’inaugurazione della nuova facciata della
chiesa, così come la vediamo oggi, che comprende il porticato con il nuovo coro
nella parte superiore.
Nel 1938, in ricordo del 2° centenario del santuario, i
festeggiamenti culminarono il 30 aprile, giorno della festa, alla presenza del
Vescovo, mons. Giuseppe Venturi,con la solenne imposizione della Corona sul
capo della Madonna e la Consacrazione della Città a Maria Santissima con la
formula pronunziata dalla prima autorità cittadina.
Nella domenica delle palme del 1963 vennero consacrate tre
nuove campane. Ma nella notte del 20 maggio successivo, ignoti ladri penetrati
all’interno del Santuario, rubarono la triplice corona in argento dorato. Senza
esitazione i frati e tutta la comunità parrocchiale pensarono di far realizzare
una nuova corona tutta in oro lavorata a sbalzo a mano. A meno di un anno dal
furto, il 3 maggio 1964, la corona venne benedetta da Papa Paolo VI e il 31
maggio, per il Rito della Incoronazione, venne dato ampio risalto all’evento,
con la partecipazione del Cardinale Gregorio Pietro Agagianian e di altre
eminenti personalità.
Nell'aprile del 1988, nella ricorrenza del 250° anniversario
del Santuario dell'Incoronata, i Padri Cappuccini hanno organizzato una serie
di eventi culminata con la solenne concelebrazione eucaristica, davanti la
Cattedrale di S. Giuseppe, presieduta dal Card. Francis Arinze, Presidente del
Segretariato dei non cristiani.
Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è
una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione
alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere
ed anche poesie.
"La festa
dell’Incoronata, come l’altra della Penna", scriveva Alfonso Sautto
tra le colonne de Il Vastese d’Oltre
Oceano, "richiamava un’affluenza
enorme di cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi,
riaccompagnavano la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del
Convento e poi, seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi,
consumavano il pranzo. La festa era veramente caratteristica e lasciava
nell’anima di tutti il ricordo di una giornata suggestiva, pieno di brio, di
canti e di suoni".
Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da
parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche
giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e
fischiettini.
In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo A la Madònne di la 'Ngurnáte, ritroviamo
la puntuale descrizione dello spirito della festa:
Accušcë li pirzáun' a
la 'Ngurnate!
Varlòtte di lupëine,
puparille,
'ndrëich' e
caštàgne prúpet' a vvracciáte:
cirte taralluccére ma, uhé,
bille!
'M bácce ala cchiisce
La Pichicche abbáte
a vvánne' scattilálle
e ssunarille;
e ssátt' a 'n' árche šta Munzî assittáte
arrét' a 'na bbangátte
di ciuffille.
Nu quafunátte séune la scupëine;
du'quatrére cchiù'llà ánn' allimmèlle;
e a 'na bbarràcche,
addò' si jéuch' a vvëine,
si váit' a rilluciéje
nu curtèlle…
nu scàppa scàppe… e 'mmêzz'
a l'ammujëine
nu štrëlle: A l' òm'
accëise Cianarèlle!!!
Nei versi sono citati due personaggi vastesi molto
conosciuti Camillo Paolino (La
Pichicche ) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico
Miscione (Munzù) fabbricante di fantocci di creta.
Lino Spadaccini
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