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Temistocle D'Ettorre |
Sempre a disposizione dei pazienti. Quando è stata restaurata la sua casa (attuale Galleria De Parma), gli operai trovarono uno strano tubo infisso al muro che andava da una stanza della casa fino all'attuale edicola dei giornali. Si trattava di un "citofono" ante litteram! Si poteva chiamare il medico di giorno e di notte.
di GIUSEPPE CATANIA
La città del
Vasto ha dato i natali a illustri personaggi che, in ogni tempo, hanno
magnificato la stirpe gloriosa
della gente istoniese la cui civiltà si perde
nella memoria. Molti di essi hanno lasciato indelebile traccia negli annali,
illustrando, con la loro professionalità, con le loro opere, la storia di
Vasto, esaltandone il decoro civico. Ricorda Luigi Marchesani ("Storia di
Vasto", pag. 182), a proposito delle attività dei vastesi, nell'antichità:
"molti alle professioni scientifiche si danno, altri la carriera
giudiziaria seguono, ed altri di regi impieghi ricevono il carico...", per
sottolineare quanta civiltà Vasto si era conquistata nel campo della cultura,
della letteratura, dell'arte, della scienza.
Nell'"Apprezzo
della Città del Vasto" scritta in Napoli il 30 aprile 1742 da Biase De
Lellis, ingegnere regio (in Arch. di Napoli), è sottolineato che nel 1794 a
Vasto si contavano 30 dottori in legge civile e canonia, undici medici e
chirurghi, 7 notai.
Ed il Marchesani
ancora ricorda che "di 18 dottori in medicina e chirurgia, metà esercita
la professione in Vasto, metà in Napoli e altrove".
Una figura di
grande medico e scienziato, appassionato cultore di altre attività letterarie,
fu Temistocle d'Ettorre, nota personalità ricca di umanità e, soprattutto, di
quel tipico galantuomismo di cui si ha rara traccia.
Ne ricorda la
memoria il Dott. Giuseppe Pietrocola, appassionato storico ricercatore, con la
nota che qui di seguito riportiamo.
"Nel
febbraio 1998 si è compiuto il 50 anniversario della morte del medico umanista
vastese, dr. Temistocle d'Ettorre. Aveva sposato la N.D. Giuditta De
Benedectis, cugina di mia madre e, pertanto, l'ho sempre chiamato
"zio" con ammirazione e rispetto, perché faceva parte di quella
esigua schiera di intellettuali vastesi che promuovevano le poche
manifestazioni scientifiche e culturali che si svolgevano a Vasto, ma,
soprattutto, contribuivano a tramandare la storia e la tradizione della città.
Zio Temistocle
era, certamente, uno dei medici più quotati del vastese ed aveva innato lo
spirito e l'interesse per la ricerca. Noi, addetti ai lavori, lo chiamavamo
"l'apostolo" dello iodio, perché aveva studiato a fondo le proprietà
del medicamento, trovandone nuove possibilità di impiego terapeutico.
Nel suo tempo la
polmonite era una delle malattie
più diffuse e, non essendo ancora stati inventati i sulfamidici, né tanto meno gli antibiotici
si curava in maniera sintomatica, registrando un gran numero di decessi. Una
delle complicazioni più frequenti era la pleurite che produceva notevoli
formazioni acquose alle spalle. La cura era lunga e difficile, comportando
interventi chirurgici. Molto spesso la malattia tendeva a cronicizzarsi, con
complicazioni tubercolotiche polmonari, considerate inguaribili. Zio Temistocle
aveva trovato un rimedio atto a far riassorbire i versamenti liquidi; usando
medicamenti iniettabili, di cui conservò a lungo il segreto. So per certo, che
intratteneva sull'argomento alcune corrispondenze con colleghi specialmente del
nord d'Italia, che confermavano la validità della cura. Solo molto più tardi
rivelò che il trattamento veniva effettuato usando lo "Zimema", farmaco
conosciuti come antiemorragico.
Ma il dott.
d'Ettorre coltivava anche altri interessi di natura culturale. Munito di buona
preparazione classica, amava dedicarsi alla poesia ed a me faceva spesso
leggere le sue liriche, - ispirate soprattutto agli affetti familiari - che ho
sempre considerate di ottimo livello.
