venerdì 13 luglio 2018

Speciale Costa Vastese: (5) il PROMONTORIO DI PUNTA PENNA ricco di storia







Dal Porto a Lebba, un suggestivo tratto conosciuto da pochi


di Lino Spadaccini

Una breve sosta sul promontorio di Punta Penna, all’altezza dell’antica Torre di avvistamento,uno delle 366 che il viceré di Napoli fece costruire fra il 1563 e il 1568 per porre un freno alle scorrerie dei turchi, è l’ideale per avere una bella visuale su tutto il Porto.

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Davanti al cartello "Provincia di Chieti fine tratto di competenza", si apre una piccola stradina di pochi metri, che permette una bella vista a picco sul mare. Stando molto attenti a non sporgersi eccessivamente, è possibile apprezzare il primo tratto di scogliera e la trasparenza dell’acqua.
Riprendendo la strada in direzione della chiesa della Madonna della Penna, alla fine del rettilineo sulla sinistra si apre una stradina sterrata. Sporgendovi cautamente verso il precipizio, potete notare un’insenatura molto ampiacausata dal prelevamento di materiale,effettuato negli anni ’50, necessario per la costruzione del Porto.
La spiaggia ciottolosa, lunga e stretta, e alcune enormi cactus completano il paesaggio. Se avete un po’ di pazienza decine e decine di gabbiani cominceranno a volteggiare intorno a voi rendendo il momento magico.
Prima di proseguire il viaggio alla scoperta di altri tratti di costa, è d'obbligo una breve sosta per ammirare la chiesa di S. Maria di Pennaluce, sorta intorno al 1500 sulle rovine dell’antica città di Pennaluce, ed il maestoso faro. Inaugurato nel 1912, il faro venne fatto saltare dall'esercito tedesco durante il secondo conflitto mondiale. Prontamente ricostruito, tornò ad essere funzionante agli inizi degli anni '50. Alto 70 metri dalla strada e 84 metri dal livello medio mare, per raggiungere la cima bisogna salire lungo 307 gradini a spirale. La lanterna è larga 3 metri ed ha un’ottica rotante. Nella parte esterna del faro è presente una lanterna di emergenza che viene attivato in caso di guasto di quello principale.La torre è realizzata in mattoni a doppia camera, questo perché, a causa del vento, il faro è soggetto a forti oscillazioni.
Chiudiamo con una bella poesia dialettale scritta da Nicola Del Casale, dal titolo Prime e mo’, inserita nella raccolta Pinnuccia mè(1973), dove l’autore, con un forte senso di nostalgia, mette in evidenza l’inevitabile tributo pagato a causa del progresso e dell’industrializzazione:

Prime lu sole, lu fare, lu mare,
lu scojje spaccate, 'na vele,
Pennaluce, la punte de 'Derce
e de llà, pi la terre e la rene,
carrozze e traine
li sdanghe pi d'arie,
nghe ttende, cuperte e llinzule
ch'a lu pascone facéve nel'ombre.
Ggende 'nfeste, cundente de poche:
quattre spachitte, n'arroste, lu vine,
du' mustacciule, tre-quattre taralle.
Mo', sopr'a lu fare li case,
pi ssott'a la Penne lu purte;
li scujje sparite, tritete,
e la spiagge de rene e de prete
aripiene de scàttela vudde,
bbaréttele che ni 'nzidistruje,
catrame ch'appìcciche e ttegne.
E de qua, a ddo' si po' scegne,
no' cchiù nu cavall' a rripose,
nemmanghe 'na sdanghe pi d'arie:
rrobb'ammutore sott'a lu sole,
tàvele, sete e mbrillune
sopr'a la terre, a li prete, a la rene.
Ggende scundente,
ma 'nfeste lu stesse;
ggende che 'm Pasche, ci vujje scummette,
n'è state nemmen'a la messe!  



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