VASTA ECO DELL’INCONTRO ECUMENICO CON LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MONS. BRUNO FORTE SUL GIOVANE LUTERO
di Luigi Medea
“Questo è un momento celebrativo della nostra Arcidiocesi di Chieti-Vasto per ricordare i 500 anni dall’inizio della Riforma”, con queste parole Mons. Bruno Forte ha introdotto, Lunedì 30 ottobre 2017, l’incontro organizzato presso il Teatro Rossetti per la presentazione del suo libro “Il giovane Lutero e la grazia della giustificazione”, pubblicato dalla Morcelliana, nella collana “Il Pellicano Rosso-nuova serie”. Ed ha continuato: “Siamo qui in questo spirito ecumenico per riscoprire il giovane Lutero nei cui scritti si trovano punti di unità con la dottrina cattolica”. Padre Bruno ha invitato, quindi, i presenti, che gremivano il Teatro (molti sono rimasti in piedi) ad iniziare pregando attraverso due testi dello stesso Lutero, che rivelano la profondità del monaco agostiniano.
Il dibattito è stato moderato da don Nicolino Santilli, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, il quale ha voluto ricordare lo storico viaggio di Papa Francesco in Svezia il 31 0ttobre 2016 e il suo invito a superare le controversie e i malintesi ed a purificare il nostro passato.
Ha preso innanzitutto la parola Mons. Claudio Palumbo, neo Vescovo di Trivento e storico della Chiesa, che ha illustrato il contesto storico in cui è nata la Riforma, richiamando soprattutto il peso della politica di allora, con le tendenze anarcoidi dei principi e il forte influsso dei particolarismi, la situazione precaria dei contadini, privati di ogni diritto, l’ambiente intellettuale attraversato da variegate posizioni filosofiche, la carenza di vita spirituale dell’alto clero (solo con alcune eccezioni), la presenza dell’umanesimo tedesco, critico della teologia scolastica, il problema delle indulgenze. In questo clima di incertezza, ha concluso Mons. Palumbo, Lutero sente la disperata ricerca della salvezza. A lui bisogna guardare con ansia ecumenica.
E’ seguito l’intervento del Pastore valdese dott. Luca Anziani che ha individuato alcuni importanti temi della Riforma: in particolare la questione su Dio e il problema della salvezza. Lutero, ha osservato Anziani, scopre un Dio nuovo nel volto di Cristo (“Non sono più io che mi pongo dinanzi a Dio, ma è Lui che si pone dinanzi a me”). Di qui il paradosso: Lutero è salvo, perché sa di essere peccatore. La salvezza appartiene a Dio. L’azione dell’uomo consiste nella vera contrizione e nella carità, che aprono ad accogliere il dono liberante della grazia.
Ha concluso l’incontro l’Arcivescovo Mons. Forte, che ha ricordato alcuni “31 ottobre” della sua vita di teologo e di conferenziere, per richiamare infine tre temi convergenti: il primato di Dio; la dignità dell’uomo; l’incontro tra Dio e l’uomo che è la grazia.
Il momento celebrativo è stato un forte stimolo per i presenti ad approfondire, attraverso la lettura personale del libro di Mons. Forte, il tema della giustificazione, che fu la questione decisiva del giovane Lutero e oggetto precipuo della sua esegesi biblica.
Io ho trovato il volumetto incisivo nei contenuti e scritto in uno stile divulgativo e coinvolgente. Nella Introduzione il Vescovo teologo, dopo aver fatto un richiamo all’incontro del 31 ottobre 1999, quando i rappresentanti ufficiale della Chiesa Cattolica e della Federazione Luterana Mondiale sottoscrissero la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, con la quale fu dato un decisivo e inedito apporto al cammino verso l’unità dei cristiani, sottolinea che “risulta di non poco interesse come quella della concezione della giustificazione, su cui oggi cattolici e luterani affermano di convenire, era in realtà quella professata ed esposta con ricchezza di fondamento biblico dal giovane Martin Lutero”.
