Il cinghiale come fonte di malattie infettive per il
bestiame e per gli uomini https://www.info.asl2abruzzo.it/files/151123_cinghiali_relazione.pdf
Pubblicato: 09 Novembre 2019
Cinghiali, il 7,8% affetti dal virus Epatite E nell'area
Chietino-Lancianese. Studio presentato a Chicago dal Servizio di Sanità animale
della Asl
L’Abruzzo, con il 22,2% rispetto al totale dei casi
registrati a livello nazionale, è la regione maggiormente colpita dall’Epatite
E, malattia dei suidi sostenuta da un virus (HEV) in grado di
trasmettersi da animale ad animale e che può passare all’uomo per via alimentare: in Abruzzo è infatti assai frequente il consumo di carne suina cruda o poco cotta (salsicce di carne e di fegato, anche di cinghiale).
trasmettersi da animale ad animale e che può passare all’uomo per via alimentare: in Abruzzo è infatti assai frequente il consumo di carne suina cruda o poco cotta (salsicce di carne e di fegato, anche di cinghiale).
Il Servizio veterinario di Sanità animale della Asl Lanciano
Vasto Chieti, diretto da Giovanni Di Paolo, ha sviluppato uno studio
sperimentale sui cinghiali cacciati al fine di determinare in tale popolazione
(circa 6.000 esemplari) non tanto la positività sierologica di tali animali,
segno di un contatto con il virus, ma la reale presenza del virus stesso
dell’epatite E attraverso specifiche tecniche di isolamento.
I risultati dello studio sono stati giudicati molto
interessanti dalla comunità scientifica internazionale e sono stati presentati
alla “100^ Conferenza mondiale dei ricercatori delle malattie infettive
animali” che si è appena tenuta a Chicago (Illinois), negli Stati Uniti. Allo
studio, insieme a Giovanni Di Paolo e ad Angelo Giammarino del Servizio
veterinario di Sanità animale della Asl hanno collaborato Fabrizio De Massis,
Giuseppe Aprea, Silvia Scattolini, Daniela D’Angelantonio, Arianna Boni,
Francesco Pomilio e Giacomo Migliorati dell’Istituto zooprofilattico di Teramo
e il tecnico della prevenzione Chiara Morgani.
In particolare, il virus è stato ricercato nel fegato e
nella cistifellea di 102 cinghiali provenienti dai Comuni ricadenti nell’Ambito
territoriale di caccia (Atc) Chietino Lancianese.
I risultati delle analisi
hanno evidenziato la presenza del virus nelle matrici di otto cinghiali,
evidenziando una percentuale di infezione del 7,8% (numero di soggetti infetti
sul totale dei capi testati).
L’indagine ha voluto inoltre determinare l’eventuale
sieropositività al virus dell’epatite E dei cacciatori che hanno avuto contatto
con i capi infetti; in questo caso, nessuno dei cacciatori è risultato infetto.
In situazioni di “stretto” contatto, il virus dell’Epatite E
può infatti passare dai suidi infetti all'uomo attraverso il consumo di carne o
fegato senza un adeguato trattamento termico, determinando l’insorgenza della
malattia che, seppur asintomatica nella maggior parte dei casi, può a volte
manifestarsi con i sintomi classici di un’epatite acuta (febbre alta, dolore
addominale, ittero).
Molta importanza nella trasmissione della malattia è data al
cinghiale, che è in grado di ospitare il virus fungendo da fonte di infezione
per l’uomo (reservoir).
L’epatite E è oggi considerata una zoonosi (malattia
trasmessa dall'animale all'uomo) emergente e i casi accertati in Europa e in
Italia hanno visto un aumento esponenziale negli ultimi anni.
Anche l’Istituto superiore di sanità (Iss) considera questa
malattia molto importante dal punto di vista della salute pubblica.
Sono
infatti in corso numerosi progetti per determinare la reale incidenza della
malattia nella popolazione italiana così come comunicato nei più recenti studi
presentati al workshop “Epatite E: un problema emergente in sicurezza
alimentare”, svoltosi a Roma nella primavera scorsa proprio presso la sede
dell’Iss, in collaborazione con il Ministero della Salute.
In allegato la documentazione dello studio presentato a
Chicago
poster.pdf
HEV CINGHIALI.pdf
HEV POSTER.docx
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