Trent'anni fa, il 6 dicembre del 1987, il Teatro Rossetti veniva riaperto al pubblico con uno straordinario concerto del flautista Severino Gazzelloni.
In questi giorni in cui il
Teatro Rossetti è al centro di polemiche e scontri politici, preferiamo
ricordare un avvenimento che ha segnato la storia della nostra città: la
riapertura del teatro dopo molti anni di abbandono, suggellato dal concerto del
più grande flautista della sua epoca.
Severino Gazzelloni al Teatro Rossetti il 6 dicembre 1887 |
Le origini del nostro teatro
comunale risalgono al 1818, quando ne fu iniziata la costruzione sul luogo
della sconsacrata chiesa di S. Spirito e su una parte del convento dei
Celestini, per l’interessamento del Barone Luigi Cardone e grazie ad una
pubblica sottoscrizione. In precedenza, per le pubbliche rappresentazioni,
veniva utilizzata la sala delle assemblee decurionali, mentre successivamente i
d’Avalos misero a disposizione delle compagnie una sala del loro palazzo.
Il progetto venne realizzato
dall’ingegner Taddeo Salvini di Orsogna e, anche se incompleto, il teatro venne
inaugurato il 30 maggio 1819, con uno spettacolo brillante messo in scena da
attori dilettanti locali.
Lo storico vastese Luigi
Marchesani nella sua Storia di Vasto,
ricordava che "La Università e i
cittadini concorsero alla spesa del teatro: altro denaro si raccolse ponendosi
prezzo a' biglietti d'ingresso nelle sere di recita: ne' tempi anteriori questi
biglietti si dispensavano gratuitamente dagli attori dilettanti, i quali
sosteneano di loro borsa il dispendio per illuminazione, vestimenta, scene e
servigio". Il Marchesani definì il teatro "la più bella opera pubblica, pari a' migliori teatri di secondo ordine
esistenti in Napoli", offrendo anche una breve descrizione della
struttura: "Rifulge per abbondanza
di dorati fregi: largo proscenio: vivaci colori abbelliscono le molte e variate
scene: la ricca cortina o sipario offre pinti que' giuochi olimpici, ne' quali
la corona di alloro fu collocata sul capo del vincitor poeta concittadino Lucio
Valerio Pudente: tre ordini di comodi palchi coronano la larga platea ingombra
di più file di congiunti sedili".
Teatro Rossetti 6 dicembre 1987: Gazzelloni con il sindaco Prospero e altri vastesi, in due foto ricordo |
Il Real Teatro
Borbonico,
così come venne chiamato in onore di Ferdinando I, che aveva reso disponibili i
locali, fu ultimato soltanto nel 1830, quando i lavori vennero affidati
all’architetto vastese Nicolamaria Pietrocola, che provvide a ridisegnare tutta
la parte architettonica. L’esecuzione dei lavori venne curata dall’ebanista
vastese Pasquale Monacelli.Gli scenari ed il sipario, raffigurante L’Incoronazione di Lucio Valerio Pudente in
Campidoglio (purtroppo rubato nel 1944 dalle truppe inglesi), vennero
dipinti dal Franceschini di Orsogna su bozzetto di Nicola de Laurentiis di
Chieti. L’inaugurazione ufficiale avvenne il 15 settembre 1832 alla presenza
del re Ferdinando II.
Il teatro era amministrato
da una deputazione eletta del decurionato, dietro l’approvazione
dell’Intendente. Sotto le dipendenze della deputazione era un custode,
debitamente stipendiato, che aveva il compito della custodia e conservazione
del teatro, nonché di tutti gli oggetti e del vestiario in esso contenuti e
inoltre responsabile di eventuali danni e deterioramenti derivanti dalla
mancanza di sorveglianza, assistenza o custodia. Ma vediamo alcuni punti
contenuti nel regolamento deliberato il 19 agosto 1832 dal consiglio comunale:
Il Teatro sarà amministrato da una Deputazione
eletto dal Decurionato, ed approvato dal Sig. Intendente della Provincia; e
sarà servito da un Custode stipendiato dal Comune, e dipendente immediatamente
dalla Deputazione.
Il Custode del Teatro è incaricato della conservazione e custodia del
Teatro istesso del macchinismo, degli oggetti di vestiario, e di tutti gli
arredi inservienti all’opificio; e rimanere strettamente responsabile di tutti
i danni, e deteriorazioni derivanti da mancanza di sorveglianza di assistenza,
e di custodia.
Nelle serate di beneficio, e nelle accademie espressamente vietato il piattino alla porta,
o in giro, egualmente che l’alterazione de’ prezzi de’ palchi, e delle sedie.