Padre Bruno svolge, quindi, la ricostruzione del particolare aspetto della dottrina luterana in quattro capitoli (La domanda della salvezza; I “Dictata super Psalterium; Il commento alla “Lettera ai Romani”; Dagli “Initia Lutheri” agli “Initia Reformationis”) cercando contemporaneamente di far luce sul “senso della Riforma nel suo differire dalla teologia cattolica”.
Prezioso risulta soprattutto l’impegno di Mons. Forte nel ricondurre il pensiero delle 95 Tesi, inviate da Lutero il 31 ottobre 1517 all’Arcivescovo Aberto, a quattro tematiche essenziali: l’ermeneutica (“Lutero oppone la sua teologia della rivelazione, tutta costruita sulla Scrittura, alla teologica della tarda-scolastica”), l’antropologia (“Essa tende a far risplendere il primato divino e la vita nuova dell’uomo giustificato per grazia”), la teologia (“E’ quella del positivo di Dio nel contrapposto rapportarsi al negativo dell’uomo”) e la cristologia (“E’ Gesù Cristo il luogo in cui il negativo dell’uomo e il positivo di Dio si incontrano, perché l’uno passi nell’altro, perché l’uomo viva nella vita piena di Dio e Dio si faccia presente nell’umiltà della condizione umana”).
Da queste quattro tematiche, conclude Padre Bruno, emerge dunque come il motivo dominante della “Disputatio” di Heidelberg sia il progetto puro del cristianesimo, il “soli Deo gloria”. Nessuna delle tesi rompe con la grande tradizione della fede cattolica. Per cui “alle origini della Riforma, prima che la polemica e le manipolazioni strumentali esasperassero i temi e conducessero a rotture gravi e dolorose, c’è la linfa viva della fede cattolica”. Una unità dell’origine che diventa stimolo e garanzia di un’unità da compiere ancora.
LUIGI MEDEA
“Questo è un momento celebrativo della nostra Arcidiocesi di Chieti-Vasto per ricordare i 500 anni dall’inizio della Riforma”, con queste parole Mons. Bruno Forte ha introdotto, Lunedì 30 ottobre 2017, l’incontro organizzato presso il Teatro Rossetti per la presentazione del suo libro “Il giovane Lutero e la grazia della giustificazione”, pubblicato dalla Morcelliana, nella collana “Il Pellicano Rosso-nuova serie”. Ed ha continuato: “Siamo qui in questo spirito ecumenico per riscoprire il giovane Lutero nei cui scritti si trovano punti di unità con la dottrina cattolica”. Padre Bruno ha invitato, quindi, i presenti, che gremivano il Teatro (molti sono rimasti in piedi) ad iniziare pregando attraverso due testi dello stesso Lutero, che rivelano la profondità del monaco agostiniano.
Il dibattito è stato moderato da don Nicolino Santilli, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Ecumenismo e il Dialogo, il quale ha voluto ricordare lo storico viaggio di Papa Francesco in Svezia il 31 0ttobre 2016 e il suo invito a superare le controversie e i malintesi ed a purificare il nostro passato.
Ha preso innanzitutto la parola Mons. Claudio Palumbo, neo Vescovo di Trivento e storico della Chiesa, che ha illustrato il contesto storico in cui è nata la Riforma, richiamando soprattutto il peso della politica di allora, con le tendenze anarcoidi dei principi e il forte influsso dei particolarismi, la situazione precaria dei contadini, privati di ogni diritto, l’ambiente intellettuale attraversato da variegate posizioni filosofiche, la carenza di vita spirituale dell’alto clero (solo con alcune eccezioni), la presenza dell’umanesimo tedesco, critico della teologia scolastica, il problema delle indulgenze. In questo clima di incertezza, ha concluso Mons. Palumbo, Lutero sente la disperata ricerca della salvezza. A lui bisogna guardare con ansia ecumenica.