Scrisse anche
poesie patriottiche in occasione della prima guerra mondiale 1915-18, ma
raggiunse i vertici dell'ispirazione nelle composizioni in memoria di suo
figlio Ernesto, giovanissimo allievo di uno dei Conservatori più prestigiosi
d'Italia, il "Rossini" di Pesaro, dove era considerato una sicura
promessa sia nel campo pianistico che in quello della composizione. Una
malattia inguaribile lo condusse alla morte in giovanissima età e Zio
Temistocle ne soffrì moltissimo, scrivendone commoventi liriche, alcune delle
quali provvide anche a musicare, lasciando una struggente testimonianza di
accorato rimpianto.
Fra i suoi
hobbies Zio Temistocle aveva quello della Musica. Suonava il pianoforte e si
dilettava anche in composizione. Aveva un grande grammofono con un'enorme
tromba, che allora costituiva una novità per Vasto, con la quale spesso faceva
ascoltare musiche classiche.
Era anche medico
delle ferrovie e, pertanto, aveva il "permanente" su tutta la rete
ferroviaria e, forse, anche per questo, intraprendeva lunghi viaggi con
destinazione i monumenti d'arte o le rappresentazioni di musica operistica.
Da ultimo, mi
piace ricordare che Zio Temistocle era un buon "medium" ed aveva una
passione spiccata per le pratiche spiritiche che, però, come ricordava l'officiante ai suoi
funerali svoltisi nella chiesa di San Francesco, servivano principalmente a
rinsaldarlo ai dettami della Chiesa Cattolica.
Temistocle
d'Ettorre fu, soprattutto, un medico benefattore.
Una nipote così
ne ricorda quale episodio di vita. "Era innamorato della professione che
lui definiva missione e, come tale, la viveva. Lo conferma anche la Signora
Dora Giangiacomo, sorella del dott. Pietrocola, rievocando un episodio che le è
rimasto impresso.
Don Temistocle
era stato, per un certo periodo, medico condotto, il medico dei poveri, come lo
chiamavano. Chiamato da una famiglia che abitava alla Loggia Amblingh, si trovò
in una specie di spelonca in totale miseria. Per questo quella famiglia non
aveva la tessera di povertà che dava diritto alla assistenza medica gratuita.
La spelonca, infatti, era di proprietà di quella famiglia. Il medico, dopo la
visita, rifiutò l'onorario e si precipitò in comune per perorare la causa
contro quella evidente ingiustizia.
La sua
sollecitudine per i malati era grande. Anche se non preferiva i piaceri della
buona tavola, per lui quel momento era sacro, gli piaceva mangiare e parlare,
ricordare e raccontare. Ma capitava spesso d'essere chiamato per una visita
mentre era a tavola.
La sua prima
reazione era di stizza, ma poi si alzava e andava.
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(ARCHIVIO VASTOCARD, IDA CANDELORO) |
Quando è stata
restaurata la casa dove abitava, dove ora è la Galleria De Parma, gli operai
trovarono uno strano tubo infisso al muro: andava da una stanza della casa fino
alla edicola dei giornali. Si trattava di un "citofono" ante
litteram. Iniziava dalla camera da letto e al termine, sulla strada, era munito
di sportellino di cui i clienti potevano chiamare il dottore a qualunque ora: a
quei tempi non c'era il telefono e nemmeno l'elettricità.
Anche la figlia
centenaria, ricorda che quando era piccina dormiva nella camera dei genitori,
spesso sentiva echeggiare la voce "Signor Dottore" che il tubo
rendeva simile a un muggito.
Personaggi, come
il medico d'Ettorre, che hanno segnato momenti "storici" per la città
del Vasto, con la loro attività, con l'impegno di dedizione verso l'umanità,
mettendo a servizio l'esperienza e la professionalità, ma su tutto la grande
personale disponibilità. Ed è per questo che meritano d'essere ricordati.
Per noi è motivo
di onore poter raccogliere questa testimonianza del dott.Temistocle d'Ettorre,
giacché riteniamo che la civiltà di un popolo si basa sul ricordo che ha delle
persone che ci hanno preceduto, ma che dicono sempre qualcosa di esaltante e di
esemplare per l'uomo del presente per essere additato al futuro.
Giuseppe Catania
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