Il palco di mezzo del 2° ordine è riserbato al Sig. Sottintendente,
quello di prima fila n. 10 alla Polizia gratuitamente, ed una sedia anche
gratuitamente alla prima fila n. 6 per la Deputazione , di cui un
individuo per turno dovrà immancabilmente intervenire alla rappresentazione.
Nella compagnia di musica gli spartiti saranno scelti dal Sig.
Sottintendente di accordo colla Deputazione; e nella prosa gl’Impresarj
dovranno consegnare i libretti di tutte le commedie che tengono, onde la Deputazione possa
scegliere le migliori che andranno in iscena… I dilettanti avranno il dritto
alla scelta delle opere esclusivamente.
Per decenni calcarono le
scene del teatro vastese varie compagnie drammaturgiche e operistiche
nazionali, che allietarono le serate mondane. La prima compagnia filodrammatica
stabile vastese venne costituita nel 1848.
Con l'Unità d'Italia, il
teatro assunse l'attuale denominazione in onore del poeta esule vastese
Gabriele Rossetti. Negli anni a seguire, vennero realizzati altri lavori, in
particolare per quanto riguarda l'illuminazione e la sicurezza, così come segnalato
in un trafiletto pubblicato sul settimanale Istonio
del 1888: "L'illuminazione sul
palcoscenico sarà fatta con lumi ad olio, mentre poi si userà il petrolio per
la illuminazione generale del teatro. Una pompa da incendio, che forse sarà
messa in comunicazione con la cisterna da acqua dell'attiguo carcere, potrà
servire per ogni eventualità".
Domenica 26 agosto 1888 il
Teatro Rossetti riaprì i battenti con il dramma Il Padrone delle Ferriere, dello scrittore francese Georges Ohnet,
messo inscena dalla compagnia teatrale Almirante, diretta dall'artista Arturo
Garzes. Il giorno successivo venne rappresentato Dora, commedia di VictorienSardou, e nei giorni a seguire Facciamo divorzio, Causa ed effetti, Dall'ombra
al sole, Guerra in tempo di pace,
Fedora ed infine, Fernanda. Particolarmente riuscita la
seconda rappresentazione, la Dora,
come testimoniato dal cronista dell'Istonio
sul numero pubblicato il 3 settembre: "Il
Garzes, il Quintavalle, la Sig.ra Almirante, il Campagna, la Sig.ra Garzes
furono insuperabili, e la bellissima commedia di Sardou ebbe quel successo di
entusiasmo che gli assicurano sempre le sue scene meravigliose quando vengono
interpretate con tanta finezza, tanto studio e tanta eleganza".
Le commedie proseguirono
anche la settimana successiva con l'Andreina,
Goldoni e le sue sedici Commedie nuove
e Morte Civile. Tutti drammi che, a
detta del cronista dell'Istonio,
"han fatto il loro tempo, e che
straziano l'anima e l'orecchio degli uditori co' così detti pistolotti di
occasione, che, viceversa, non sono più di occasione. Il dramma fu
rappresentato tanto bene, benissimo anzi, ma oggi, il Garzes lo sa, anche il
pubblico di provincia è educato in tutt'altra maniera, ed à le sue brave
esigenze…".
Le rappresentazioni si
susseguirono anche nelle settimane successive, per un calendario autunnale
decisamente ricco e variegato. L'ultima rappresentazione della Compagnia
Almirante, agli inizi di ottobre, fu Il
Corsaro, salutato con nostalgia dal cronista dell'Istonio: "E così a
stagione teatrale finita la nostra città rientra nella monotonia abituale come
qualunque altro paese di provincia".
La stessa compagnia tornò a
calcare le scene del Rossetti nello stesso mese di ottobre, con altre sei
rappresentazioni: da Il Conte di Monte
Cristo di Dumas a Pamela nubile
del Goldoni.