E’ seguito l’intervento del Pastore valdese dott. Luca Anziani che ha individuato alcuni importanti temi della Riforma: in particolare la questione su Dio e il problema della salvezza. Lutero, ha osservato Anziani, scopre un Dio nuovo nel volto di Cristo (“Non sono più io che mi pongo dinanzi a Dio, ma è Lui che si pone dinanzi a me”). Di qui il paradosso: Lutero è salvo, perché sa di essere peccatore. La salvezza appartiene a Dio. L’azione dell’uomo consiste nella vera contrizione e nella carità, che aprono ad accogliere il dono liberante della grazia.
Ha concluso l’incontro l’Arcivescovo Mons. Forte, che ha ricordato alcuni “31 ottobre” della sua vita di teologo e di conferenziere, per richiamare infine tre temi convergenti: il primato di Dio; la dignità dell’uomo; l’incontro tra Dio e l’uomo che è la grazia.
Il momento celebrativo è stato un forte stimolo per i presenti ad approfondire, attraverso la lettura personale del libro di Mons. Forte, il tema della giustificazione, che fu la questione decisiva del giovane Lutero e oggetto precipuo della sua esegesi biblica.
Io ho trovato il volumetto incisivo nei contenuti e scritto in uno stile divulgativo e coinvolgente. Nella Introduzione il Vescovo teologo, dopo aver fatto un richiamo all’incontro del 31 ottobre 1999, quando i rappresentanti ufficiale della Chiesa Cattolica e della Federazione Luterana Mondiale sottoscrissero la “Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione”, con la quale fu dato un decisivo e inedito apporto al cammino verso l’unità dei cristiani, sottolinea che “risulta di non poco interesse come quella della concezione della giustificazione, su cui oggi cattolici e luterani affermano di convenire, era in realtà quella professata ed esposta con ricchezza di fondamento biblico dal giovane Martin Lutero”.
Padre Bruno svolge, quindi, la ricostruzione del particolare aspetto della dottrina luterana in quattro capitoli (La domanda della salvezza; I “Dictata super Psalterium; Il commento alla “Lettera ai Romani”; Dagli “Initia Lutheri” agli “Initia Reformationis”) cercando contemporaneamente di far luce sul “senso della Riforma nel suo differire dalla teologia cattolica”.
Prezioso risulta soprattutto l’impegno di Mons. Forte nel ricondurre il pensiero delle 95 Tesi, inviate da Lutero il 31 ottobre 1517 all’Arcivescovo Aberto, a quattro tematiche essenziali: l’ermeneutica (“Lutero oppone la sua teologia della rivelazione, tutta costruita sulla Scrittura, alla teologica della tarda-scolastica”), l’antropologia (“Essa tende a far risplendere il primato divino e la vita nuova dell’uomo giustificato per grazia”), la teologia (“E’ quella del positivo di Dio nel contrapposto rapportarsi al negativo dell’uomo”) e la cristologia (“E’ Gesù Cristo il luogo in cui il negativo dell’uomo e il positivo di Dio si incontrano, perché l’uno passi nell’altro, perché l’uomo viva nella vita piena di Dio e Dio si faccia presente nell’umiltà della condizione umana”).
Da queste quattro tematiche, conclude Padre Bruno, emerge dunque come il motivo dominante della “Disputatio” di Heidelberg sia il progetto puro del cristianesimo, il “soli Deo gloria”. Nessuna delle tesi rompe con la grande tradizione della fede cattolica. Per cui “alle origini della Riforma, prima che la polemica e le manipolazioni strumentali esasperassero i temi e conducessero a rotture gravi e dolorose, c’è la linfa viva della fede cattolica”. Una unità dell’origine che diventa stimolo e garanzia di un’unità da compiere ancora.
LUIGI MEDEA
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