domenica 14 ottobre 2018

"Noi di Crecchio anni '50-'60": un viaggio nel tempo, in cui i "personaggi prendono vita e i paesaggi forma e colore"

Clorilde Pierantoni 
"Noi di Crecchio anni '50 - '60 tra ricordi e storia" 

Recensione di 
GABRIELLA IZZI BENEDETTI

Clorilde Pierantoni, ospitandoci nella sua speciale macchina del tempo, ci conduce nel mondo dell'infanzia e adolescenza vissute a Crecchio e riesce grazie, e non solo, alla struttura articolata del testo, includente volti, costumi, tradizioni, un ritmico inventario di figure del luogo, a ricreare un clima, un'ambientazione assai reale. Lo fa con uno stile pertinente e consapevole, che è uno dei pregi del libro.

Si percepisce che l'autrice non ha mai lasciato emotivamente i luoghi dell'infanzia racchiudendo i ricordi in un prezioso forziere da custodire e, oggi, da restituire a quanti di esso hanno fatto parte; o a quanti
attraverso le sue memorie vogliono respirare quel tempo o riprovarne lo spirito poiché i ragazzi di allora, a qualunque regione d'Italia siano appartenuti, hanno vissuto gli anni del dopoguerra con uno stile di vita simile, con valori analoghi e più o meno analoghe aspettative.

Era un tempo, come dice l'autrice, nel quale "si viveva con poche risorse, ma con una grande solidarietà e serenità d'animo".

Il viaggio che Clorilde ci propone, iniziando indicativamente con: "un'infanzia serena, tra la natura incontaminata", ha in sé qualcosa di scenografico poiché la struttura del racconto apre di volta in volta sipari all'interno dei quali personaggi prendono vita, paesaggi prendono forma e colore ed è tutto un dinamismo che traluce, fra interiore ed esteriore.

Stati d'animo in assoluta sintonia con il mondo circostante che trae la sua ragion d'essere in prevalenza dalla natura e dai rapporti umani e genera il senso comunitario di appartenenza con l'amicizia che ne deriva, e che pare dominare ogni tipo di scenario. Fluiscono stagioni, rifioriscono usanze, giochi, la vita familiare e sociale così come viene descritta crea un salutare senso di pacificazione. Non diversamente dallo spirito di fede con le sue feste patronali.

Crecchio nel tempo distante di poco dalla fine della guerra respira solidarietà. L'Italia respira solidarietà. E tutti ci rispecchiamo in questa nostalgia. E ci chiediamo cos'è che non ha funzionato per essere cambiati così tanto.

 Ma se questo è l'aspetto più suggestivo del testo, il secondo non è meno interessante nella sua razionalità: il desiderio di un approccio etnografico oltre che storico. Crecchio è rimasta legata alle vicende tragiche della seconda guerra mondiale e la Pierantoni ricostruisce in dettagli anche poco noti eventi connessi alla fuga di re Vittorio Emanuele III e del suo seguito. I tentativi falliti di Umberto per salvare un minimo di dignità.

La parte però più consistente della ricerca va cercata nel recupero di memorie collettive legate a un modello di società in prevalenza agricola. Il tipo di alimentazione: "A Crecchio si faceva un grande utilizzo dei genuini prodotti della terra, con la carne solo la domenica e le feste comandate...", le provviste per l'inverno, le manifatture, l'artigianato: "Per tutti gli anni '50 l'artigianato a Crecchio, come nel resto d'Italia, fu un settore ancora fiorente. Si produceva di tutto ... vestiti, maglie, tutto l'occorrente per la cucina ... mobili, zappe, attrezzi, canestri, cassette e altro per l'agricoltura e via dicendo"; le sagre, le feste dei santi specie di sant'Antonio Abate, ma anche San Biagio, San Giuseppe. Le processioni. I giochi per i quali suppliva la fantasia e in sostanza erano per questo assai più divertenti di quelli attuali. Soprattutto giochi di squadra. Qualunque argomento si tocchi si respira un gradevole spirito comunitario.

Lo scenario è ricco, soprattutto di volti giovani e ridenti, compagni di scuola, una scuola vissuta con amore; ricco di gioia semplice e di rapporti genuini. Di rispetto per l'ambiente e per gli altri. Un mondo perduto. E che però ancora ci parla e che forse attraverso letture come questa può riproporre, al di là delle differenti condizioni di una vita ormai "tecnologica", la dialettica della speranza, la determinazione a non arrendersi. Non perdere l'antica saggezza, il senso della misura, il valore degli affetti. L'etica. Avrete tutti notato come, nella migliore filmografia di fantascienza, a difesa di una cultura millenaria che l'essere umano non deve perdere, spesso i nomi scelti sono greci o latini, gli abiti ricalcano il mondo classico e perfino le ambientazioni si rifanno ad antichi palazzi.

Clorilde lo ha ben presente e ci trasmette un messaggio di cui far tesoro.

Gabriella Izzi Benedetti 


"NOI DI CRECCHIO ANNI 50-60 tra ricordi e storia", 240 pagine, Edizioni Il Torcoliere, 2018. In vendita a Crecchio (Edicola Lucina Procida e Cartolibreria Gustavo Di Scipio) e Vasto (Nuova Libreria). In offerta a 15 euro.

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