Dopo
un periodo di inattività, agli inizi del '900, vennero compiuti importanti
lavori. Questa è la
descrizione che fece l’ing. Filippo Laccetti nel 1905, prima dei grandi lavori di restauro conclusi nel
settembre 1909: "Ha tre ordini di
palchi spartiti da pilastri corinti o a palma di accurato disegno e di buon
effetto architettonico, mentre i parapetti decorati da cigni abbeveratisi in
fontane, o da lire e da arpe, o da festoni e ghirlande appropriatissime,
pallidamente rilucono sotto la doratura quasi secolare". Mentre dalle
colonne dell’Istonio, del 21
settembre 1909, possiamo apprendere preziose informazioni sui lavori appena
ultimati, che hanno restituito il teatro in tutto il suo splendore:"…dove prima
il soffitto era cadente, oggi si ha un magnifico plafond egregiamente dipinto
dal cav. Federico Ballester di Roma, rappresentante le Ore deliziate dalle Muse
– una indovinata allegoria, in cui spiccano stupendamente le figure, molto bene
disposte e disegnate dalla concezione e dal tocco dell’artista. Le tre file di
palchi hanno tre diverse decorazioni, che, mantenendosi nell’unità dello stile,
vanno gradatamente alleggerendosi dal primo al terz’ordine. Esse sono in stucco
forte con doratura ad oro di 23 carati, fornito dalla Ditta Giusto Manetti di
Firenze, mentre le vecchie decorazioni avevano una falsa doratura a mecca. I
nuovi stucchi spiccano simpaticamente sopra un fondo verde delicatissimo, e formano
un complesso armonico di squisito effetto, in stile classico fra la Rinascenza
e il Cinquecento. Essi sono opera pregevole di Luigi e Pompilio Cervelli, che
si sono ispirati ai migliori modelli di ornati. L’interno dei palchi è
tappezzato di un parato imitazione damasco, di una tinta molto bene scelta ed
intonata all’insieme della sala, con riquadrature dorate. La tappezzeria dei
davanzali dei palchi e dei panneggi in velluto rosso è stata eseguita dal
tappezziere Mario Palagi di Roma, che ha pure curata la decorazione in
droghetto delle porte che conducono alla platea. La sala, splendidamente illuminata a luce elettrica", si legge
ancora sull’Istonio, "presentava un aspetto gaio ed elegantissimo,
veramente degno della circostanza o d’una serata di gala, sia per le toilettes
delle signore, che spiccavano vivacemente nel fondo rosso dei palchi, sia per
la ricchezza delle decorazioni".
In occasione
della riapertura del teatro, la sera del 18 settembre, venne rappresentatala Geisha, operetta in due atti di Sidney
Jones, messa in scena dalla compagnia di Alfredo Fabrini. Particolarmente
apprezzate furono le esibizioni di Zelinda Fabrini, nei panni di Miss Molly, la
soprano Maria Robert in quelli di Mimosa, e ancora Augusta Tassi, Vittoria
Beccarini (Capitan Katana) e Alfredo Fabrini, caratterista perfetto nei panni
del Corsi.
Il Teatro Rossetti divenne
sempre più il simbolo culturale della nostra città, dove oltre ad accogliere
prestigiose compagnie di prosa e operetta, dava ampio risalto alle tante
iniziative locali con le rappresentazioni delle commedie di Luigi Anelli, Vincenzo
Martone, Florindo Ritucci-Chinni ed Espedito Ferrara, come la famosa operetta Core mè, musicata dal M° Aniello Polsi,
ed ancora le tante feste di beneficienza, i veglioni di carnevale, gli incontri
storici, culturali ed anche politici.
Dopo il primo conflitto
mondiale, la gestione del teatro venne affidata ad impresari privati come
Gaetano Martone e suo figlio Michele Martone. Mentre furono Nicola Bonacci e Gaetano
Del Borrello a portare il cinema all'interno del teatro.
Durante il secondo conflitto,
il Rossetti venne trasformato in magazzino. "Oggi questo teatro, che rimane sempre presente nel cuore di tutti i
vastesi", scriveva nel 1949 Giovanni Peluzzo sull'Histonium, "dopo le
ferite profonde e deturpatrici della guerra, è ridotto in uno stato di
deplorevole abbandono. È vero che ci sono opere più importanti e di più
impellente necessità da portare a termie; ma ciò non toglie che fa male al
nostro cuore di vastesi vedere che nessuna iniziativa seria si è presa finora
per apportare i restauri necessari alla conservazione di questo nostro
monumento".
Seguirono vari tentativi per
rendere nuovamente agibile il teatro, tra questi anche la costituzione di un comitato
cittadino, ma la mancanza di attenzione da parte dei politici locali e
l'assenza di adeguati e sostanziosi finanziamenti da parte delle competenze
statali, ne protrassero l'agonia.
