di
Lino Spadaccini
Dopo
Casarza, proseguendo in direzione della Marina, si giunge a Concarella, una
piccola e accogliente insenatura che dà l’idea di una piccola conca, dominata
dal bel trabocco "Cungarelle".
Il
trabocco venne costruito nel 1938 da Bernardo, Orlandino, Luigi, Domenico e
Tommaso Verì (detti "De scirocche") per Luigi Ialacci (detto "Tira-tira"), che vi pescò con il figlio Umberto fino al 1955. Il
trabocco passo attraverso vari proprietari, ma ormai in disuso e in balia delle continue mareggiate
si distrusse, fino a scomparire del tutto.
Nel
2006 Luca Conti e i fratelli Luca e Mirko Di Nanno rilevarono la concessione
demaniale e ne avviarono la completa ricostruzione. Nel 2012, la struttura
venne ulteriormente ampliata per poterla adibire anche ad attività di piccola
ristorazione, mantenendo comunque inalterata l’originaria funzionalità.
Molto
particolare anche tutto il paesaggio intorno. Verso nord, in direzione di
Casarza, il paesaggio è dominato dagli scogli, che dalla collina scendono fino
a mare, offrendo degli scorci incantevoli.
Dagli
scogli più alti, a picco sul mare, si può godere tutta la bellezza del mare
trasparente che permette di apprezzare i chiari fondali sabbiosi.
A
sud del trabocco, l’ampia conca è occupata
da quattro file di blocchi di cemento, lungo tutto l’arco, dalla collina fino
ariva. Non ci permettiamo di giudicare la scelta fatta, probabilmente dettata
dalla pesante erosione marina, ma il paesaggio non ne ha di certo guadagnato.
C’è
una poesia dedicata a Concarella, scritta dal poeta vastese Nicola Del Casale, inserita
nella raccolta "PârleluVuâste"
(1978), dove immagina il dialogo tra alcuni pesci che si lamentano
dell’invadente presenza dei "muri".
Tra müure e
scujje a Ccunguarelle
Atturn’ammüure e scujje a Ccunguarelle,
nu ghrânge, ‘naciangatte e ‘na sardelle,
all’âcca trasparende ‘ngalmitä,
faciàjveneggirenne nu puarlä’.
‘Ccundäve la sardelle: - Jë, da cìfene,
sbarrüune, hürze, héupe e ccavanelle,
haje sindüute a ddë’ ca cirte scrùfene
alôme fatte a mmärelurubbelle.
-Scëjne, scë’- cucciujéve la ciangatte,
- la rrazzamàjesfiânde c’érrimâste
piccanda n’éssuccesse a ecchesatte.
La calpeé de li müure. ‘Nte’ cavüute,
facélughrânge. - E ssiffräneluVuâste,
ngheluciumuende, mé’, sémefinüute.
Chiudiamo
con gustoso sonettoscritto dal poeta Giuseppe Perrozzi dal titolo Lu gragnilatte.
Lu saulechéuce,
abbrîusce li cirvelle.
Lu marinare,
nghi la pippe 'n macche,
guarde l' acche
di sotte a lutrabbacche,
spiranne d'
acchiappà cacche mmijelle.
A mezz' all'
acche, sott' a Ccungarelle,
Pasquale fa l'
amaurenghi Giuvèine;
darasse ad hann'
sta', senza mmujèine,
ca la mamme i fa
la sindanelle.
Ma trumminde la
mamme sta vuddate
Pasquale, quatte
quatte s' abbicèine…
Smorze sott'
accheghidu tre vracciate…
Jette nu strelle
chi la bahattelle!
Deice a la mamme
pi nzi cumbrumatte:
–«M'ha
pizzichetemélugragnilatte!!» –
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