domenica 24 marzo 2019

Ricordiamo la figura di Lucia Borghi in occasione del concorso a lei intestato dall'Aps San Paolo

di LINO SPADACCINI

Pittura al Femminile "Lucia Borghi" è il concorso di pittura promosso dall'Associazione Culturale San Paolo "Don Antonio Di Francescomarino", dedicata a Lucia Perrozzi Borghi, insegnante e raffinata pittrice, di cui il prossimo 5 giugno, ricorrerà il trentennale della scomparsa. Le opere partecipanti saranno esposte dal 25 al 30 marzo, presso la sede dell'Aps in via Spataro, e verranno giudicate da un'apposita giuria di esperti, che decreteranno le tre opere vincitrici.
Approfittiamo dell'occasione per ricordare brevemente la figura di questo illustre personaggio, a cui il direttivo dell'Aps ha voluto dedicare il concorso, che ha lasciato una traccia importante nella storia artistica della nostra città.



Nata a Ravenna nel 1899, Lucia Borghi, a buon ragione può essere considerata vastese d'adozione, visto che per oltre sessant'anni è vissuta nella nostra città, dedita all'insegnamento e alla pittura, e legata sentimentalmente al poeta dialettale Giuseppe Perrozzi.
Dopo aver compiuto gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna, Lucia Borghi perfeziona la tecnica sotto il maestro De Carolis. Partecipa a diverse mostre personali e collettive. Nel 1928 prende parte alla "Mostra del ritratto", allestita nell'Archiginnasio di Bologna e nei due anni successivi, sempre nel capoluogo emiliano, a due mostre personali.
Verso la fine degli anni '20 si trasferisce a Vasto per motivi di lavoro dedicandosi all'insegnamento.
Nell'aprile del 1931, in occasione del 25° compleanno dell'avv. Silvio Ciccarone, in quel periodo segretario politico del fascio, realizza un'artistica pergamena "finemente miniata".
Nel 1932 a Messina partecipa alla Mostra "Professionisti e Artisti". Nel 1940 allestisce a Roma una personale, mentre due anni più tardi, interviene alla "Mostra del Paesaggio" allestita nel Palazzo Peripato. A Venezia nel 1945 presenta le sue opere nella Galleria Organia ed a Chieti, l'anno successivo, nella Bottega d'Arte.
Nel 1950 partecipa alla grande "Mostra Palizziana", dedicata ai fratelli Palizzi, mentre nell'estate del 1959 prende parte alla "Prima mostra dei pittori vastesi contemporanei" presso i locali dell'Asilo infantile Carlo Della Penna. Tra le dodici opere esposte spiccano un "Autoritratto, "Madonna", "Chierichetto", "Pozzo di Ciocio", "Tramonto sul Porto di Punta Penna", "Rami abruzzesi" e "Nello studio".
L'anno successivo, in occasione della 2a Mostra di pittura estemporanea "Carlo Della Penna", vince il 1° premio riservato agli artisti vastesi, con la suggestiva opera "Processione notturna". La Borghi parteciperà al Premio Vasto in altre tre occasioni: nel 1964 con l'opera "Evocazione", nel 1965 con "Viale degli ulivi", e nel 1966 con "Beethoviana", chiaro omaggio al compositore tedesco.
Dagli anni '60 è assidua frequentatrice della Petite Gallerie di Lello Martone, nei locali sotto i portici di corso Nuova Italia, una sorta di Cenacolo della cultura vastese, dove confluivano pittori, musicisti e letterati. "Il motivo della sua ispirazione", scriveva Giuseppe Catania a pochi giorni dalla scomparsa della pittrice, "reca la traccia di una espressa cultura pittorica, profonda, che non si ferma alla sola immagine, ma si riconosce, più che nel soggetto, nell'andamento e nell'applicazione cromatica che è il contenuto della sua arte".
Oltre alle nature morte ed ai ritratti, una produzione rilevante della Perrozzi Borghi è quella religiosa. Tra le opere più significative si ricordano la "Madonna di Fatima" (1946), conservata nella sagrestia della chiesa di S. Giuseppe, insieme al bel ritratto di "Don Giuseppe Cinquina", e la suggestiva "Processione notturna" in uscita dalla chiesa di S. Pietro, di cui abbiamo già accennato in precedenza.
"Anche nei lavori meglio riusciti", afferma il critico Tito Spinelli, nel suo prezioso volume Profilo storico della pittura vastese, "dove i colori appaiono naturalisticamente dedotti, permane una minuzia che è paradigma non casuale di padroneggiare le cose con un occhio al colore e con l'altro al supporto grafico. Paesaggi e nature morte tutelano, dunque, il suo caposaldo compositivo; ragione per cui l'immaginazione soggiace a puntuali riferimenti di fedeltà rispetto alla materia presentata". Opere, quindi di grande "dignità", attraverso l'uso elaborato e mai banale del colore, e la precisa ripartizione degli spazi nei paesaggi, nei ritratti o nelle nature morte.
Come da volontà testamentaria dell'artista, tre importanti opere della produzione artistica sono state donate al Comune di Vasto: oltre ad una natura morta, dal titolo "Due uova al tegamino", anche un "Autoritratto" ed il "Ritratto del marito poeta Giuseppe Perrozzi".

Lino Spadaccini



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