Don FELICE PICCIRILLI (classe 1912) fu parroco della
Cattedrale di Vasto dal 1942 alla sua morte nel 1968.
Durante questi 25
anni la Comunità di San Giuseppe rappresentava il cuore pulsante della
città, quella che “dettava la linea”,
se possiamo usare un termine moderno. Un
vero crogiuolo di idee e di attività.
Bene hanno fatto don Gino Smargiassi (suo ex vice parroco) e
Nicolangelo D’Adamo (già autore di un libro su Piccirilli nel 1988) a
pubblicare un nuovo volume su dinamico
sacerdote dal titolo “A cinquant’anni dalla morte di don Felice Piccirilli”
edito da Il Torcoliere. Un volume, scritto a quattro mani, con approfondimenti
sia dal punto di vista religioso, che sociale e politico.
Il libro è stato presentato giovedì 19 luglio 2018 presso la
sala Giovanni XXIII della Cattedrale gremita di molti fedeli e studiosi.
Troppo spesso la figura di don Felice viene associata all’episodio
della scissione della DC (Democrazia Cristiana) e la nascita della lista civica
Faro che poi governerà per qualche anno la città.
Ma don Felice fu un sacerdote di alto profilo che
già 1945 assume la responsabilità diocesana dei vari rami dell'Azione Cattolica. Nel 1947 crea la Mensa popolare per i disoccupati e la S. Vincenzo, per l'aiuto dei più bisognosi poi trasformata in Fac; la Casa del Fanciullo in via Buonconsiglio, per accogliere tanti giovanissimi, spesso offrendo un pasto caldo e un significativo doposcuola. Nel 1959 si avventura in un importante progetto, la costruzione della Domus Pacis un complesso di grande prestigio destinato alle molteplici attività dei giovani. All'interno della struttura istituisce anche l'asilo di infanzia, la scuola materna e la scuola elementare parificata. Per le ragazze avvia anche la Casa della Moda "Armida Barelli” e il laboratorio di maglieria.
già 1945 assume la responsabilità diocesana dei vari rami dell'Azione Cattolica. Nel 1947 crea la Mensa popolare per i disoccupati e la S. Vincenzo, per l'aiuto dei più bisognosi poi trasformata in Fac; la Casa del Fanciullo in via Buonconsiglio, per accogliere tanti giovanissimi, spesso offrendo un pasto caldo e un significativo doposcuola. Nel 1959 si avventura in un importante progetto, la costruzione della Domus Pacis un complesso di grande prestigio destinato alle molteplici attività dei giovani. All'interno della struttura istituisce anche l'asilo di infanzia, la scuola materna e la scuola elementare parificata. Per le ragazze avvia anche la Casa della Moda "Armida Barelli” e il laboratorio di maglieria.
Insomma tutto ciò che avveniva a Vasto in quegli anni, avveniva in
Cattedrale!
Mitici erano i campeggi parrocchiali e nazionali, gli appuntamenti
del Carnevale cittadino, le gite, le proiezioni cinematografiche, le feste dei
genitori, le settimane dei giovani, i pellegrinaggi.
Don Felice era il centro aggregante di centinaia di famiglie
di tutte le estrazioni sociali e le sue attività furono portate avanti sempre con
profondo spirito evangelico.
Tutto questo cosa c’entra con la DC e la lista civica Faro?
Nella parte scritta da Nicolangelo D’Adamo è ricostruita l’intera
vicenda del travagliato biennio 1966-68, con tutti i dettagli della scissione della DC e delle lacerazioni, illazioni, e successive azioni punitive.
Il tutto ruota attorno alla figura di Silvio Ciccarone, sindaco uscente, indipendente,
personaggio carismatico ben visto dai Vastesi, la cui famiglia recitava un
ruolo importante nell'ambito della comunità parrocchiale di San Giuseppe.
La verità (lo diciamo noi) è che la DC, dopo l’avvio della SIV (oggi Pilkington), voleva
liberamente avere in mano tutte le importanti leve del potere. Prima delle elezioni del 1966 il direttivo della DC, per eliminare Ciccarone,
decise di votare un “ordine del giorno”
in cui poneva due sbarramenti: i futuri candidati dovevano essere tesserati
della DC (e Ciccarone non lo era) e non dovevano essere consiglieri uscenti.
Ciò creò una profonda spaccatura, che portò Silvio Ciccarone ed altri
democristiani a formare una lista civica “Il Faro”, ben vista da molti vastesi,
tanto che poi andò al potere.
Don Felice si trovò nel mezzo della zuffa. Tutta la sua
comunità parteggiava per Ciccarone, per
cui nemmeno il suo alto rigore morale lo
salvò dalle strumentali accuse politiche.
Furono anni veramente laceranti, alcune tensioni finirono persino nelle aule di giustizia.
Nicolangelo D’Adamo con documenti alla
mano ricostruisce molto bene l'intera vicenda, ma sempre con l'intento che gli ultimi due anni di vita dell’amato sacerdote, comunque, non
devono oscurare la sua lunga attività pastorale, intensa e mirata a dare
risposte a tanti bisognosi nell'immediato dopoguerra
NDA
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