Dopo essere stata per tutta la settimana esposta alla
venerazione dei fedeli nella Cattedrale di S. Giuseppe, con le S. Messe e le
riflessioni affidate a Padre Antonio Levita, la statua della Madonna questo
pomeriggio, con inizio alle ore 16,30, verrà riportata processionalmente nella
propria chiesa, accompagnata dai fedeli e dalle note proposte dal Complesso
Bandistico "San Martino".
Al rientro, seguirà la S. Messa celebrata dal P. Prov. dei Cappuccini P.
Nicola Galasso e, in serata, ballo in piazza e l’esibizione del Coro
Parrocchiale dell’Incoronata per un Omaggio a Maria.
Domani alle ore 11 è prevista la S. Messa Solenne celebrata
dal cappuccino vastese Padre Nicola Galasso.
In serata è previsto l'atteso
concerto di Marco Ligabue, fratello minore del rocker di Correggio Luciano
Ligabue.
Chiuderanno i festeggiamenti i tradizionali fuochi
pirotecnici della Ditta Piroluce di San Severo.
La festa dell’Incoronata si riallaccia ad un fatto prodigioso
che si verificò nella primavera del 1738 quando,
a causa del perdurare della
siccità, venne ordinata di far uscire la processione della statua della Madonna
dell’Incoronata, che allora si trovava nella chiesa di San Pietro, attraverso i
campi. Appena la processione arrivò in prossimità della cappella di San
Martino, in corrispondenza dell'attuale santuario dell'Incoronata, si vide il
cielo coprirsi di nubi e cominciò a cadere un’abbondantissima pioggia. L’accaduto
fu interpretato come segno del cielo e desiderio della Madonna che lì voleva
essere onorata.
Nella Relazione dell'apprezzo della città del Vasto, scritta
nel 1742 dall'ingegnere Biase de Lellis, si ricorda che la cappella era formata
da una sola navata, ed erano presenti l'altare maggiore dedicato a S. Martino e
due altari laterali dedicati all'Incoronata ed a S. Giustino. Nello stesso
periodo il titolo della chiesa rurale di S. Martino fu cambiato in Maria
Santissima Incoronata, beneficiando del titolo di "santuario", così
come confermato nel febbraio del 2018 da una nota inviata dalla Curia
dell'Arcidiocesi di Chieti-Vasto al parroco Padre Eugenio Di Giamberardino.
In seguito all’espansione della
contrada, il sindaco Pietro Muzii, nella seduta del 3 dicembre 1826, propose
all’assemblea l’apertura di un convento di frati cappuccini per un migliore
servizio spirituale in una zona in forte crescita. Il progetto dell’edificio fu
disegnato da P. Francesco Saverio da Lanciano e il 31 marzo 1860 il Re
Francesco II, con real decreto ne autorizzò l’apertura.
Il 20 luglio dello stesso anno, giunsero a Vasto l’ex
provinciale dei Cappuccini P. Giuseppe Cerritelli da Chieti, P. Tobia da
Guardiagrele e un terziario laico, per osservare meglio i locali e valutare i
lavori necessari da effettuare. Nel mese di agosto P. Alfonso da Monteodorisio
si occupò dei lavori, che furono completati il 25 agosto, con l’aggiunta del
mobilio.
L’8 settembre dello stesso anno i frati cappuccini, sotto la
guida di P. Giuseppe Cerritelli
da Chieti, presero possesso del romitorio e otto giorni più tardi avvenne
la cerimonia d’inaugurazione. Solo pochi mesi dopo, in seguito alla
soppressione di tutte le comunità religiose, avvenuto con decreto del 17
febbraio 1861, il convento venne chiuso ed i cappuccini furono ospitati nella
villetta del signor Antonino Celano. Questi rivendicando il diritto di
proprietà sul convento riuscì, due anni più tardi, a riottenere sia la chiesa
che il convento, che a loro volta vennero ridonati ai frati cappuccini.
Insieme alla festa di Punta Penna, quella dell’Incoronata è
una delle feste più sentite dai vastesi, soprattutto per la forte devozione
alla Madonna, che da secoli ha regalato emozioni e ispirato ricordi, preghiere e
poesie.
"La festa
dell’Incoronata, come l’altra della Penna", scriveva Alfonso Sautto
tra le colonne de Il Vastese d’Oltre
Oceano, "richiamava un’affluenza
enorme di cittadini, i quali, partenti da Vasto con cesti pieni di cibi,
riaccompagnavano la statua della Madonna dalla Cattedrale al Santuario del
Convento e poi, seduti a terra in cerchio, sotto l’ombra degli alberi,
consumavano il pranzo. La festa era veramente caratteristica e lasciava
nell’anima di tutti il ricordo di una giornata suggestiva, pieno di brio, di
canti e di suoni".
Tanta era l’attesa per l’arrivo della festa, soprattutto da
parte dei bambini speranzosi dell’acquisto da parte dei genitori di qualche
giocattolo come carrozzini di legno, soldatini di piombo, tamburelli e
fischiettini.
In un famoso sonetto di Luigi Anelli, dal titolo A la Madonne dila 'Ngurnate, ritroviamo
la puntuale descrizione dello spirito della festa (…con un finale drammatico):
Accušcë' li pirzáun' a
la 'Ngurnate!
varlotte di lupëine,
puparille,
'ndrëich' e
caštagneprúpet' a vvracciáte:
cirtetaralluccere ma,
uhè, bille!
'M bácce ala cchiisce
La Pichiccheabbáte
a vvánnescattilálle e
sunarille;
e ssátt' a 'n' arche
štaMunzîassittáte
arret' a 'nabbangátte
di ciuffille.
Nu quafunáttesèune la
scupëine;
duquatrérecchiùllàfann'
a llimmèlle;
e a 'nabbarràcche,
addò' si jéuch' a vvëine,
si váit a rilluciéje
nu curtèlle…
nu scàppascàppe… e
'mmêzz a l'ammujëine
nu štrëlle: A l'òm'
accëiseCianarèlle!!!
Nei versi sono citati due personaggi vastesi molto
conosciuti Camillo Paolino (La
Pichicche ) fabbricante e venditore di giocattoli e Domenico
Miscione (Munzù) fabbricante di fantocci di creta.
Lino Spadaccini
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