Rientro dalla pesca,1902, particolare (archivio Beniamino Fiore) |
di GIUSEPPE CATANIA
Ancora oggi le testimonianze storiche, archeologiche, monumentali, artistiche, ricordano gli splendori dell'antichissima romana Histonium, municipio dei Romani, patria di numerosi illustri personaggi che hanno tracciato, nel corso dei secoli, con le loro opere, un profondo solco di civiltà.
Questa terra, per posizione strategica, per dovizia di ricchezze, di magnifiche opere monumentali, fu teatro di ricorrenti sciagure per eventi naturali o perché provocati dalla
mano dell'uomo.
Venne, infatti, travolta dalle frequenti irruzioni di popoli barbari, dopo la caduta dell'Impero Romano, quando rifulgeva di massimo splendore.
Le orde dei Goti, dei Longobardi, dei Saraceni, degli Ungari, dei Turchi, si accanirono ripetutamente contro le popolazioni che vi abitavano, fino a ridurla al rango di un «castello».
Tale, peraltro, è annoverato nel diploma dell'Imperatore Enrico III del 1.3.1047 con la dicitura «Castellum Aymonis».
Nell'864 furono i Saraceni, che avevano conquistato il porto di Bari, a devastare Histonium, insieme alle altre città costiere da Otranto ad Ancona.
Poi gli Ungari, nel maggio 937 la distrussero col fuoco, cancellando ogni traccia della civiltà romana, riducendola a «terra del Comitato Teatino».
Sommovimenti tellurici e scoscendimenti di terreno ne sconvolsero anche la morfologia, trascinando a valle, nei secoli, una buona parte dell'abitato, percorso da tre strade e comprendenti i quartieri dei Marmorari e degli Orefici.
Questa terra, dunque, fu tradizionalmente tormentata dalla frana nel corso dei secoli fino al 1816 che ne accentuò ulteriormente la già mutata orografia e, nel 1956 determinò l'attuale ampio avvallamento compreso tra la chiesa di S. Antonio e la balconata di piazza Del Popolo, travolgendo una parte del borgo e provocando la distruzione della chiesa di S. Pietro Apostolo.
Nel 1191 Arrigo VI, figlio di Federico I Barbarossa, pretendente al trono del regno di Puglia, si diresse in Abruzzo per guerreggiare con le truppe del re Tancredi che aveva occupato Termoli.
Vasto venne devastata dal passaggio dèlle truppe germaniche.
Egualmente nel 1194 i Crociati e le truppe di Arrigo VI vi sostarono, in attesa di imbarcarsi per la Terra Santa, e, come narra la Cronaca dell'Abbazia di San Giovanni in Venere, redatto dal Monaco Rolando, Vasto venne ancora saccheggiata.
Fu sotto il governo dei Normanni, dopo che già le truppe inviate da Carlo Magno per sedare la rivolta di Grimoaldo, duca di Benevento, l'avevano devastata, che la città risorse e venne composta in due distinte amministrazioni, come Terra di Guasto Aymone e Castello di Guasto Gisone, separate da una valle, corrispondente all'attuale piazza Lucio Valerio Pudente e Corso De Parna, ove era la Corsea degli Scarpari.
Nel settembre 1240 Vasto venne assediata e saccheggiata dalle truppe imbarcate sulla flotta Veneziana che veleggiava nell’Adriatico.
Nel 1352 i capitani dell'esercito Ungaro Fra Moriale di Provenza Cavaliere Gerosolimitano e Corrado Lupo, durante le loro scorrerie taglieggiarono Vasto e molti suoi abitanti furono barbaramente trucidati.
Nel 1356 il Conte Lando di Romagna venne inviato da Luigi Duca di Durazzo e Paladino Conte di Minervino per muovere guerra contro Ludovico di Taranto, re di Napoli, e non potendo espugnare con la forza delle armi i due castelli di Vasto, se ne impadronirono con l’inganno, mettendoli a ferro e fuoco.
Ricostruite le due parti urbane, nel 1385 il Sindaco Buzio di Alvappario ottenne da Carlo III di Durazzo, dietro pagamento di 600 fiorini d'oro, l'incorporazione a Guasto di Aymone del castello di Gisone.
Nel 1422 il capitano di ventura Giacomo Caldo ra si impadronì del Vasto che rimase costantemente tormentato dalle vicende militari fra i Caldora, i Guevara e i D'Avalos.
Il 3 dicembre 1546 Vasto di Aymone venne sconvolto da un violento terremoto in cui perirono 300 persone.
Il 1° agosto 1566 la flotta navale turca, guidata da Pialy Pascià, assalì Vasto, la incendiò, la saccheggiò e prese numerosi prigionieri condotti schiavi, arrecando un danno di 3 mila ducati.
Il terrore di questa scorreria fu tale che la popolazione scampata al saccheggio ed alla morte, restò nascosta fra i boschi circostanti, fino al 12 gennaio 1567.
Durante la notte del 14 giugno 1590 il bandito Marco Sciarra, con seicento uomini armati, penetrò attraverso la difesa di Santo Spirito e saccheggiò la città.
Nel febbraio 1799 e per circa un mese, Vasto fu sconvolta dagli echi rivoluzionari di Francia, subendo uccisioni, saccheggi, violenze alle famiglie ad opera dei rivoltosi e anche delle truppe Francesi intervenute per ristabilire l'ordine repubblicano.
Il 20 Maggio 1799 ben 4 mila armati, guidati del generale Giuseppe Pronio, assediarono Vasto che fu costretta a capitolare ottenendo il risparmio dal saccheggio dietro pagamento di 8400 ducati.
Ma il 12 aprile 1814, duemila briganti armati di tutto punto, assediarono la città che oppose fiera resistenza con le truppe del Sottintendente Barone Giuseppe Nicola Durini. Altre inevitabili sciagure dovette subire Vasto nel corso di questi due ultimi secoli, con il bombardamento aero-navale durante l'ultima guerra, che provocò danni per fortuna non gravi, e con la devastazione della frana del 1956.
Però, lo spirito di rinascita e di sopravvivenza, indomiti stimoli della nobile tradizione della gente di Vasto della stirpe forte e gentile di Abruzzo, hanno sempre contribuito a superare le sventure e proiettarsi in una dimensione futura sempre più avvincente.
GIUSEPPE CATANIA
2 commenti:
Complimenti a Peppino per ricostruzione storica di Vasto.
bellissima ricostruzione, da non credersi
Posta un commento