Dopo anni di abbandono,
finalmente cominciò a muoversi qualcosa nel 1973. Con delibera del 5 marzo 1973
la Giunta Municipale deliberò di affidare l'incarico all'Ing. Pierluigi
Inverardi, per la compilazione del progetto esecutivo per la sistemazione e
ristrutturazione del Teatro, approvando una spesa di 200 milioni di lire, che
sarebbe dovuta essere a totale carico della Cassa per il Mezzogiorno. "La inclusione negli interventi della Cassa",
si leggeva sul Notiziario del Comune del
giugno del 1975, "veniva anche
raccomandata dalla Giunta Regionale d'Abruzzo in data 29 marzo 1973. L'iter
burocratico, però, registrava ritardi di vario ordine e dipendenti dalla
impossibilità della Cassa di attuare finanziamenti nel settore". Ed
ancora: "L'impegno del Comune ora è
entrato nella fase cruciale affinché la Cassa intervenga con immediati
interventi a carattere prioritario, inserendo questa realizzazione che
costituisce per Vasto un motivo di prestigio e di distinzione per inverdire le
nobili tradizioni di folclore e cultura. Le premesse favorevoli hanno, infatti,
animato il Comune a premere l'acceleratore per la realizzazione di questa
annosa questione e si ha la certezza ormai che tra qualche tempo l'aspirazione
dei vastesi possa essere appagata. Gli splendori di un'epoca di cui oggi si
hanno echi fantastici rivivranno nella memoria dei nostri padri, ma avranno
anche una ripercussione perché si possa affermare che le nobili istituzioni
della città hanno trovato ancora gli artefici della loro conservazione".
La sera del 6 dicembre 1987,
finalmente il Teatro Rossetti riaprì i battenti con una straordinaria serata
allietata dal flautista di fama mondiale Severino Gazzelloni, accompagnato al
pianoforte dal M° Leonardo Leonardi. Il repertorio proposto al numeroso
pubblico presente (esclusivamente su invito, non senza polemiche), spaziò da
Mozart a Donizetti, da Beethoven a Schubert, per concludersi con le musiche da
film del M° Nino Rota, quali La strada,
La dolce vita e 8½.
Al termine del concerto, gli
artisti vennero omaggiati con una medaglia realizzata dal compianto Salvatore
Iammarino.
Per l'occasione, all'ingresso
del teatro venne collocato un marmo con la seguente epigrafe:
INAUGURATO IL 30 MAGGIO 1819
COL NOME DI REAL TEATRO BORBONICO
INTITOLATO DOPO L’UNIFICAZIONE NAZIONALE
AL POETA ESULE PATRIOTA
GABRIELE ROSSETTI
QUESTO TEATRO
RICOSTRUITO NEL 1908
RESTAURATO NEL 1987
EDUCO’ GENERAZIONI DI VASTESI
AL CULTO DLLE ARTI
DI EUTERPE MELPOMENE TERSICORE TALIA
VASTO, 6 DICEMBRE 1987
Dieci
anni dopo, il 2 marzo del 1997, il Presidente del Senato, Franco Marini,
inaugurò ancora una volta il Teatro Rossetti, dopo importanti lavori
riguardanti la messa a norma dell'intero stabile, la sistemazione del piano
interrato, l'installazione di un moderno e funzionale impianto di aria
condizionata anche per i palchetti ed i singoli camerini, oltre al rifacimento
del tetto e della facciata esterna, il tutto per un investimento di 355mila
euro.
Ancora
oggi il Teatro Rossetti, sotto la direzione artistica del M° Raffaele
Bellafronte, propone una stagione concertistica e di prosa di alto livello,
continuando a rappresentare un luogo di cultura e una straordinaria risorsa per
la nostra città.
E chiudiamo con alcune
terzine scritte da Antonio Rossetti "Per
l'apertura del nobil novello real Teatro Borbonico in Vasto nel dì 4 ottobre
1829 giorno onomastico del sempre Augusto Monarca Francesco I",
riprese dal testo manoscritto conservato nell'Archivio Storico G.Rossetti:
Che veggio mai?... Pudente il magno Cigno
Svolazzando dal ciel sciende alle sponde
Del mare ove s'imbocca il fiume Trigno.
Sua cetra orpeggia: guata le gioconde
Mura d'Istonio: o Vasto, salve, ei dice,
Cantando, e l'eco salve ancor risponde.
Salve, ei prosegue, o Patria mia felice
Del Febro un dì Città municipale
Di rari illustri genii produttrice.
Quindi di nuovo ispiega in aria l'ale
E giunge in Vasto e ratto entra al novello
Borbonico Teatro, e su vi sale.
De' Fabri ammira in quel Teatro bello
L'arte, e dell'Architetto il culto ingegno
E del Pittore il celebre pennello.
Poi canta: oh che gentil teatro degno!
Pari l'ebbero un dì Roma, ed Atene,
Evviva quei che ne mostrano ingegno. […]
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