Si è svolta oggi la cerimonia per i caditi di Nassirya: Eco il saluto della Città portato dal Sindaco Menna:
XIV Anniversario dell’Attentato di NāṣiriyaAutorità militari e civili, Cari Militari in congedo, Carissimo Don Domenico, Cari Concittadini, Cari ragazzi, mi sia consentito rivolgere un affettuoso saluto a ciascuno di voi.
Il nostro ritrovarci insieme, in questa solenne cerimonia, non vuole essere, semplicemente, un nuovo, comunque sempre doveroso, appuntamento con la memoria, con la nostra memoria collettiva.
Penso che, ancor di più, costituisca, per noi tutti un’occasione di riflessione sul servizio alla pace che le nostra Forze Amate assolvono e su come, questa “missione civile” si realizzi anche attraverso una radicata presenza ed un rinnovato ruolo nel mondo.
Vorrei partire proprio da quanto accadde quel tragico 12 novembre 2003, quando un attentato terroristico colpì la base italiana dei Carabinieri a Nāṣiriya, città del sud dell’Iraq, dove i nostri militari partecipavano alla missione di pace denominata “Antica Babilonia”.
Una nazione intera, guidata dall’allora Presidente Ciampi, si strinse al dolore delle famiglie delle vittime.
Quel brutale atto di sangue ci trascinò, per la prima volta direttamente, in quello che sarebbe stato il primo conflitto in armi del nuovo millennio, dell’era della comunicazione interattiva permanente, in cui un inedito integralismo religioso – soprattutto a seguito dei fatti dell’11 dicembre 2001 – pesava come una forza misteriosa ed irreversibilmente pericolosa.
Tutta la storia che, da lì, ci conduce ad oggi è intessuta di timori ed incertezze; di paure che, spesso, ci invitano a credere che sia meglio pensare a noi stessi, a salvaguardare la nostra stabilità, piuttosto che compromettersi per gli altri, lavorare insieme per costruire il bene di tanti.
Ed è proprio questa “sottomissione alla paura” che il terrorismo vuole imporci per allontanarci gli uni dagli altri: perché divisi siamo fragili e, quindi, meno disposti a vivere pienamente, a ricercare la felicità – che è il primo, vero, diritto inalienabile per ogni essere umano.
I nostri valori sono la nostra identità e fondano del nostro esistere nel mondo.
Dobbiamo essere, perciò, onorati di difenderli – ciascuno nella propria quotidianità, con le molteplici attitudini e professionalità – sperimentando efficacemente cosa voglia dire “servire” nell’attualità del nostro tempo.
I nostri caduti nelle missioni di pace sono intramontabile testimonianza di quanto sia rischioso il cammino della pace: come richieda integrità morale e spirito di sacrificio.
Un ultimo pensiero intendo rivolgere soprattutto ai giovani qui presenti.
Attualmente l’Italia partecipa a 29 missioni di pace internazionali che riguardano complessivamente 20 Paesi nell’ambito dell’ONU, della NATO e dell’Unione Europea, per un totale di 6780 militari impegnati.
Uomini e donne che, incarnando il più alto senso dello Stato e dei nostri valori repubblicani, servono l’intera società umana universale, “esportando” una democrazia compiuta che ha testimoniato di saper vincere divisioni, violenze e sistemi malavitosi, prime tra tutti le mafie.
Siate fieri, cari giovani, di essere cittadini italiani e cittadini nel mondo!
Abbiamo sempre in mente il messaggio che un grande italiano, l’indimenticato Presidente Pertini, rivolse al Paese nel 1978…è un augurio per ciascuno di voi!
“Io sono orgoglioso di essere cittadino italiano, ma mi sento anche cittadino del mondo: sicché quando un uomo in un angolo della terra lotta per la sua libertà ed è perseguitato perché vuole restare un uomo libero, io sono al suo fianco con tutta la mia solidarietà di cittadino del mondo”.
Onore a chi ha servito la patria fino al sacrificio di se stesso!
Onore ai caduti di Nāṣiriya!
Viva l’Arma dei Carabinieri!
Viva l’Italia!
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